ENERGIE RINNOVABILI, stop agli incentivi? Allora si rivedano anche i 3,3 miliardi di sconti d'imposta su elettricità e carburanti. Ultime notizie - Roma -
"Gli incentivi a fonti rinnovabili come il fotovoltaico costano ai cittadini molto meno di altre forme di finanziamento in campo energetico”.
Lo sottolinea il Segretario provinciale di Confartigianato Viterbo, Andrea De Simone, che invita a fare chiarezza sulle cifre in gioco.

“Nel 2010 – spiega De Simone - il fotovoltaico è stato finanziato con 826 milioni, vale a dire con un quinto delle somme prelevate dalle bollette elettriche degli italiani attraverso la componente A3. Ma gli incentivi alle rinnovabili hanno fatto nascere 85.000 imprese e 150.000 posti di lavoro, a differenza di altre forme di agevolazione ben più costose che di fatto si traducono in meri sussidi senza generare ne’ sviluppo ne’ occupazione”.

“Se il vero obiettivo dello stop agli incentivi alle energie rinnovabili è quello di razionalizzare e risparmiare risorse pubbliche  allora bisognerebbe ripensare anche gli sconti d’imposta su energia elettrica e carburanti di cui godono alcuni settori in Italia e che valgono 3.315 milioni l’anno di minor gettito nelle casse dello Stato”.

A questo proposito, l’Ufficio studi di Confartigianato ha analizzato voce per voce le 29 agevolazioni in vigore in materia di accise su energia e carburanti.
La classifica dei settori che beneficiano delle agevolazioni vede in testa il trasporto aereo con 1.614 milioni di ‘sconti’ sulle accise dei carburanti
Segue l’agricoltura, con un'esenzione di 817 milioni di euro sulle imposte dei carburanti, mentre il settore del trasporto marittimo può contare su 492 milioni di sconti.
Quarto posto per le industrie con consumi di energia superiori a 1.200.000 KWh/mese  che non pagano accise sull’energia per 241 milioni l’anno.

Niente sconti invece per le piccole  e medie imprese che pagano per tutti.
Infatti, gli imprenditori che consumano fino a 1.200.000 KWh/mese pagano per intero l’accisa sull’imposta erariale e quelli che consumano fino 200.000 kWh/mese pagano tutta l’addizionale provinciale sull’energia. Questi due tributi contribuiscono a far lievitare al 16,4%  la pressione fiscale sul prezzo dell’energia elettrica pagato dalle Pmi.

“Il dibattito sugli incentivi alle energie rinnovabili – sottolinea De Simone – non deve far dimenticare gli squilibri esistenti nella tassazione sull’energia. Se davvero si vuol rendere equo e trasparente il mercato, è indispensabile correggere anche i meccanismi di prelievo fiscale, eliminando le distorsioni che finora hanno penalizzato le piccole aziende”.

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