Investire il Parlamento, luogo supremo della rappresentanza della Repubblica democratica, del problema del riequilibrio della presenza uomo-donna nelle trasmissioni politiche del servizio pubblico radio-televisivo. Un progetto specifico, che accoglie le giuste ed indifferibili richieste del movimento delle donne, per giungere finalmente ad una paritaria espressione del punto di vista maschile e femminile nei programmi di divulgazione e approfondimento politici destinati ad informare e stimolare la partecipazione di cittadini e cittadine alla vita democratica dello Stato.

La Commissione Parlamentare di vigilanza Rai farà la sua parte, sollecitando il coinvolgimento del parlamento, riferimento istituzionale della televisione di servizio pubblico, quella Rai dei cittadini e delle cittadine da troppo tempo distratta e sorda alla domanda di parità che viene dalla società civile.

E’ quanto emerso alla fine dell’audizione concessa alla delegazione di rappresentanti dell’Accordo di Azione comune per la democrazia paritaria in Italia che nello scorso dicembre ne aveva fatto richiesta e che, mercoledì 25 gennaio, ha potuto ampiamente esprimere le proprie ragioni davanti all’Ufficio di Presidenza della Commissione. Ricevendone l’accoglienza e il sostegno concreti  del presidente onorevole Sergio Zavoli “per la giustezza delle osservazioni, e per la rilevanza anche sul piano etico e morale”, sottolineati ugualmente negli interventi dei commissari senatori Morri e onorevole Lainati.

Si è parlato innanzitutto di diritto all’informazione paritaria plurale di ogni cittadino elettore e cittadina elettrice per la formazione dell’opinione politica, come previsto dalla Costituzione. Quindi l’audizione ha toccato il tema di quali soluzioni contro la sottorappresentazione delle donne in politica, con un’attenzione specifica alle questioni inerenti gli appuntamenti elettorali e la rappresentazione paritaria di candidate e candidati.

Questione che riguarda anche la frequente esclusione delle donne in politica dai sondaggi sul favore della cittadinanza o il linguaggio, spia dell’evoluzione delle società; in sostanza, l’applicazione nei programmi televisivi del punto di vista di genere ormai presente nel contratto di servizio pubblico, grazie alla battaglia condotta unitariamente delle donne, ma che al momento non ha ancora dato frutti evidenti sul “nuovo corso” sottoscritto dalla stessa azienda. Tenuta peraltro ad applicarlo.

Assume, in questo ambito, un impatto specifico la proposta di “osservatorio” a suo tempo avanzata tra gli emendamenti di genere al contratto di servizio per conoscere e valutare lo stato di avanzamento o meno della sua applicazione da parte dell’azienda. Che fine ha fatto? E’ una delle domande più immediate e fattibili da porre ai vertici RAI,  hanno chiesto le audite alla Commissione di Vigilanza, accanto ad un intervento diretto presso i vertici aziendali per sollecitarli al rispetto della parità tra donne e uomini nei programmi politici.

Per la delegazione dell’Accordo di Azione Comune sono intervenute, nell’ordine, Nella Condorelli, Cristina Molinari, Rosanna Oliva, Irene Giacobbe e Daniela Carlà.

Siglato formalmente nella scorsa estate, l’Accordo collega numerose associazioni, attive sul tema, che si sono date un programma di lavoro comune. Rispetto alla questione informazione, nel corso dell’audizione è stata rimarcata l’importanza del collegamento diretto e sinergico con gli organismi di parità che operano all’interno della Rai.

A.S.

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