LA CITTÀ DEGLI SCANDALI. Dopo le proteste dei cittadini, dimesso il sindaco di Parma - ultime notizie Parma - L'inchiesta era iniziata da tempo ma lo scorso giugno aveva dato i primi risultati: erano scattati gli arresti undici persone, di cui tre dirigenti comunali, coinvolte in tangenti per il verde pubblico. All'inizio di questa settimana ancora arresti: stavolta quattro persone tra cui Giovanni Paolo Bernini, assessore con delega alla scuola, accusato di aver incassato denaro per gli appalti dei pasti dei bambini.

Pietro Vignali, sindaco di Parma sostenuto da una lista civica al cui interno era schierato anche il Pdl, era uscito indenne dalla prima tornata di arresti, ripetendo fino all'ultimo l'adagio,  caro anche al premier, per cui "Andiamo avanti finché abbiamo la maggioranza", nonostante le richieste di dimissioni arrivare da sinistra e una decina di manifestazioni di cittadini "Indignati". Ma la maggioranza ha cominciato lentamente a sfaldarsi, finchè martedì scorso, dopo gli arresti effettuati dalla Guardia di Finanza, alla sua lista, "Unione per Parma", non è venuto meno anche il fondamentale sostegno del Pdl. La notizia delle dimissioni è arrivata nella serata di ieri con una lettera ai concittadini; una trentina di persone hanno subito brindato davanti al Palazzo comunale inneggiando con un coro a 'Parma libera'.

L'ex primo cittadino della città emiliana scrive che "Questa non è per me una decisione facile, perché non è semplice cancellare più di 13 anni di vita dedicati a tempo pieno alla mia città, non risparmiandomi mai e mettendoci tutta la mia volontà e le mie capacità. Se avessi compiuto una scelta nel mio interesse personale mi sarei dimesso già a giugno: mi sarei risparmiato tre mesi di difficoltà e di pressioni enormi, di estenuanti mediazioni, di attacchi personali. Non mi sono dimesso allora perché bisognava portare a termine alcune opere fondamentali e garantire la realizzazione di eventi fondamentali come il Festival Verdi". "In questi ultimi tre mesi siamo riusciti a fare cose che erano assolutamente indispensabili, cose che andavano fatte". "Altre sarebbero ancora da fare, ma ora è accaduto un altro fatto grave che vede coinvolto un assessore. Adesso le inchieste giudiziarie riguardano non più solo dei funzionari comunali ma esponenti politici dell'Amministrazione. La differenza è decisiva. E mi obbliga ad affrontare tutte le mie responsabilità, che non sono personali ma politiche".

Vignali spiega anche nella lettera una sua decisione che l'avrebbe reso inviso a una parte influente della città: "Un'opera che invece ho deciso di fermare é stata la metropolitana, un progetto da 365 milioni che il nuovo contesto economico rendeva insostenibile. Una rinuncia che i cittadini hanno condiviso, perché hanno compreso che era stata fatta nel loro interesse, ma che ho pagato cara. La nostra é una città che non tollera certi sgarri e certa autonomia della politica, soprattutto quando in ballo ci sono affari milionari". "Faccio un passo indietro e mi faccio carico anche di responsabilità non mie, se può aiutare la città a ritrovare la serenità e le condizioni per ripartire. Ripartire dagli oltre 70 milioni inizialmente destinati alla metropolitana, che siamo riusciti, tra grandi difficoltà, a portare a casa e che permetteranno, in questi tempi di crisi, di completare la nuova stazione, di costruire case di edilizia sociale, di portare a termine tanti altri progetti veramente utili".

Nelle ultime dichiarazioni rilasciate Pietro Vignali ha anche lasciato intendere che pur dimettendosi, lascia la carica da persona onesta che ha sempre lavorato per il bene della sua città e che, perciò, non prevede un'uscita definitiva dalla scena politica parmigiana: "L'amore per Parma mi ha guidato in questi anni, e continuerà guidarmi anche in futuro, se i parmigiani lo riterranno. Questo è l'impegno a cui non mi sottrarrò mai".

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