Corre l’obbligo, anche in considerazione dello scalpore suscitato, di precisare che la presunta emergenza rifiuti, dichiarata con vergognosa nonchalance dal sindaco in Consiglio Comunale, risiede unicamente nei pressi del porticciolo alla Frasca e del Terminal Cina, ovvero nella sua immaginazione.
La discarica di Fosso del Crepacuore, che ha iniziato la sua attività nello scorso mese di febbraio, è autorizzata per circa 97000 mc.
Al ritmo di 36000 tonnellate all’anno di rifiuti conferiti dai comuni di Civitavecchia, Tolfa e Allumiere e dall’Autorità Portuale, rinunciando a praticare la doverosa riduzione a monte e mantenendo gli attuali, indegni e fuorilegge, livelli di raccolta differenziata, cosa che solo gli amministratori incapaci e le sanguisughe che ricevono soldi pubblici per bruciare i rifiuti si augurano e, anzi, causano, la discarica garantisce nella peggiore delle ipotesi altri due anni di autonomia.
Due anni. Forse qualcosa in più.
In un tempo molto più ristretto, a patto di amministrare nell’interesse della collettività, si raggiungono gli obiettivi di legge per la raccolta differenziata (45% entro il 2008, 65% entro il 2012) come dimostrano ormai numerosi casi virtuosi, ad esempio quelli recenti e vicini dei quartieri romani di Decima, Massimina e Colli Aniene, (http://www.amaroma.it/index.php?option=com_content&task=view&id=251&Itemid=111).dove  in pochi mesi il sistema di raccolta porta a porta ha fatto impennare la percentuale di differenziata oltre il 60%, con riduzione del 20% per gli utenti sulla parte variabile della tariffa.
In un anno potremmo arrivare a 15000, ad essere pessimisti a 18.000, tonnellate annue di rifiuti indifferenziati.
In fondo si tratta di poco meno del tempo che il sindaco ha trascorso inseguendo il sogno morboso dell’inceneritore (sogno che si è ben guardato dall’inserire nel suo programma elettorale) mirabilmente sorretto dal suo fido e ben retribuito supermanager Lombardi che fino a poco tempo fa probabilmente ignorava persino che la raccolta differenziata fosse tra i compiti dell’azienda da lui guidata.
Così, mentre in tutta la provincia di Roma la raccolta differenziata porta a porta sta diventando realtà, il Comune di Civitavecchia non è stato in grado, o meglio, non ha voluto usufruire dei finanziamenti provinciali.
Certo dovremo pagare tutti, già dal prossimo anno, la spiacevole “addizionale del venti per cento al tributo di conferimento dei rifiuti in discarica a carico dell'Autorità d'ambito che ne ripartisce l'onere tra quei comuni del proprio territorio che non abbiano raggiunto le percentuali previste” dalla legge per la raccolta differenziata, ma se si fa la differenziata non si va in emergenza e se non si va in emergenza (o non si finge di esserlo) è più difficile invocare il fuoco purificatore dell’inceneritore che nasconde i rifiuti, una parte tra il 25 e il 30% in discarica sotto forma di residui di combustione, una parte nell’aria che respiriamo.
In un anno e mezzo si realizza un impianto di trattamento a freddo della quota residuale di rifiuto indifferenziato, come peraltro suggerito da uno degli esperti invocati proprio dal sindaco nella Commissione Speciale Rifiuti, in grado di recuperare un’ulteriore quota di materiali ed eventualmente biogas e di ridurre del 60-70% il volume del rifiuto in ingresso, producendo una frazione stabilizzata a norma di legge da conferire in discarica o da utilizzare per la copertura di discariche esistenti o per altre forma di ripristino ambientale.
Si tratterebbe più o meno di 6000 tonnellate all’anno finali a fronte delle 36000 attuali di “rifiuto tal quale” fuorilegge e delle 40000 (!), in prevalenza ceneri sulla cui tossicità non voglio nemmeno soffermarmi, che ogni anno per almeno venti anni lascerebbe in eredità alla città l’inceneritore della BEG che tanto piace al sindaco.
Mi sembra chiaro pertanto come ad oggi non ci sia alcuna emergenza rifiuti quanto piuttosto la volontà di crearla da parte di un sindaco che si tiene stretta la raccolta differenziata al 7% e cerca in tutti i modi di imporre contro la volontà del Consiglio Comunale l’inceneritore della BEG attraverso il project financing bandito nel 2006 dal Commissario Di Caprio.
Un comportamento gravissimo da parte del sindaco, a mio avviso più che sufficiente, come già altri, a favorirne l’immediata rimozione dall’incarico, se è possibile volontaria, altrimenti determinata da sedici consiglieri.
A proposito del project financing, colgo l’occasione per precisare quanto ieri, attraverso una discutibile interpretazione del regolamento, mi è stato impedito di dire in Consiglio Comunale.
È escluso che si possa dichiarare da parte dell’Amministrazione Comunale la pubblica utilità di un inceneritore o di qualsiasi tipo di termovalorizzatore. Non solo perché esiste l’ostacolo rappresentato dalla delibera di consiglio 110/2004, ma anche e soprattutto perché di tratterebbe di un intervento completamente diverso da quello previsto dall’avviso pubblico ovvero “costruzione e gestione di un impianto di preselezione e compostaggio di rifiuti urbani su area di proprietà comunale e la costruzione e gestione di una discarica per rifiuti non pericolosi su area da individuarsi a carico del proponente”.
Un intervento così chiaramente definito ha impedito (per fortuna, aggiungo) a chi fosse interessato alla
realizzazione di impianti di termovalorizzazione di presentare proposte in tal senso. Del resto non lo aveva fatto nemmeno la BEG che nella busta depositata al Comune aveva previsto un impianto di produzione di CDR-Q (comunque da respingere in virtù della delibera 110/2004). Stravolgere la richiesta contenuta nell’avviso pubblico del 2006 e di conseguenza il progetto iniziale, possibilità esclusa dalla giurisprudenza amministrativa anche nella successiva fase di gara, dichiarando la pubblica utilità di un impianto di termovalorizzazione significherebbe di fatto creare oggi, all’interno di una procedura pubblica correttamente avviata nel 2006, un avviso fantasma rivolto unicamente alla BEG SpA con il conseguente indebito vantaggio patrimoniale per l’azienda, che, potendo avvalersi del diritto di prelazione nella successiva fase di gara, può considerare certa la conclusione del contratto. Circostanza che il Comune è tenuto a conoscere per effetto della normativa vigente e oltretutto dichiarata esplicitamente dalla stessa BEG SpA alle pag. 10-11 dell’atto di diffida notificato il 21 marzo scorso. Il vantaggio patrimoniale, indebito perché derivante dalla dichiarazione di pubblica utilità di un’opera non richiesta nell’avviso pubblico e quindi commissionata senza la necessaria trasparenza e imparzialità della pubblica amministrazione, stante la certezza dell’esito della gara, sarebbe determinato dal Comune nei confronti della BEG SpA in maniera intenzionale, ciò che potrebbe configurare il reato di abuso d’ufficio.
Per questo avrei voluto diffidare in Consiglio l’Amministrazione Comunale dal dichiarare, nell’ambito del project financing attivato nel 2006 per la “Costruzione e gestione di un impianto di trattamento dei rifiuti urbani…", la pubblica utilità di qualsiasi progetto che non rispecchi la tipologia dell’intervento richiesto nell’Avviso Pubblico, ovvero, come già ricordato, “impianto di preselezione e compostaggio”. Lo farò, naturalmente, per iscritto, cosa che, tra l’altro, avrei fatto comunque.
Certo, se penso alla gravità della situazione di un Consiglio Comunale svuotato delle sue competenze dai ripetuti e intollerabili scavalcamenti del sindaco, con il turpiloquio che compare con una certa frequenza così come sono comparsi a loro volta persino i bruscolini, il fatto che non mi sia stata concessa la parola in consiglio perché, a norma di regolamento, non ero “l’interrogante” ma uno degli interroganti, mi lascia, come dire, un po’ perplesso.

Alessandro Manuedda
Consigliere Comunale Civitavecchia - Gruppo Verdi

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