VITERBO, RILANCIO EX TERME INPS. Nuovi posti di lavoro. Necessario recuperare il Parco del Bullicame. Ultime notizie Tuscia - Il piano di rilancio dell’attività delle ex terme INPS approvato con voto unanime dal Consiglio Comunale nel 2001 prevedeva la nascita di una società mista pubblico-privati, senza eventuali costi aggiuntivi a carico dello stato, in quanto per arrivare alle gestione da parte di società private, le stesse si sarebbero fatte completamente carico dell’intera spesa per la ristrutturazione del complesso ricettivo termale.
I piani economici dimostravano il recupero in termini finanziari dell’intero investimento in un arco temporale di 4 anni e 8 mesi, mentre i conti economici del piano quinquennale evidenziavano utili gestionali importanti fin dal primo esercizio di attività.
Regione e comune non avrebbero sostenuto nessun onere finanziario di progetto in quanto la scelta e il finanziamento per i relativi anni sarebbero stati demandati alla società affidataria.
I tempi previsti per il completamento del primo stralcio funzionale erano di 18 mesi e di ulteriori 18 mesi per il secondo stralcio di completamento, 36 mesi affinchè il complesso alberghiero e termale fosse a regime.


Questo sarebbe stato possibile ed è ancora oggi possibile solamente aggiornando i costi dell’opera, grazie alla legge n.323 del 22-10-2000 “riordino del sistema termale ed il trasferimento degli stabilimenti termali di proprietà dell’INPS agli Enti Locali.
Questa legge che ha avuto una gestazione ventennale venne giustamente considerata un legge decisiva per lo sviluppo del termalismo nazionale, teneva soprattutto conto della validità terapeutica delle cure termali per alcune patologie, introdusse il principio della riabilitazione termale, codificò il rapporto aziende e classe medica e l’introduzione del marchio di qualità ambientale.
Pertanto uno strumento che rappresentava una notevole opportunità per le aziende del settore, ma anche l’obbligo delle stesse ad innovarsi, riorganizzarsi e migliorare la qualità dei servizi.
Ma la novità maggiore per questa Amministrazione è costituita dal art.5 comma 4 che prevede ancora oggi che gli stabilimenti termali di proprietà dell’INPS nella loro completezza di patrimonio, beni strumentali, pertinenze, marchi e quant’altro passino a Regioni e Comuni.
E lo stabilimento “Terme dei Lavoratori” rientra in tale contesto e ciò costituiva e costituisce la premessa del piano di rilancio del 2001.


Delle nuove prospettive per il territorio anche grazie alla validazione sull’efficacia delle cure termali che hanno risolto le ambiguità e le incertezze sui loro effettivi benefici.
Viterbo si potrebbe trovare a breve con tre aziende termali in grado di costituire un vero polo in grado di catalizzare interesse non solo regionale ma anche nazionale e internazionale proprio perché per lo stabilimento ex INPS il piano di rilancio prevede un corretto posizionamento nel mercato tra il Grande Hotel Salus e delle Terme classificato per la parte alberghiera a quattro stelle e di un impianto termale attrezzato con le più recenti tecnologie destinato ad una clientela di livello medio-alto e le Terme Comunali, oggi Terme dei Papi oggetto di rilevantissimi investimenti che ne fanno oggi una delle punte avanzate del termalismo nazionale sia per la loro dimensione sia per le tecnologie fortemente innovative, ma penalizzate da una ridottissima capacità ricettiva, così che la maggior parte dei frequentatori e costituita da clientela pendolare.


Questi i motivi principali che hanno portato alla scelta, nel piano di rilancio, di puntare ad un target di clientela che a Viterbo non trova attualmente risposte valide, infatti nessuna delle aziende del settore intrattiene rapporti convenzionali con Enti preposti alla fornitura di prestazioni integrative nel quadro della prevenzione delle invalidità, della riabilitazione motoria e respiratoria, Enti che unitamente all’ENASARCO, al Ministero della Difesa, avviano i propri assicurati alle cure termali, garantendo agli stessi un consistente contributo economico.
Di questa specifica clientela, gli studi di settore, confermano che accedono alle terme facendosi accompagnare da persone del nucleo familiare che sostengono direttamente i costi di soggiorno e usufruiscono anche essi le cure termali.
Un bacino potenziale rilevante che farebbe arrivare a Viterbo una fetta di clientela oggi sostanzialmente esclusa.


Il piano di rilancio ha tenuto conto di questa impostazione anche per evitare conflitti concorrenziali nella stessa area, un target che interessa un grande serbatoio di clienti in grado di determinare la crescita economica, lo sviluppo dell’occupazione, l’indotto che si andrebbe a creare e delle tariffe di grande appetibilità per la clientela privata e per un’utenza internazionale alla ricerca di un rapporto qualità-prezzo conveniente, sia nel termalismo curativo sia nell’area del benessere oggi estremamente ricercato.
Nelle ex terme INPS in soli tre anni potrebbe nascere un centro riabilitativo di alta specializzazione ad indirizzo termale, strutturato con una parte residenziale di 60 camere doppie per 120 posti letto, un’area terapeutico termale, un’area riabilitativa, un’area dedicata al centro benessere, in categoria tre stelle di buona qualità.
Una cubatura complessiva edificata di 33.400 mc, un’area di proprietà di 61.800 mq, 5.200 mq tra edifici e manufatti, 28.00 mq di piazzali, strade e giardini, 28.000 mq di terreno agricolo, che richiede l’individuazione di un partner privato con specifiche competenze in campo riabilitativo ed assistenziale ed allo stesso tempo che disponga di risorse finanziarie adeguate e tali da consentire la realizzazione del progetto.
La ristrutturazione complessiva del complesso consentirà la creazione ex novo di 63 posti di lavoro a tempo indeterminato.


Altro punto fondamentale per il termalismo viterbese è senz’altro il progetto per il recupero e la valorizzazione del parco del Bullicame tramite il restauro paesaggistico e naturalistico dell’area, finanziato dalla Fondazione CariVit, progetto redatto dal Centro Interdipartimentale dell’Orto Botanico dell’Ateneo viterbese, dove è previsto oltre al recupero degli elementi di valenza paesaggistica e ambientale, la valorizzazione scientifica e culturale del sito.
In pratica verranno realizzate opere finalizzate al mantenimento e al recupero del flusso idrico delle canalette ancora riconoscibili in relazione alla sorgente centrale e delle vasche, anche quelle attualmente non più attive, alla tutela e sicurezza della zona, un piano per la gestione del rinnovato patrimonio vegetale ripristinando ove possibile cespugli, boscaglia, alberi nelle aree marginali, dei servizi e strutture esistenti per finire con il potenziamento dei sistemi di collegamento anche pedonali e ciclabili, per finire con la valorizzazione tramite materiale lapideo della recinzione in calcestruzzo del sito, per ricavare un ambiente rupestre den delimitato e riparato.


Un intervento importante che ci restituirà la zona della Callara oltre che piacevolmente fruibile, in uno stato di selvaggia bellezza come non mai.
Oltre alla prossima Conferenza dei Servizi per l’approvazione della variante relativa al complesso ex OASI per la trasformazione in un complesso termale turistico e curativo ci sono altri progetti imprenditoriali relativi allo sviluppo del settore termale che sono agli atti ufficiali del Comune, in attesa di essere valutati e di seguire i previsti iter burocratici, sarà anche importante arrivare alla rimodulazione e l’aggiornamento del progetto relativo al  piano agricolo termale e relativo acquedotto, senza di questo non sarà possibile intervenire per chiudere i pozzi abusivi nelle zone termali senza mettere in grave difficoltà gli agricoltori della zona, ma è indispensabile per arrivare ad un aumento delle portate e per far risalire il livello delle acque nella “callara del Bulicame” razionalizzare le concessioni di pozzi in zona termale che sono di competenza della Provincia e procedere alla individuazione dei pozzi privi di concessione amministrativa e all’adozione dei procedimenti conseguenti.


Altro punto che riteniamo prioritario è ricordarsi sempre che lo stabilimento  termale delle “Terme dei Papi” è di proprietà dell’ Amministrazione Comunale e che ne costituisce parte fondamentale del patrimonio, non è pensabile mettere in atto politiche vessatorie verso la gestione senza tenere conto che eventuali problemi della società gestrice si rifletterebbero sullo stato e la consistenza del patrimonio comunale.
Un’ultima riflessione è quella che mi porta a pensare come sia possibile implementare il settore del turismo termale anche senza ulteriori concessioni minerarie, così come nei maggiori centri termali nazionali dove nei pressi delle strutture pubbliche curative sono nate delle strutture ricettivo alberghiere che lavorano proprio in virtù di questa vicinanza, una possibilità che potrebbe contribuire in maniera sostanziale al funzionamento, una volta ristrutturate, delle ex Terme INPS e delle Terme dei Papi, consentendo all’Amministrazione Comunale di poter rivedere con giusta causa i contratti che ci legano o ci legheranno con i gestori privati.

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