"La Simest ci conferma che siamo di fronte ad un caso di finto Made in Italy (o Italian sounding) che tutti condannano con l’aggravante che in questo caso, a differenza del parmesan e del provolone statunitense, è lo Stato italiano a produrlo all’estero e l’Italia a comperarselo". E’ quanto afferma la Coldiretti in riferimento alle dichiarazioni della Simest che conferma la partecipazione dello Stato Italiano nella società romena Lactitalia che, come tutti possono verificare sul sito www.lactitalia.ro , vende formaggi ottenuti con latte ungherese e romeno con marchi Dolce Vita, Toscanella e Pecorino ma anche mascarpone, ricotta, mozzarella, caciotta, solo per citarne alcuni. L’aver fatto chiarezza su quale è la destinazione del formaggio ottenuto con latte straniero e “spacciato” come Made in Italy non fa che aggravare una situazione che già di per se è incomprensibile. Sarebbe opportuno a questo punto che, non tanto la Simest, ma chi la controlla ci spiegasse in dettaglio in quali altri imprese è coinvolta nel mondo nella produzione di finto Made in Italy, alimentare e non, che fa concorrenza sleale alle imprese italiane.
La mobilitazione dei pastori della Coldiretti continua a livello regionale e nazionale per verificare se gli impegni assunti dopo la nostra manifestazione si trasformeranno in fatti concreti. Lo ha annunciato il presidente della Coldiretti Sergio Marini agli oltre mille pastori giunti a Roma da Sardegna, Lazio, Toscana, Sicilia, Umbria e da altre Regioni italiane, al termine dell’incontro con i rappresentanti istituzionali delle regioni e dello Stato, al Ministero delle Politiche agricole.
"Entro dieci giorni le proposte contenute nella nostra piattaforma dovranno - ha sostenuto Marini - trasformarsi in risposte concrete al tavolo annunciato dal Ministero delle Politiche Agricole. Noi continuiamo comunque a tenere alta la guardia soprattutto dopo le conferme che abbiamo avuto alla nostra denuncia sul fatto che - continua Marini - lo Stato italiano è incredibilmente proprietario di una industria in Romania che, con latte romeno e ungherese, produce formaggi di pecora che vengono “spacciati” come Made in Italy sui mercati europeo e statunitense contribuendo ad uccidere con la concorrenza sleale i pastori italiani".
Un “falso Made in Italy di Stato” sul quale il Ministero delle politiche Agricole si è impegnato ad indagare con l’istituzione di una apposita commissione per fare luce sul caso e su casi analoghi.