La Cia, che ieri ha riunito il Coordinamento territoriale del settore a Roma, denuncia una situazione sempre più grave. Controlli rigorosi alle frontiere sulle partite che vengono dalla Turchia e possono contenere pesticidi superiori ai livelli Ue. Subito un Osservatorio permanente dei prezzi e l’indicazione d’origine.
Sempre più a rischio le nocciole “made in Italy”. I prezzi sul campo sono in caduta libera e il mercato evidenzia una preoccupante instabilità. In alcune aree vi è addirittura una anomala stasi della domanda. E su tutto incombe minacciosa l’incertezza sulle prossime importazioni turche che potrebbero crescere eccessive se non partiranno, come è avvenuto negli anni scorsi, interventi statali di contenimento da parte del governo di Ankara. La denuncia viene dalla Cia-Confederazione italiana agricoltori che ha riunito il Coordinamento territoriale di settore per un esame di una situazione che si presenta alquanto critica e può avere riflessi pesantemente negativi per i produttori agricoli che sono già alle prese con crescenti costi di gestione aziendale.
Alla riunione del coordinamento territoriale di settore erano presenti come rappresentanti della Tuscia i produttori Pini Fabrizio e Anselmo Filesi, con il presidente provinciale della Confederazione Petronio Coretti.
Siamo davanti -avverte la Cia- ad una difficile congiuntura che va affrontata con un’adeguata azione. La produzione di nocciole, del resto, è molto importante per l’Italia che è, dopo la Turchia, il secondo produttore mondiale di nocciole (il 14 per cento del mercato globale e l’81 per cento di quello europeo). Ancora più importante per la Tuscia che con circa 18mila ettari di piantagioni e una quantità annua di 40 mila tonnellate, pari al 5% di quella mondiale, a partire dagli anni Novanta, ha conquistato il primato nazionale della produzione di nocciole. La coltivazione nella nostra provincia e' estesa in 30 comuni (in 15 dei quali rappresenta la principale attivita' agricola) e coinvolge piu' di 8 mila famiglie.
Secondo la Cia, sono urgenti misure di maggiore trasparenza del mercato, soprattutto attraverso la costituzione di un Osservatorio prezzi permanente. Occorrono, tuttavia, anche controlli sanitari maggiori e più rigorosi alle frontiere sulle partite di nocciole provenienti dalla Turchia che spesso contengono pesticidi superiori ai livelli massimi consentiti in Europa.
Un aspetto, questo, sul quale il nostro Governo -sottolinea la Cia- dovrà vigilare affinché in sede comunitaria non passi la proposta turca di aumentare i livelli massimi di fitosanitari oggi consentiti sulla frutta in guscio.
Per le nocciole, inoltre, come è avvenuto recentemente per l’olio d’oliva, è indispensabile lavorare -propone la Cia- per una chiara indicazione dell’origine della materia prima nel prodotto trasformato, se non si vuole chiudere definitivamente questo importante comparto agricolo italiano.
M. Lozzi