Roma - ultime notizie ambiente - Accademia Kronos chiede un incontro urgente con il Presidente della Regione Lazio per ribadire il no secco all'istallazione di nuovi termovalorizzatori (inceneritori) nella regione. La nota afferma che tale tecnologia è ormai superata e sconsigliata da moltissimi medici perché il particolato che produce è lesivo alla salute umana. 

Infatti dalle ciminiere dei termovalorizzatori fuoriescono  polveri che contengono antimonio, arsenico, cadmio, cromo, mercurio, ecc e se le loro dimensioni sono filtrabili, vedi i PM 10, il problema può essere in parte risolto, ma se le loro dimensioni  si avvicinano ai  PM 2,5 allora poco o nulla possono fare i filtri industriali. Queste sottilissime polveri, anche a molti  chilometri di distanza,  finiscono per essere inalate dai mammiferi, uomo  compreso. Una volta inalate in una decina di secondi attraversano gli alveoli dei polmoni o l’apparato digerente ed entrano in circolo nel sangue.

Le conseguenze non sono immediate, ma attraverso l'accumulo di mesi ed anni possono ingenerare patologie anche gravi come una malattia conosciuta con il nome di trombo embolia polmonare che è la terza causa di morte al mondo. Uno studio svedese di alcuni anni fa riporta che il 13,6% di morti sono dovute proprio al trombo embolia polmonare.


Restando in tema di termovalorizzatori si dice spesso che le ultime generazioni di questi inceneritori annullano completamente le diossine. Non è vero! Le diossine si formano in quantità rilevanti fra i 450-800°C. Pertanto si dice che il problema emissione diossina si può eliminare innalzando la temperatura del processo di combustione fino ai 1100°C. - "In realtà il problema non è stato risolto"-, spiega il prof. Stefano Montanari, esperto nel settore, -" non tutto l’inceneritore funziona a questa temperatura, solo una parte.

Quando il fumo che si genera si allontana dalla fonte di alta temperatura inevitabilmente entra nella frazione di 800-500°C. Risultato: le diossine si formano nello stesso modo. In più a temperatura di 1100°C si formano particelle molto più piccole per cui più aggressive. Queste polveri sottili hanno la particolarità di non essere biodegradabili cioè rimangono per sempre. Una volta che le produco continuano sono ad accumularsi. Per cui l’unica possibilità è non produrle"-


Qual é allora la soluzione a questo problema?  Oltre alla differenziazione ne esiste un'altra che si chiame dissociazione molecolare. E' una tecnologia di smaltimento rifiuti che non produce impatto ambientale, ne fumi dannosi alla salute e che in più fornisce tanta di quella energia elettrica e calorica da far diventare gli stessi rifiuti una valida alternativa ai combustibili fossili. Le basse temperature del reattore chimico consentono la rottura dei legami molecolari e l'ossidazione dei materiali di diversa natura (solidi, liquidi, gassosi, fanghi).

I metalli sono recuperati dopo il trattamento e avviati alla filiera del riciclaggio.  Inoltre, lavorando a basse temperature i rifiuti, circa 400 C°, si evita la formazione delle diossine nei fumi. L'emissione di polveri è nettamente inferiore rispetto ai tradizionali inceneritori che lavorano con temperature di circa 1200 C°. Gli altri inquinanti, come i composti di zolfo, il monossido di carbonio e gli ossidi di azoto hanno infine valori dimezzati. L'energia prodotta dagli impianti può essere recuperata sotto forma di gas sintetico (syngas) con rendimenti superiori a quello di un normale impianto di incenerimento ad alta temperatura. Una caratteristica di questi impianti è che non hanno le ciminiere, ma solo un paio di grossi tubi di scarico preceduti da un apparato catalitico come è per le automobili.


Gli impianti di smaltimento basati sulla dissociazione molecolare possono essere realizzabili anche su bassa scala. Questo favorisce la loro presenza capillare sul territorio e riduce il trasporto dei rifiuti solidi urbani per lunghe distanze, come oggi avviene nel caso dei megainceneritori o delle megadiscariche.

La tecnologia sembra avere le carte in regola per accattivarsi la simpatia dei molti comitati locali di cittadini nelle vicinanze di una discarica o di un inceneritore. Sarebbe una valida soluzione non solo per la Campania, ma per tutto il nostro Paese.
In Italia è stato realizzato il primo impianto sperimentale, a Peccioli in Toscana. Questo impianto oltre a risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti di Peccioli, sta lentamente eliminando una vecchia discarica di Firenze. La realizzazione di un impianto che soddisfi 100.000 abitanti si può realizzare in un solo anno. Oltre a ciò questo impianto è in grado di mettere in rete tanta di quella energia elettrica da illuminare un paese di 8.000 persone.

Due anni fa l'amministrazione provinciale di Viterbo si interessò a questa tecnologia di smaltimento rifiuti, ne fu addirittura entusiasta al punto da organizzare uno stage per farla conoscere. -"Tempo perso inutilmente!"- è il commento dei dirigenti di Accademia Kronos -" Tempo perso se ora si torna a parlare di termovalorizzatori! Ci troviamo ancora nel paradosso tutto italiano: mentre a livello europeo ci si orienta su tecnologie sostitutive dei megaimpianti di incenerimento rifiuti, come appunto i dissociatori molecolari, da noi si punta su tecnologie del passato, tecnologie che impattano con l'ambiente e con la salute umana. E tutto questo a beneficio di chi? "-  La nota inviata alla Regione conclude invitando la Giunta a rivedere le proprie decisioni in merito e ad aprirsi alle nuove tecnologie come, appunto la dissociazione molecolare".

Filippo Mariani

Commenti

qualsiasi procedimento che brucia materia non è sicuro e così anche la dissociazione molecolare l´unico sistema di affrontare il problema è in primis la riduzione alla fonte e la produzione intelligente degli imballaggi utilizzando monomateriali , succesivamente l´unica tipologia di lavorazione dei materiali post consumo (detti anche rifiuti)è quella a freddo tipo Vedelago http://www.youtube.com/watchvNC8zj9p62MfeaturePlayListp53B4FBAD7217F9AFindex0playnext1 o Ecoverde http://www.youtube.com/viewplaylistp5006BD032FF8EB3E
commento inviato il 05/11/2010 alle 7:40 da edimattioli  
add
add

Altre News Ambiente

Bolzano, scopriamo il colore e il canto delle Dolomiti

Bolzano, progetto \"Car Is Over\", una proposta di regolamentazione del...

FRANCIA, IL TURISMO SOSTENIBILE NEL SEGNO DELL’ ACQUA

E’ stata presentata a Roma, all’Ambasciata di Francia, alla presenza dell’Ambasciatore...

Il libro di Antonello Durante ci spiega il Green New Deal

Il Gruppo Albatros il Filo ha pubblicato per la collana Nuove Voci I Saggi, un agile volume di 110...

TUSCIA, FARNESE / la Riserva del Lamone, dove flora e fauna vivono incontaminate

La Riserva del Lamone è situata in provincia di Viterbo, nel Comune di Farnese, nel cuore della...

REPORT, RAI3, Lunedì alle 21:20. Noccioleti, fitofarmaci e aumento dei tumori

Nella zona del viterbese tra Nepi e il lago di Vico il 90 per cento del patrimonio arboreo è...

Italia Nostra Castelli Romani: continuano speculazioni urbanistiche

  E’ il consumo di suolo l’emergenza costante contro la quale Italia Nostra...

Italia Nostra Latina difende la costa da Torre Astura al Circeo

Tutela della costa e dei corsi d’acqua e la lotta per il contrasto al consumo di suolo, ma...

Italia Nostra Etruria: Mega impianti e polo energetico minaccie a territorio ricco di biodiversità e archeologia

Etruria, un paesaggio unico, in costante allerta per le minacce che provengono da grandi impianti...