Solvay  si era spaventata. Il ministero dell’Ambiente (ISPRA) aveva stimato provvisoriamente un acconto di 51 milioni di euro come prima valutazione del danno ambientale di Spinetta Marengo, ultime notizie ambiente - Nel conto finale quei milioni possono dunque diventare miliardi, ha paventato Solvay, considerando che l’Istituto Superiore di Sanità per la consorella Solvay di Bussi (Pescara) ha stimato in 8,5 miliardi il danno e 800 milioni la bonifica. Così la multinazionale belga ha cercato di mettere le mani avanti portando in udienza un consulente Luca Prosperetti che, dall’alto del principio “chi inquina non paga”, ha riveduto i conti dell’ISPRA prendendo a riferimento… le tariffe delle bollette dell’acqua. Come se l’ISPRA invece (vedi pag. 77 del dossier) non avesse correttamente fatto un primo calcolo sui danni per doloso avvelenamento delle acque e dolosa omessa bonifica addirittura avvertendo di non aver preso ancora in esame i danni per la contaminazione della falda profonda e dell’espansione dell’avvelenamento a monte e a valle dello stabilimento, nonché al fiume Bormida, inoltre i danni sugli ecosistemi e sulla salute della popolazione, i costi per un sollecitato studio epidemiologico, e dunque i costi per le patologie e i decessi, i risarcimenti, i costi del Servizio sanitario nazionale, le spese delle Pubbliche Amministrazioni eccetera. Complessivamente un danno ambientale in progressivo aumento fino alla conclusione della bonifica: dieci, vent’anni o mai più.

Altro infortunio processuale Solvay l’ha patito con la questione del presunto “Piano di bonifica” da essa presentato in pompa magna. Anche il consulente di Ausimont, Maurizio Onofrio, l’ha bocciato sonoramente. Come aveva già ampiamente fatto Medicina democratica (pag. 60 del Dossier). Il capo cordata degli avvocati Solvay, Luca Santamaria, evidentemente a corto di argomenti, ha approfittato della licenza che gode in tribunale insultando platealmente Onofrio: sleale, disonesto, incompetente, piazzista. Se un centesimo dello offese sfuggisse dalle labbra di una delle vittime parti civili presenti, questa sarebbe, come è successo, espulsa dall’aula. Malgrado l’intimidazione, a  stento Onofrio ha ribadito che l’inquinamento delle acque è  colpa di Solvay che ha sversato veleni sopra i depositi che a loro volta sono finiti in falda.

Con altro stile rispetto al titolato collega, l’avvocato Dario Bolognesi (Solvay), che sempre punta sul suo sorriso per ammaliare la Corte, ha cercato di “fare su” il consulente di Ausimont Del Frate che aveva relazionato sull’inquinamento dei terreni (sui quali Solvay ha buttato inquinanti sopra gli inquinanti). E l’ha tempestato di domande, ma non sui terreni… bensì sull’inquinamento delle acque.

Si è conclusa così l’interminabile volutamente sgangherata sfilata dei consulenti dei parenti serpenti Ausimont e Solvay, che tutto hanno detto e il contrario di tutto. Per consulenze che c’è chi valuta da 100 mila a 500 mila euro. Ciascuna.

Le mezze verità di Ausimont e Solvay si sono trasformate in una enorme falsità comune.

Ausimont dice la verità quando dice che Solvay dopo il 2002 Solvay ha peggiorato l’ambiente, dice il falso quando dice che prima (del 2002) non c’era inquinamento.

Solvay dice la verità quando dice che da Ausimont ha ereditato un gigantesco inquinamento, dice il falso quando dice che dopo (il 2002) ha migliorato l’inquinamento e non peggiorato.

La verità, il contrario delle due falsità, è semplice: Solvay ha peggiorato l’inquinamento di Ausimont. Infatti per entrambe i capi di imputazione sono: avvelenamento doloso delle acque e dolosa omessa bonifica.

Ultima considerazione: Solvay in Pubbliche Relazioni ha battuto Ausimont dieci a zero.  

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