GROSSETO - (UNONOTIZIE.IT) - Crisi del settore, maltempo, aumento dei costi di materie prime, diminuzione dei prezzi di vendita dei prodotti. L'agricoltura della provincia di Grosseto sta attraversando un periodo di crisi che rischia di mettere in ginocchio molte aziende del territorio. Un'emergenza che gli Enti locali stanno affrontando insieme alle Associazioni di categoria, agli imprenditori, ma che richiede un intervento forte anche da parte della Regione Toscana per affrontare gli esiti di prolungati periodi di maltempo in cui alla siccità si sono alternate piogge torrenziali. E che, soprattutto, ha bisogno di politiche governative adeguate

L'assessore provinciale all'Agricoltura, Alidiano Bargelli, interviene sulla crisi del settore primario, anche alla luce degli articoli che a più riprese sono usciti sulla stampa locale.

"La Provincia da tempo tiene sotto costante monitoraggio la crisi del comparto agricolo - dichiara Bargelli - che nelle ultime settimane si è acuita: all'aumento dei costi delle materie prime e alla diminuzione esponenziale dei prezzi di vendita dei cereali (il grano è passato, ad esempio, da 50 euro al quintale ad aprile 2008, agli attuali 15 euro), si sono aggiunti i danni del maltempo che, in alcune zone, renderanno impossibile la semina, con perdite per i proprietari dei terreni e per l'intero comparto agricolo.

Si tratta di una situazione di emergenza che la Provincia da sola non può risolvere, ma può contribuire a migliorare chiedendo un intervento tempestivo della Regione e invitando il Governo a una riflessione più generale sulle Politiche agricole del Paese.

Il 12 gennaio scorso - spiega Bargelli - la Provincia ha incontrato le Associazioni di categoria per individuare le aree maggiormente danneggiate dalle piogge. Secondo le previsioni, infatti, solo il 15 per cento circa, dei 50 mila ettari coltivati a cereali in provincia di Grosseto, saranno seminati".

Pertanto Bargelli invita la Regione a impegnarsi da subito nella "Conferenza Stato-Regione", per attuare un provvedimento straordinario. "La ripresa economica complessiva, infatti, non può prescindere da un rilancio del settore primario - spiega - che invece è trascurato dal Governo, come dimostra la mancata liquidazione delle risorse Pac (Politica agricola comune) su cui, invece, hanno potuto contare molte altre realtà europee. Basti pensare che la Francia ha liquidato ai propri agricoltori il 99 per cento delle risorse a loro spettanti, mentre in Italia sono stati liquidati solo parziali acconti".

A questo si aggiunge il rischio che non vengano più finanziati gli sgravi contribuitivi dell'Inps per le zone svantaggiate e montane, prorogati al 30 marzo 2009.

"E' sicuro anche il taglio del Fondo unico per gli investimenti sul programma irriguo nazionale, mentre si destinano solo limitate risorse al Fondo di solidarietà nazionale per il 2008 (66 milioni di euro) e non si dà copertura di bilancio allo stesso capitolo per il 2009. Infine è ancora in piedi l'ipotesi di introdurre l'Ici anche sugli immobili rurali.

Il settore primario rivendica la propria dignità economica - conclude Bargelli - perché, per diventare davvero competitivo in Europa, ha bisogno di investimenti, non di assistenza".

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