VITERBO (UNONOTIZIE.IT)

Gentile Direttore,

Anni fa riposi la mia fiducia in una banca cittadina nel cuore di molti “viterbesi” in quanto considerata loro benefattrice.

Depositai lì i miei risparmi di 32 anni di lavoro ed il tfr essendo da poco andato in pensione. Da sprovveduto investì metà della mia liquidazione in bond argentini in un periodo in cui tutte le banche, ribadisco tutte, conoscevano lo Stato di default dell’Argentina ed erano obbligate a far firmare al cliente una specifica liberatoria proprio per acquisti di titoli di quello Stato (questo dato è stato assunto nel bel Paese dai risparmiatori solo in questi ultimi anni).

Ovviamente non sapevo, non ero stato informato, né tantomeno avevo firmato alcun che riguardasse la conoscenza dell’elevato rischio di investimento per quel Paese.

Reiterati tentativi negli anni di giungere ad una bonaria composizione con quella banca dal cuore d’oro non sortirono effetto e quindi mi vidi costretto a promuovere un’azione legale nei confronti dell’Istituto.

Persi in primo grado di giudizio con motivazioni, che oggi sottoposte al vaglio di esperti in materia, mi hanno fatto assegnare il primato di essere l’unico Italiano, che avendo acquistato quei bond tra giugno e settembre del 2000 (mi si dice a default argentino noto tra addetti ai lavori) si è visto condannare in quanto da laureato avrebbe dovuto conoscere, secondo quel giudice, la materia finanziaria e non solo, ma anche per il contenuto di una registrazione di telefonata mai ascoltata in giudizio e di cui, dubitandone l’autenticità, per dimenticanze del mio difensore e per rifiuto del tribunale (questioni di scadenza di termini processuali) non ho avuto mai il piacere di riascoltare.

Deluso ed amareggiato, dauna giustizia da me considerata ingiusta e scarsamente esperta della materia in trattazione, feci un secondo grossolano errore e non interposi appello.

Oggi leggo che nella mia città persone importanti e Presidenti di Banca sono indagati per vari reati tra cui anche l’associazione a delinquere e leggo anche in prima pagina di un giornale locale un forte appello alla magistratura inquirente a non assecondare letendenze di qualcuno a voler insabbiare inchieste giudiziarie su cittadini notabili e che ricoprono innumerevoli cariche importanti.

Alla luce di questi fatti, ovviamente si riaprono delle ferite non del tutto rimarginate – fermo restando che tutto ciò dovrà essere processualmente accertato (se vi sarà un processo) attraverso tre gradi di giudizio e prima di un giudicato finale di colpevolezza rimane la presunzione di innocenza – mi chiedo e Le chiedo se esiste, come mi avrebbe garantito un avvocato di Milano, la possibilità di promuovere altro giudizio nei confronti di quella Banca con una nuova domanda magari da proporre presso altro Tribunale, o debbo mettermi l’anima in pace e, visto che i termini per interporre appello sono largamente scaduti, mi tengola mia per me “””ingiusta”” sentenza consolandomi con chi di ingiustizie ne ha patite di ben peggiori della mia.

Prego di apporre su questa mia la dicitura “lettera firmata” per non alimentare strumentalizzazioni.

LETTERA FIRMATA