Lazio, ultime news Latina
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La gravissima minaccia a Latina nei confronti del giudice Nicola Iansiti non può passare senza una risposta forte da parte dello Stato di diritto.

Non ci aspettiamo niente di significativo, oltre alle parole di rito, da parte della politica e delle società civile pontine, in parte corrotte e colluse con le mafie.

In provincia di Latina c’è un clima torbido, sempre più torbido, determinato da anni di disattenzione da parte degli organi dello Stato, parte dei quali hanno pesanti responsabilità, dirette od indirette, di tutto ciò.

Chi ha tentato di fare qualcosa per contrastare il processo di radicamento mafioso su quel territorio, è stato insultato, minacciato, definito “pezzo deviato dello Stato”, trasferito, rimosso.

Non ci riferiamo solamente al Prefetto Frattasi, ma –cosa che mai nessuno ha rilevato, denunciato ed indagato, , scendendo al livello più in basso delle gerarchie- anche a taluni rappresentanti delle forze dell’ordine, trasferiti, tanto per citare un esempio, da Fondi a Sperlonga (come se il mafioso che voglia uccidere una persona si spaventi di raggiungere questa a 7-8 chilometri di distanza. Non facciamo ridere, per non dire piangere!!!) “per ragioni di sicurezza” dopo aver subito attentati per la loro solerzia e per aver fatto il loro dovere.

Alludiamo semplicemente al “caso Cappiello”, per chi vuole ed è in grado di capire… e ci fermiamo qua…

Per ora…

Non ci si costringa a fare una radiografia completa allo stato delle cose in provincia di Latina perché noi siamo strenui difensori delle Istituzioni e, per le colpe di qualcuno, non vogliamo gettare fango su di esse.

Ma ora la misura comincia ad essere colma e non si può ulteriormente tollerare alcuna area grigia.

Area grigia che continua ad allargarsi sempre di più e che comincia a mietere anche vittime di persone oneste e di fedeli servitori dello Stato.

Qua le parti sono invertite.

I servitori dello Stato, fedeli al giuramento prestato, vengono definiti “ pezzi deviati dello Stato”!!!.

E come vogliamo definire i veri “pezzi deviati dello Stato”?

Accennavamo alle vittime.

A tutti coloro, cioè, che hanno subito minacce, attentati ed a chi, come l’ex Comandante della Compagnia della Guardia di Finanza di Fondi Capitano Fedele Conti, ci ha rimesso addirittura la vita.

Lo sappiamo che dà fastidio a molti che noi continuiamo, con ossessione quasi, a parlare di ciò e che si vuole stendere una coltre di oblio su quell’avvenimento doloroso, ma noi proprio perché dà fastidio continueremo a parlarne all’infinito fino a quando qualche magistrato, qualche investigatore, qualche giornalista d’inchiesta con la G maiuscola vogliano approfondire quella evento luttuoso che, a nostro avviso, rappresenta uno dei nodi più importanti per una lettura soddisfacente dell’intera situazione esistente non solo a Fondi, ma nella provincia di Latina e nel Lazio.

Nessuno –o quasi – ci è arrivato:

è giunta l’ora che, dopo le rivelazioni di Rosaria Capacchione su “Il Mattino” di qualche tempo fa, che noi abbiamo pubblicato, intervenga pesantemente il Presidente del COPASIR Massimo D’Alema per capire il ruolo che pezzi di servizi controllati da quell’organo hanno svolto e svolgono in provincia di Latina.

Intelligenti pauca.

Il PD non può continuare a blaterare con dichiarazioni, proclami e quant’altro, senza passare ad azioni incisive, concrete…

Come, pure, non si può ulteriormente tollerare il fatto che il livello investigativo in provincia di Latina continui ad essere basso costringendo i corpi centrali ad intervenire sempre “da fuori”.

Finora in provincia di Latina nella lotta alle mafie ha funzionato come doveva funzionare solamente la Squadra Mobile della Questura che lodevolmente si è sobbarcata, pur con tutte le difficoltà che tutti conosciamo, a tutto il peso delle investigazioni patrimoniali e quant’altro.

Non a caso le pallottole sono arrivate, oltre che al Questore ed ai due ispettori di Formia, anche al Capo della Squadra Mobile.

A coloro, cioè, che i mafiosi considerano i loro nemici più pericolosi.

Dicevamo, all’inizio, della pallottola inviata al Giudice Iansiti.

Non è la prima volta che questo Giudice è nel mirino della criminalità e questo significa tutto.

Iansiti evidentemente è considerato dai mafiosi un altro loro nemico acerrimo.

Iansiti, D’Angelo, Tatarelli, i due ispettori di Formia, e poi, nella periferia, i Cappiello ecc. ecc. vengono considerati dai mafiosi i loro veri nemici!

Da intimorire, per tentare di fermarli.

Se non da eliminare.

Ed aggiungiamoci anche il Capitano Conti, costretto, forse, da qualcuno e da qualcosa al gesto estremo.

Quel “qualcuno” o “qualcosa” cui noi ripetutamente stiamo facendo cenno quando parliamo del “caso Fondi”, per noi rimasto completamente irrisolto.

Quando è a repentaglio la vita stessa delle persone oneste che servono lo Stato deve scattare lo stato di emergenza.

Ed in una situazione di emergenza, lo Stato, quello di diritto e per il quale hanno combattuto e sono morti i nostri nonni ed i nostri padri, deve intervenire pesantemente.

On. Napolitano e On. D’Alema, spetta a voi soprattutto, per le ragioni suesposte, occuparvi seriamente di quanto sta avvenendo in provincia di Latina!

Battete un colpo!!!

Associazione Antimafia "Antonino Caponnetto"
http://www.comitato-antimafia-lt.org/

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