TALETE, RISCHI E POSSIBILI SOLUZIONI: gestione servizio idrico sia dato ad azienda speciale pubblica e partecipata.
Ultime notizie Viterbo - Ancora si fa finta di non capire e si cerca di nascondere ai cittadini che la scelta di
aumentare le tariffe è insita nella legge Galli votata nel 1994 da tutti i partiti (ad eccezione di Rifondazione Comunista).
Nel consiglio provinciale viterbese aperto del 19 Ottobre, consiglieri e sindaci sono infatti arrivati alla conclusione che il debito di oltre 10 milioni di euro della Talete, deriverebbe sostanzialmente dal mancato adeguamento tariffario.

A sette anni dalla costituzione di Talete, consiglieri e sindaci non riescono a condividere una presa di posizione forte contro la cattiva gestione e la cattiva politica che l’ha guidata benché, in base ad alcuni interventi e alla stessa proposta Talete di risparmio sulla spesa corrente, risulti evidente a “chi vuol sentire” come in questi sette anni di gestione fallimentare siano state spese una montagne di danaro (con bilanci ogni anno votati questi sì all’unanimità dei sindaci-soci presenti): in piani d’ambito non applicati, macchine di servizio, apertura di uffici, consulenze, lavori esternalizzati e tanto altro ancora.

Tanto più che dalla nascita della Talete sono stati effettuati soltanto interventi di ordinaria e straordinaria manutenzione. Infatti, malgrado l’aumento delle tariffe, nessun intervento strutturale (dei tanti previsti dai piani d’ambito - o piani industriali) è stato effettuato: né sulle reti idriche, né su problemi sanitari come l’arsenico. Fra l’altro, sempre in base alla logica perversa della legge Galli, gli interventi strutturali richiederebbero ulteriori aumenti tariffari (da 0,71 a 3,42 euro a metro cubo sommando i sei livelli di intervento in base a quanto si riesce a dedurre dalla relazione previsionale aziendale Talete 2011).

Ricordiamo ai sindaci di ieri, di oggi e di domani che la legge Galli prevede che
tutti, sottolineiamo tutti, i costi relativi al servizio idrico vengano sostenuti dalla tariffa. Allora perché in sede di consiglio provinciale i sindaci ed i consiglieri si stupiscono del fatto che loro stessi, indirettamente attraverso le forze politiche di riferimento, hanno scelto di aumentare le tariffe: lo dicessero ai loro elettori che tutte le forze politiche (con l’eccezione sopra riportata) hanno fatto questa scelta approvando, nel 1994, la legge Galli che sposta le tasse dalla fiscalità generale alle bollette, cioè dal livello nazionale al livello locale.

Arrivati a questo punto c’è solo una via da seguire:
^  Intervenire immediatamente sul problema dell’Arsenico, cosa che i sindaci (responsabili della salute dei cittadini in base al Testo Unico sugli Enti Locali) avrebbero già potuto fare a partire del 1993, secondo le modalità indicate dal comitato provinciale “No Arsenico e altri veleni nell’Acqua”.
Malgrado le tante emergenze riferite alla Talete, la prima emergenza rimane la salute dei cittadini. Fra l’altro il bando regionale per lo stanziamento dei fondi per istallazione di dearsenificatori alle reti idriche dei comuni con valori di arsenico nelle acque superiori a 20μg/litro stato chiuso il 7 Agosto scorso e sarebbe tempo di avere i risultati e iniziare i lavori. Staremo a vedere come si comporteranno i sindaci che non si sono vergognati di avvelenare i propri cittadini a norma di legge, ma anche quando la legge ha chiesto di iniziare i lavori per rimuovere arsenico, fluoruri, vanadio e altri contaminanti dalle acque spacciate per potabili (legge Sirchia 2001 con tutti i rinvii e le deroghe per dare il tempo di effettuare i lavori che in realtà non sono mai iniziati e che fino al 2011 non sono neanche stati previsti dai piani d’ambito provinciali), e infine anche quando la legge non ha più concesso deroghe imponendo provvedimenti immediati settembre 2010 e 28 marzo 2011. Staremo a vedere se i sindaci che hanno rifiutato di vergognarsi ora pretenderanno di arrogarsi meriti sui dearsenificatori che proprio non possono rivendicare. Se infatti i dearsinificatori ci saranno (con l’unica eccezione di Vitorchiano e la questione ancora aperta di Nepi) non sarà conseguenza della buona volontà dei sindaci, sordi alle richieste e alle petizioni dei cittadini, ma il risultato di una giusta imposizione della Comunità Europea affinché la Regione Lazio rispetti la legge italiana in
vigore dal lontano 2001 e ormai non più derogabile.

^Intervenire presso tutte le forze politiche per l’immediata discussione (e approvazione) della legge d’iniziativa popolare che dovrebbe sostituire in parte la legge Galli e che giace in parlamento da oltre tre anni (il testo della legge si può travare al seguente indirizzo web: http://www.acquabenecomune.org/spip.php?article=211 ).
lo scorso 25 Ottobre
2011, a seguito della vittoria referendaria, riprenderanno alla commissione ambiente della Camera dei Deputati, le audizioni di una delegazione del Forum Italiano Movimenti per l’Acqua, del Coordinamento Nazionale Enti Locali per l'Acqua Bene Comune e la Gestione Pubblica del Servizio Idrico, di uno dei Giuristi estensori dei quesiti referendari. La proposta di legge prevede tra le altre cose l’intervento della fiscalità generale sia per lavori sulle reti idriche che per garantire il diritto di tutti i cittadini al quantitativo minimo di acqua necessari per la sopravvivenza (Art. 8).

^ Revisionare il piano d’ambito generale,: con la partecipazione dei cittadini e rendendo questo piano d’ambito realmente funzionale alle necessita dell’ATO viterbese.

^ Dare corso alle decisioni referendarie ossia, sciogliere la Talete e costituire un’azienda speciale con la gestione affidata a comitati composti da:
lavoratori del settore, forze sociali, associazioni di cittadini e di consumatori. Così come l’amministrazione di Napoli sta adeguando la gestione del servizio idrico all’esito referendario che ha sancito l'Acqua come Bene Comune. Infatti, Il Consiglio comunale di Napoli si riunirà come ATO, con all'ordine del giorno il passaggio da Arin S.p.A. ad ABC azienda speciale, mercoledì 26 Ottobre alle ore 12.00, presso il Maschio Angioino per permettere la partecipazione della cittadinanza.
Oramai è chiaro a tutti, conseguentemente all’esito referendario, che i cittadini vogliono la gestione pubblica ed inoltre che la gestione pubblica è di per se molto più efficiente e democratica perché sottratta alle logiche di mercato: che stanno distruggendo il mondo sia dal punto di vista ambientale (surriscaldamento globale e migrazioni climatiche) che con la crisi provocata dalla finanza a livello globale e che sta facendo carta staccia del patto sociale tra cittadini e stati.

Cos’è dunque che non ha funzionato nella gestione dell’ATO viterbese:
A. l’aver affidato il servizio idrico ad una Spa soggetta a norme di legge di diritto privato;
B. il mancato controllo da parte dei sindaci, l’impossibilità per i cittadini e persino dei consiglieri comunali di intervenire o semplicemente di venire a conoscenza dell’attività o della contabilità della Talete;
C. gli sprechi della segreteria tecnico operativa e del consiglio di amministrazione, oggi riconosciuti (tant’è che il CdA propone risparmi per almeno Mezzo Milione di euro l’anno) grazie all’opera di un’apposita commissione provinciale che ha valutato la situazione delle aziende partecipate.

Vogliono i sindaci far partecipare i cittadini?
Un consigliere proponeva di portare i cittadini con i pulman sotto la regione. A quel consigliere andrebbe spiegato che non è con una semplice chiamata alla mobilitazione che si realizza la gestione partecipata e che i cittadini non sono pacchi postali da spedire qui e lì a fini intimidatori. La gestione partecipata è un’altra cosa che i sindaci della Tuscia coinvolti nella gestione Talete mostrano di non conoscere, avendo votato all’unanimità alcune decisioni che non sono passate nemmeno per i consigli comunali. Così come non praticano alcuna gestione partecipata i sindaci che non hanno passato gli impianti a Talete, pur essendo soci della Talete stessa. Questi sindaci, infatti non volendo mettere in discussione né la legge Galli né la gestione fallimentare della Spa Talete, avrebbero dovuto aumentare le tariffe.

COME RAPPRESENTANTI DEL FORUM ITALIANO DEI
MOVIMENTI PER L’ACQUA DICIAMO BASTA ALL’AUMENTO DELLE TARIFFE, IL TEMPO DELLA FIDUCIA INCONDIZIONATA È FINITO, IL TEMPO DELLE PROVE È FINITO. BASTA CON LE DELEGHE IN BIANCO A SINDACI CONSIGLIERI E AMMINISTRATORI, BASTA CON L’ARSENICO E ALTRI VELENI NELLE ACQUE. È GIUNTA L’ORA DI VOLTARE PAGINA E DI RIMETTERE IN DISCUSSIONE SIA LA LEGGE GALLI CHE LA GESTIONE SIN QUI FALLIMENTARE DELLA TALETE SPA.

Dal consiglio provinciale si è appreso che il controllo analogo da parte dei sindaci è stato fatto fallire prima facendolo funzionare in maniera passiva e poi riportandolo alla segreteria tecnico operativa, che quindi controlla se stessa.
Riportare la gestione idrica dell’ATO viterbese ad un’azienda speciale partecipata dai cittadini (sull’esempio di quanto si sta facendo a Napoli) permetterebbe quindi:
1) di ottenere finanziamenti regionali anche sulle spese correnti (legge 48 del 90 che -malgrado quanto sostenuto in consiglio provinciale dal presidente della Talete- non può finanziare direttamente una spa),
2) permettere la partecipazione dei cittadini nelle scelte di gestione e nei
controlli (Art.10 della proposta di legge di iniziativa popolare),
3) dare attuazione all’articolo 43 ella Costituzione italiana.

Riportare le spese sul servizio idrico in fiscalità generale (come previsto nella legge di iniziativa popolare permetterebbe:
1) di attuare quel principio di Solidarietà Nazionale (che vale su altri servizi essenziali come sanità e istruzione) e che anche nel caso del viterbese servirebbe a proteggere ATO deboli e cittadini deboli. Al contrario le privatizzazioni servono a distruggere anche i rapporti sociale (i diritti sono solo di chi li può comprare: questa è la privatizzazione),
2) di salvare le famiglie da un’ulteriore aumento delle bollette sul servizio idrico, già aumentate per sopperire agli sprechi della gestione Talete, sino ad oggi.

Tutto quello che è avvenuto nell’ambito dell’ATO viterbese non è casuale. Tutti i comportamenti hanno concorso a determinare la situazione attuale che ora si presta a diverse letture.La lettura che ci appare più rispondente ai fatti sopra enunciati è la seguente: il fallimento della Talete è strumentale ad un processo già in atto, cioè il superamento degli ATO provinciali a favore di un unico ATO regionale dove impera l’Acea.

A tutto ciò ci opporremo con forza come rappresentanti del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua che ha accompagnato gli Italiani alla grande vittoria referendaria in favore dell’Acqua Pubblica e porteremo la questione viterbese all’attenzione del prossimo coordinamento nazionale del 5 Novembre.
Ci opponiamo al formarsi cioè della grossa torta dell’ATO regionale da fare a fette tra le forze politiche e imprenditoriali. Valga per tutte una coincidenza: il sostegno dell’UDC al progetto di ATO Unico, che può essere anche visto come un regalo ai Caltagirone (azionisti Acea e apparentati con leader dell’UDC).

Inoltre l’ATO regionale non ha alcun fondamento in rapporto ai bacini idrici già penalizzati dagli ATO provinciali fatti su base amministrativa e che spesso penalizzano i territori sottraendo agli abitanti di alcune zone le fonti d’acqua più prossime. Ancora una volta entra in ballo la legge Galli che non mette in moto uno studio sui bacini idrografici, ma piuttosto riduce gli spazi di democrazia sottraendo l’acqua alla gestione dei quasi 9 mila comunità locali che non hanno più controllo delle gestioni e la riduzione a circa 90 ATO per lo più provinciali. Ora nel Lazio semmai dovesse attuarsi l’ATO regionale, che Acea cercherà di accaparrarsi, le comunità locali, che oggi (ad es. sul grave problema dell’Arsenico) non riescono a farsi ascoltare neppure dai propri sindaci (responsabili per legge della salute dei cittadini amministrati), perderanno ulteriormente la loro sovranità su un Bene Comune fondamentale come l’Acqua. Le ATO, cioè gli Ambiti Territoriali Ottimali, dovrebbero invece tenere conto dei bacini idrici, delle risorse e delle necessità, non solo in campo urbano, ma anche nel comparto agricolo (che nel viterbese ha un numero di addetti superiore alla media nazionale) ed in quello industriale. Per questi motivi abbiamo indicato tra le priorità impellenti anche la rimodulazione del piano d’Ambito sulla necessità dei territori e dei cittadini.

Memmo Buttinelli


Memmo Buttinelli insegna presso l’università di Roma 1 e con Francesco Lombardi coordina per la provincia di Viterbo l’attività del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua.

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