ROMA (UnoNotizie.it) - La legge per le elezioni europee a questo punto si farà, visto che è questa la volontà espressa dai 2 partiti maggiori in parlamento: P.d.L. e P.D.

Non è decisivo stabilire se l’iniziativa sia stata presa o no dal PD. Resta il fatto che il PdL è riuscito a convincere l’opinione pubblica che le cose sono andate così e quindi il risultato politico non cambia.

E’ del tutto evidente infatti che l’attuale gruppo dirigente del PD ha scelto di puntare alla modifica della legge elettorale per le elezioni europee con tutte le sue forze. Nella speranza che l’attuale perdita verticale di consensi che sta colpendo il PD trovi nella soglia di sbarramento delle europee un modo per costringere, almeno in parte, gli elettori di sinistra a votare alle prossime elezioni quello che forse considerano il meno peggio, cioè il PD.

Non c’è dubbio che il tentativo del PD di modificare in extremis la legge elettorale è un segnale di crisi di un disegno politico e di un gruppo dirigente. Fino al punto da spingersi a creare una situazione discutibile dal punto di vista democratico, come arrivare a tentare di sottrarre agli elettori di sinistra la possibilità di scelta e questo per cercare di evitare di perdere troppi voti a sinistra, da cui – va ricordato - sono arrivati al PD un milione e mezzo di voti il 13-14 aprile 2008, in nome del cosiddetto voto utile. Non si tratta della questione dello sbarramento in sé, ma di questo livello di sbarramento, imposto ora e in questo modo.

Questa scelta è oggettivamente una forzatura antidemocratica e soprattutto porta il PD ad imitare comportamenti tipicamente berlusconiani come farsi le leggi più convenienti.

C’è da chiedersi però se il risultato sarà effettivamente quello che il gruppo dirigente del PD si attende, in altre parole se ne valeva la pena.

Infatti non è detto che questa mossa quasi disperata darà le soddisfazioni sperate.

Anzitutto gli elettori hanno già metabolizzato che il voto “utile” dello scorso aprile è stato sostanzialmente un inganno e quindi ora difficilmente ripeteranno la scelta votando in modo “coatto” per il PD.

Il bipolarismo costruito a colpi d’ariete non ha molte speranze, prima o poi qualcuno dimostrerà che il re è nudo e in questo senso Casini ha detto cose convincenti. 

Quella del PD è certo una mossa disperata ma non è nemmeno tanto lucida perché a sinistra questa iniziativa, come è ovvio, non è stata gradita e mette seriamente a rischio sia le coalizioni locali che le posizioni politiche che, pur criticando il PD, ritenevano tuttavia necessario riprendere il filo di un’iniziativa unitaria nell’ambito del centro sinistra. Spero non si avvii la rincorsa del tanto peggio tanto meglio e tuttavia non c’è dubbio che l’iniziativa non è di quelle che aiutano il confronto.

Dopo la litania delle 2 vittorie (in realtà ha vinto solo Berlusconi) c’è ora il secondo round di tentare la cancellazione ex ante della sinistra, a partire dalle liste, senza contare che così ci si consegna sostanzialmente nelle mani della destra senza la quale - come è ovvio - la legge non potrebbe mai essere approvata. A questo proposito Enrico Letta ha detto cose giuste.

Bruciare i vascelli alle spalle e mettere le dita negli occhi alla sinistra, tanto più se il risultato non verrà centrato, con questa iniziativa si sarà solo accelerata la fine della leadership attuale del PD. Non a caso qualche consenso all’operazione sembra avere un carattere in realtà poco amichevole e se la sconfitta del PD non sarà evitata probabilmente si aprirà il regolamento di conti che è sotto traccia da tempo, sospeso per le europee.

Perché questa operazione può non riuscire nell’intento?

Anzitutto le elezioni europee non vedono in campo il problema del Governo e quindi il cosiddetto voto “utile” e quindi non ha la forza della scelta politica contro Berlusconi dell’aprile scorso, quando il PD paradossalmente ha beneficiato della pregiudiziale contro la destra, molto sentita a sinistra, nello stesso momento in cui diceva di escluderla a parole.

E’ evidente che agli elettori, in particolare di sinistra, non piacerà passare dal voto utile al voto obbligatorio per il PD ed è difficile credere che molti accetteranno volentieri questa condizione di voto coatto. Inoltre se l’obiettivo, al di là degli infingimenti, è la distruzione di qualcuno non si può non mettere in conto una sua reazione.

C’è anche un versante a sinistra da valutare con attenzione.

Se la nuova legge elettorale europea arriverà in porto anche la sinistra non potrà continuare a dividersi come ora e sarà costretta ad una scelta innovativa per non essere distrutta. A una mossa del cavallo avrebbe detto Foa.

Non è in questione la legittimità di posizioni diverse all’interno della sinistra. Ma a questo punto occorre trovare una risposta nuova ad una situazione nuova, anzi di emergenza, che obbliga tutti a trovare un denominatore comune in nome del diritto della sinistra di continuare ad esistere. Questo è tanto più vero se con il voto di preferenza ognuno potrà far valere le sue preferenze politiche all’interno di un’unica lista. Non saremmo più alla lista posticcia e burocratica dell’Arcobaleno, ma alla possibilità di scegliere liberamente all’interno di un cartello elettorale. La sinistra realisticamente non può unire quello che si è diviso, magari da poco tempo, ma può tentare di realizzare, con una reazione all’altezza della sfida, una risposta per evitare il perdurare ulteriore della sconfitta. Alcune dichiarazioni di Revelli mi hanno colpito, più di tutto il distacco con cui guarda alla discussione attuale a sinistra e non mi sembra l’unico ad avere in uggia autoreferenzialità e chiusure. Prendersela con Revelli e con chi la pensa come lui è come prendersela con il termometro perchè c’è la febbre.

Quindi sarebbe bene registrare che c’è una diffusa opinione pubblica di sinistra che non ne può più di questa discussione lacerante senza fine e troppo spesso lontana dai drammi reali che attraversano la società italiana. Dirà pur qualcosa la crescita di uno sguardo invidioso verso gli USA, dove è evidente che qualcosa di importante sta cambiando.

Se è così, c’è un’unica soluzione per reagire alla nuova legge elettorale europea e non sta solo nel denunciare il tentativo antidemocratico che certamente la caratterizza e la conseguente semplificazione autoritaria.

La sinistra deve reagire con una proposta all’altezza della sfida e se è vero che è una forzatura la soglia di sbarramento al 4%, occorre reagire anzitutto sul terreno democratico, difendendo anzitutto il diritto della sinistra ad avere una rappresentanza parlamentare.

Certo si può decidere, come ripropone Polo, di non presentare le liste della sinistra alle europee. Del resto anch’io tempo fa l’ho proposto a SD in alternativa alla rissa tra le liste a sinistra, ma è certamente una scelta difensiva e da prendere in considerazione solo se tutte le altre strade si rivelassero impercorribili.

Migliore reazione è certo quella di una lista unica a sinistra che con le preferenze consenta a ciascuno di misurarsi e di essere misurato per i consensi che effettivamente ha. Se la legge verrà approvata definitivamente, e ormai è così, bisognerà farsi trovare preparati e anzi con una reazione all’altezza della sfida che riguarda l’esistenza stessa della sinistra non presente all’interno del PD.

Salvare la sinistra, pur con le sue contraddizioni, è un modo per guardare al futuro e consegnare al futuro la possibilità di sciogliere i nodi e le difficoltà attuali, che è del tutto evidente non saranno risolti in così poco tempo, prima delle elezioni.

Dallo sterminio della sinistra, per quante critiche si possono fare, non può nascere nulla di buono e perfino il PD ha in realtà tutto da guadagnare dal fallimento di questo disperato disegno. Anche questo è un modo per consegnare al futuro la possibilità di un’evoluzione politica diversa del PD.

Per questo non mi convince un atteggiamento che si limita a denunciare il misfatto. Il misfatto c’è ma è meglio lavorare per cercare di annullarlo e per farlo anche la sinistra deve reagire dimostrando di avere ben capito la gravità della situazione e quindi con risposte all’altezza della sfida. Solo così si potrà chiedere aiuto anche a personalità autorevoli della sinistra e riconosciute come tali per qualificare le liste. Le risposte di fronte ad una grave crisi come questa non possono essere difensive ma debbono puntare a rimuovere gli ostacoli di fondo e questi sono 2: il primo è l’ansia politica del PD in caduta libera di voti e l’altro è l’incapacità, fino ad ora, della sinistra di trovare una sintesi comune. 

 

Alfiero Grandi
direzione Sinistra Democratica

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