Al Presidente del Consiglio dei Ministri  On.le Silvio Berlusconi
Al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti  On.le Altero Matteoli
Al Sottosegretario ai Trasporti On.le Roberto Castelli

p.c.
Regione Lazio
Provincia di Viterbo
Comune di Viterbo
ACI EUROPE  Airport Council International
ASSAEROPORTI

 


Signor Presidente, On. Li  Ministro e Sottosegretario,

Il processo di localizzazione del secondo futuro aeroporto del Lazio è apparso fin dall’inizio maggiormente influenzato da spinte localistiche ed interessi particolari che non dalla consapevole e ragionata necessità di risolvere problematiche ambientali e di crisi di capacità ricettiva  del sistema aeroportuale romano.
 Ci si è mossi – a nostro modo di vedere - in modo confuso e contraddittorio nel delineare la nuova infrastruttura con comunicati ed atti che da un lato facevano trapelare l’intendimento di realizzare un mega scalo nazionale da 10/20 milioni di passeggeri e dall’altro –  probabilmente poiché si era violata la normativa nazionale e comunitaria prevista per operare scelte di enorme impatto sovranazionale (vedi ricorso pendente presso il TAR del Lazio promosso da Demetra) – con controdichiarazioni rassicuranti relativamente alla presunta volontà di realizzare una struttura sottodimensionata.
Comunque al di là di superficiali valutazioni comparative – svolte da ENAC – sul piano prevalentemente operativo e di gestione ottimale dello spazio aereo tra capoluoghi regionali concorrenti a sud ed a nord della Capitale, nessuno  studio di fattibilità è stato svolto, in più di un anno, idoneo a legittimare e convalidare quella che è apparsa a tutti una mera scelta politica di sitizzazione.
Una scelta politica quindi non preceduta dalle indispensabili approfondite valutazioni tecniche di tipo economico, logistico ed ambientale dalle quali è impossibile prescindere – in armonia con la regolamentazione comunitaria e la legislazione nazionale – in particolare quando i tempi ed i modi di attuazione di opere pubbliche così complesse implicano investimenti da svariati miliardi di Euro, e talvolta lavori che si protraggono per decenni (vedi esempi di Malpensa e Monaco di Baviera), non sempre con i risultati sperati.
Nonostante ciò, per chiudere la partita politica i protagonisti nazionali,regionali e locali di questa iniziativa – a nostro avviso poco ragionata – enunciavano come imminente (addirittura a giorni) una conferenza dei servizi decisoria tra tutte le Amministrazioni/istituzioni interessate (avrebbe dovuto svolgersi nella settimana appena trascorsa sic???).
Il nostro centro studi il giorno 9 u.s. diffondeva una nota (all.1) con la quale faceva presente – a mero titolo di contributo d’idee – che non esistevano le condizioni minime per discutere e decidere di realizzare un’imponente e, per certi versi devastante, opera pubblica senza un progetto preliminare corredato di tutti gli elementi tecnico/economici ed i sondaggi/carotaggi necessari.
Il giorno successivo – 10 settembre – ENAC,  sicuramente per una casuale coincidenza temporale, si rendeva forse tardivamente conto della indispensabile  esigenza da noi rappresentata e, rinunziando apparentemente ad insistere sulla indizione ad oras della conferenza servizi, diffondeva un comunicato stampa (All.2) il cui contenuto nel suscitare stupore ed esposti (promossi da taluni ) alla Procura della Repubblica di Viterbo, si presta,  da parte nostra a talune riflessioni.
Dopo un anno di stravaganze procedimentali – anche se in modo anomalo – si assegna ad ADR, nell’ambito dell’avvio della concessione dell’Aeroporto di Viterbo, il delicato compito di svolgere uno studio di prefattibilità operativa, di redigere un rapporto ambientale preliminare (di cui la d.lgs 3/4/06 n.152) e di capacità ambientale, di compilare il Master Plan aeroportuale ed ancora di redigere il piano economico/finanziario e quello di adeguamento infrastrutturale dell’aeroporto.
Il nostro Centro non intende soffermarsi su ventilate ipotesi di conflitto di interessi tra il soggetto che deve svolgere delicate e complesse attività (incluse azioni di controllo mirate a salvaguardare gli interessi pubblici e la salute dei cittadini) propedeutiche  alla realizzazione di un’imponente opera pubblica ed il soggetto, nella fattispecie il medesimo, che è designato fin da ora a gestire ed a trarre profitti dall’opera di cui deve obiettivamente valutare la fattibilità realizzativa.
Tuttavia non si può fare a meno di osservare che quanto enunciato da ENAC debba essere considerato, proprio per il contenuto delle attività demandate ad ADR, non sotto il profilo di un intesa con ENAC per l’avvio della concessione dell’Aeroporto di Viterbo ma anche, come necessaria ed indispensabile attività propedeutica atta a verificare se la localizzazione è idonea sotto il profilo tecnico/ambientale ed economico/finanziario e quindi realizzabile.
Su questo aspetto la conclusione non può che essere quella che tutto quanto sinora fatto, detto e comunicato non ha alcuna valenza e si è inutilmente perso più di un anno per dibattere animosamente questioni delle quali non si aveva alcun dato tecnico/economico, né contezza ,quindi, su ventilate ipotesi di fattibilità.

In altre parole il comunicato ENAC lascia intendere che la verifica sulla delocalizzazione di Ciampino a Viterbo inizia ora.
Detto questo poi, a conferma di quanto appena asserito, occorre osservare che, a fondo del comunicato, ENAC  fa un esplicito richiamo al rispetto della procedura prevista dall’art.8 del Regolamento Comunitario n. 2408 /92  che al comma 5 recita testualmente “ Qualora uno Stato membro decida di istituire un nuovo sistema aeroportuale o di modificarne uno esistente, ne informa gli altri Stati membri e la Commissione. Dopo aver verificato che gli aeroporti sono raggruppati come aeroporti che servono la stessa città o lo stesso agglomerato urbano, la Commissione pubblica un allegato II riveduto nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee”.
Quindi, ancor prima che la “concessionaria”  ADR inizi a svolgere le attività a lei demandate da ENAC propedeutiche a verificare se – sotto i vari profili – sopra indicati, il sito di Viterbo si presta ad essere oggetto di delocalizzazione e quindi in tale direzione si debba procedere per modificare l’esistente sistema aeroportuale romano, occorre che i 27  Stati Membri dell’UE e la Commissione Europea ne siano informati e che la Commissione renda pubblica la decisione nella G.U. dell’Unione Europea.
Attendiamo di conoscere decisione e pubblicazione. Prima che ciò avvenga riteniamo qualsiasi attività svolta in funzione della modifica del sistema aeroportuale romano in violazione della richiamata norma comunitaria e della L. 240 del 24 /08/1992 che la recepisce integralmente. 

Così come attendiamo chiarimenti dal Presidente di ENAC Vito Riggio che il giorno successivo alla firma del protocollo con Adr sulla gestione dello scalo rilasciava la seguente dichiarazione alla stampa: "Lo scalo non si farà – spiega – se prima non sarà potenziato il collegamento ferroviario con la capitale. La città dei Papi non sarà una nuova Malpensa”. Che i collegamenti siano potenziati, se si vuol realizzare un nuovo scalo, lo prevede anche la normativa europea. “E se non si potenzia la ferrovia – continua Riggio – non ci sarà nessun aeroporto, almeno finchè sarò io il presidente Enac”.
Ma allora ci chiediamo, perché buttare soldi pubblici per progettazioni, studi di fattibilità costose verifiche tecniche, carotaggi idrogeologici etc, etc, etc, se prima non si riscontra con l’ENTE FS la possibilità di realizzare in tempi ragionevoli un collegamento ferroviario Viterbo-Roma?
Il Centro Studi rivolge questa domanda non solo ai destinatari della lettera aperta ma anche a quanti altri esercitano attenta vigilanza sulle spese della Pubblica Amministrazione.
Per concludere il nostro Centro Studi ribadisce l’esigenza e l’urgenza che il nostro Paese abbandoni per sempre la strada dell’improvvisazione originata talvolta solo da spinte ed interessi particolari ed avvii quanto prima una intelligente politica di sviluppo aeroportuale su base nazionale, in una visione strategica sistemica ed intermodale dei trasporti.

Il coordinatore del Centro Studi
 Dott. Bruno Barra

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