Gas serra, ultime notizie ambiente -
Gli Usa hanno promesso di abbattere entro il 2025 le emissioni di gas serra del 28% rispetto ai livelli del 2005, mentre la Cina promette di scendere sotto il 30% non prima però del 2030. Per gli ambientalisti di tutto il mondo questo senz’altro è un accordo storico a beneficio della mitigazione climatica. Tuttavia per molti altri non è altro che una manovra politica molto ben studiata.

Un vecchio proverbio umbro recita: “ Non serve chiudere le stalle quando i buoi sono già scappati”. Ora gli USA che hanno sempre snobbato il protocollo di Kyoto e i Cinesi che con il carbone hanno reso irrespirabili le loro città, determinando ogni anno circa 500 mila morti per patologie cardiorespiratorie causate dallo smog e dall’inquinamento atmosferico, si sono accorti, ma guarda un po’, che andare avanti in questo modo vorrebbe dire imboccare la strada a senso unico per una devastante ecocatastrofe planetaria. Ma questo servirà a scongiurare l’eventuale disastro climatico terrestre?

C’è da dire, comunque, che appena Barack Obama si insediò nella Casa Bianca promise di intervenire con decisione sul problema dei cambiamenti climatici. Questa sua volontà iniziale gli valse anche il premio internazionale Un Bosco per Kyoto. Poi, però, raggiunto dalle “sottili” minacce delle multinazionali del petrolio, tra cui le famose “7 sorelle”, dovette rivedere le sue posizioni ecologiste e accondiscendere ai diktat degli inquinatori del pianeta. Ora però, vista la recente sconfitta elettorale del suo partito, cerca di riacquistare la fiducia almeno degli ambientalisti americani che sono sempre in crescita costante, abbracciando le battaglie per il clima. Quindi, by passando l’Europa che al momento è leader nell’impegno sulla mitigazione climatica, ha coinvolto direttamente uno tra i più grandi inquinatori del pianeta: la Cina.

Una bella mossa non c’è che dire, ma se tutto questo fosse iniziato qualche anno fa ora avremmo ancora la speranza di rallentare questo riscaldamento globale, si perché è iniziata una fase molto delicata per il futuro del pianeta: il riscaldamento globale con i suoi cambiamenti climatici è diventato un mostro che si autorigenera, un volano che ha preso a girare e che non si fermerà più, anche se volessimo per miracolo da domani non immettere più gas climalteranti in atmosfera.

Ci si chiede: perché i cinesi hanno deciso di diventare ambientalisti convinti tutt’insieme? Semplice, perché hanno capito che il futuro delle loro industrie può trovare posto solo nella produzione di tecnologie rispettose dell’ambiente, non inquinanti e mitigatrici climatiche. Non a caso la Cina al momento è la maggiore esportatrice al mondo di pannelli fotovoltaici ed è in fase di lancio a livello globale di automezzi rivoluzionari a trazione elettrica e ad idrogeno. Quindi se il mercato mondiale comincia a rifiutare ciò che ancora inquina e incide sul clima della Terra, prediligendo ciò che invece contribuisce a migliorarlo, perché non approfittarne?

La Cina così apparirebbe al mondo come una nazione che ha a cuore il futuro dell’umanità producendo tecnologie appropriate. Un’ottima pubblicità per poi invadere tutti i mercati del pianeta con i loro prodotti tecnologici. Se poi tale politica di riconversione industriale e di attenzione verso l’ambiente potrà ridurre le morti da inquinamento della propria gente, meglio ancora, un altro punto in più sulla scala del gradimento planetario e su quello commerciale.

Per il presidente Obama, invece la cosa è un po’ diversa, lui cerca di tornare allo spirito iniziale che gli aveva consentito di raggiungere il massimo del gradimento degli americani. Quindi, ritrovare lo spirito di salvatore del pianeta anche nel settore climatico e ambientale, è certamente una mossa intelligente che spiazza i suoi avversari politici interni che stavano per aprire negli Usa una campagna ambientalista importante. –“Bravo presidente, sei stato capace di mettere in ombra le azioni ambientaliste in programma dei tuoi avversari politici!”-.

Tralasciando le varie motivazioni politiche ed economiche su queste scelte “ambientaliste” da parte della Cina e dell’USA, a noi ora piace essere un po’ machiavellici: "il fine giustifica i mezzi". e il nostro fine è salvare l’umanità dalla paventata ecocatastrofe climatica. Quindi: bravi Cina e Usa!

Filippo Mariani

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