San Martino al Cimino, la voragine attende da due mesi un intervento del Comune e la cittadinanza è in pericolo. “Nel pomeriggio di domenica 20 luglio, si è aperta una spaccatura nel terreno di circa 5 metri di profondità e 3 x 4 di ampiezza in Via Papa Nicolò III, in prossimità di piazza Piccolomini. Piazza su cui si affaccia il complesso monumentale del Palazzo Donna Olimpia e dell’abbazia Cistercense, provocando tra l’altro profonde lesioni strutturali negli edifici adiacenti”. E' l'incipit dell'interrogazione che il consigliere del Partito democratico, Francesco Serra, ha presentato ieri in consiglio comunale, per spronare l'amministrazione a intervenire.

 “L’apertura di questa voragine – ha continuato Serra - ha comportato l’immediata chiusura della via in prossimità di Piazza Piccolomini e lo sgombero degli edifici circostanti, che ospitano private abitazioni, magazzini e cantine. Un pronto intervento comunale per la messa in sicurezza dell’area ha permesso la realizzazione di puntellature dei fabbricati lesionati e una indagine geologica del sito da cui ci risulta sia stata evidenziata la presenza di numerose cavità antropiche nel sottosuolo, la presenza di acqua di falda e un terreno di scarsa consistenza”.

 “A distanza di due mesi dall’evento – ha incalzato il consigliere del Pd - non ci risulta che siano state prese ulteriori e, riteniamo, urgenti iniziative per la messa in sicurezza degli immobili interessati dal dissesto e la realizzazione del consolidamento e ripristino di via Papa Nicolò III. Zona abitata da numerose famiglie che si trovano in una situazione di disagio, senza contare quelle che hanno dovuto abbandonare le proprie case”.

 Ma San Martino necessita anche di altri interventi. “Ci sembra doveroso ricordare – ha aggiuto - come l’intero centro storico versi in uno stato di abbandono e di degrado che riguarda gli edifici e soprattutto le strade urbane. L’intera rete viaria di San Martino, originariamente in pietra, è stata ricoperta da uno strato di asfalto e gli interventi che si sono succeduti negli anni per l’ammodernamento delle reti di distribuzione hanno comportato profondi tagli nelle pavimentazioni e nella roccia. I ripristini, avvenuti sempre in modo parziale e frettoloso, hanno lasciato le loro tracce nella pavimentazione segnata da una fitta rete di solchi trasversali e longitudinali che rende le vie al limite della transitabilità, pericolose anche per chi le percorre a piedi, indecorose per un centro con forti valenze storiche, architettoniche e culturali, nonché meta di numerosi visitatori”.

 “Le fenditure – ha spiegato Serra - favoriscono anche l’infiltrazione delle acque meteoriche che percolano nelle numerose cavità antropiche scavate nella roccia e presenti nel sottosuolo di San Martino, come in tutti quelli degli antichi abitati, con la conseguenza di un progressivo degrado delle cavità e pericolo di cedimenti. Proprio come quello avvenuto in via Papa Nicolò III”.

Pertanto, il consigliere del Pd ha chiesto di conoscere quali provvedimenti il Comune intende adottare per il ripristino delle condizioni di sicurezza dell’area interessata e per la riapertura della via; se gli interventi comprenderanno anche il consolidamento degli edifici privati che hanno subito danni susseguenti l’apertura della voragine; se il Comune ha avviato un monitoraggio dell’intero centro storico di San Martino per verificare se esistano altri punti di vulnerabilità del sottosuolo; se intende avviare un piano per il ripristino della viabilità del centro storico, che appare indegna di un qualsiasi centro abitato, figuriamoci per un capolavoro dell’urbanistica e dell’architettura qual è San Martino; e, infine, qualora intendesse prendere alcuni dei provvedimenti citati, quali sarebbero i tempi per l’avvio e per la realizzazione dei lavori.

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