Immediato ritiro dell’ordinanza sulla sicurezza adottata dal sindaco Giulio Marini. A chiederlo, a nome di tutto il gruppo comunale del Partito democratico, è il consigliere Luisa Ciambella.

 

“Ribadisco – afferma - la mia posizione contraria alla ordinanza 119 del sindaco Marini e, come sottoscritto insieme a tutto il nostro gruppo nella mozione presentata da Enrico Mezzetti, ne chiedo l’immediato ritiro. Per precisione va però detto che apprezziamo lo sforzo fatto dal Comune,probabilmente sollecitato da più parti, presentando un progetto regionale sulla sicurezza che dimostra una attenzione, seppure parziale, a temi come la educazione, la prevenzione e la partecipazione dei cittadini. Personalmente, non ho ancora avuto il piacere di leggere il programma, ma solo le intenzioni che si prefigge. Riconosco che è già un piccolo passo avanti”.

 

“Per tentare di debellare le degenerazioni sociali – aggiunge Ciambella - è necessario prendere coscienza della natura della società in cui viviamo. Un eccellente intellettuale contemporaneo, da cui prenderò in prestito qualche definizione, è riuscito a spiegare in maniera perfettamente calzante la nostra società, definendola “liquida” perché le situazioni su cui agiamo si modificano prima che i nostri modi di agire riescano a consolidarsi in abitudini e procedure. Una caratteristica tipica della nostra vita, che risulta caratterizzata dall’esasperazione dell’individualismo che ci illude di essere diversi, o meglio originali, ma che in realtà ci rende tutti uguali perché vogliamo dalle istituzioni la stessa cosa: più sicurezza, più legalità, più giustizia. Non a caso la sicurezza personale è diventato il principale supporto per molte strategie di marketing e per alcuni modelli politici. Sotto il motto “legge e ordine” si muovono manifesti politici e si fondano intere campagne elettorali. Queste strategie politiche hanno, a mio avviso, un solo, grande obiettivo; nascondere i reali problemi ai cittadini, e soprattutto compensare la mancanza di contenuti, di strategia politica, di un progetto serio per la città che, nel nostro caso, la maggioranza  si illude di amministrare”.

 

“Certo – continua - con questo non voglio restare in superficie, nella teoria, e quindi rischiare di fare una opposizione non costruttiva. Noi vogliamo essere da stimolo alla maggioranza e far capire che non viviamo nel mondo dei sogni, come qualcuno potrebbe pensare. Noi abbiamo un preciso concetto di sicurezza, concepita non come bene in sé ma in quanto strumento di maggiore libertà: c’è reale sicurezza solo se vengono meglio garantiti a tutti i cittadini i diritti fondamentali”.

“Se il nostro individualismo e la nostra diversità sono percepiti come arricchimento e non come un modo per dividersi tra accattoni e persone per bene, tra ricchi e poveri, tra stranieri e italiani, tra normodotati e diversamente abili, solo allora – sostiene Ciambella - approderemo ad una concezione nuova della nostra comunità che si prefigga interventi di riqualificazione urbana, ma che soprattutto potenzi l’accoglienza e il sostegno alle fasce più deboli della città. Una concezione che investa seriamente sulla mediazione culturale. Limitarsi a “criminalizzare” o soltanto “additare” e perseguire comportamenti negativi, come fa questa ordinanza, non risolve il problema. O meglio può essere una prima risposta da dare in quelle città dove si ravvisa un clima eccezionalmente criminale, ma non è certo il caso di Viterbo. Nella nostra città la sicurezza, il senso civico e di appartenenza si possono avere solo se si intensificano interventi convergenti di inclusione sociale e di promozione culturale”.

 

“Abbiamo – conclude - già molti esempi di associazioni che lavorano in questa direzione, come per esempio quelle che operano nei locali della Ex-Eca. Ebbene, incentiviamole.  Promuoviamo gli eventi aggregativi simbolici, condivisi coi cittadini dei diversi quartieri; canalizziamo gli “imbrattatori” organizzando un concorso per questa forma artistica; creiamo degli sportelli che fungano da interfaccia tra cittadini, territorio, Comune; promuoviamo azioni di progettazione urbana partecipata; creiamo tavoli sociali, con gruppi di cittadini, comitati di quartiere, associazioni”.

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