Rogo Corano, ultimo aggiornamento 11 settembre 2010: e alla fine il reverendo Jones approda a New York con l'intenzione di incontrare l'imam per chiedere il blocco del progetto di costruzione della moschea che dovrebbe sorgere a Ground Zero.Sebbene l'imam Feisal Abdul Rauf abbia fatto sapere di non avere in agenda un incontro con Jones, ha dato la sua disponibilità a vedere chiunque abbia "un serio impegno per la ricerca della pace".

Nella serata di ieri, circa duemila persone si sono radunate ieri sera vicino a Ground Zero per sostenere il progetto di costruzione della moschea. "Siamo qui insieme per respingere gli stereotipi", ha urlato alla folla Susan Lerner, direttore dell'organizzazione di difesa dei diritti umani Common Cause. Sempre oggi, alle 18 e alle 19, sostenitori e oppositori del travagliato progetto manifesteranno a New York.


E' stata una giornata alquanto turbolenta, quella di ieri per il reverendo Terry Jones, che in una girandola di indecisioni ha prima annunciato che non avrebbe più tenuto il previsto rogo dei Corano nell’anniversario dell’11 settembre 2001, facendo poi marcia indietro. La causa? Un imam della Florida che secondo il pastore lo avrebbe ingannato con la falsa promessa non realizzare il centro islamico di Ground Zero a New York. "Non lo brucerò, almeno non domani", ha affermato Jones.

Intanto è scoppiata la bufera tra i musulmani, che hanno dato il via a una serie di proteste e cortei dove c'è addirittura scappato il morto, quando nella mattinata di ieri un manifestante è rimasto ucciso nei pressi di una base Nato nel nord dell’Afghanistan gestita dai tedeschi, contro cui hanno cominciato a lanciare sassi.

Forte la reazione anche della Cei: "Bruciare un libro è sempre un atto sacrilego. Non dobbiamo dimenticare che la prima cosa che fecero i nazisti, con la Notte dei cristalli, fu quella di bruciare i Talmud, i libri dell’ebraismo" Queste le parole di monsignor Ambrogio Spreafico, presidente della commissione Cei per l’evangelizzazione dei popoli e il dialogo fra le Chiese e vescovo di Frosinone. "Per fortuna - ha aggiunto mons. Spreafico - c’è stata un’opposizione chiara da parte di tutti, anche la Santa Sede è intervenuta. È stata una rivolta dello spirito e dell’intelligenza". Bruciare il Corano è "un atto contro le religioni, il gesto di un fanatico, di un piccolo gruppo che mette in pericolo la vita di centinaia di milioni di cristiani in tutto il mondo. Penso alle comunità cristiane dell’Iraq, del Pakistan o dell’Indonesia, dove pure esiste un Islam più moderato". Insomma, la situazione s'è fatta così rovente che alla fine il reverendo Jones ha dovuto rinunciare, anche a causa delle pressioni di Obama. Anche il magnate Donald Trump si è messo in gioco per salvare il salvabile offrendosi di acquistare la maggioranza delle quote del centro islamico, pur di concludere la delicata faccenda.

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