Martellante è ripresa da tempo l'aggressione all'Alto Lazio la riconversione a carbone della centrale di Tor Valdaliga Nord; il mega-aeroporto a Viterbo; l'autostrada Livorno-Civitavecchia; il ritorno del nucleare a Montalto di Castro.
Mentre persistono e continuano le servitù militari, le operazioni speculative, le discariche fuorilegge, l'inquinamento dei suoli, delle acque e dell'aria, l'avvelenamento del territorio e delle persone che ci vivono.
Occorre un impegno corale e persuaso delle comunità locali per contrastare questa devastazione.
Occorre un impegno sincero e puntuale delle istituzioni per far valere la legalità.
Occorre contrastare l'assalto dei barbari speculatori con la forza della verità.
E occorre affermare con chiarezza che:
a) in riferimento alla mobilità: nuovi mega-aeroporti e nuove autostrade sono un disastro e un delitto; occorre invece potenziare subito il trasporto ferroviario;
b) in riferimento all'approvvigionamento energetico nuove centrali a carbone o peggio ancora nucleari sono un crimine e una follia; occorre invece valorizzare e potenziare fonti rinnovabili e risparmio energetico;
c) in riferimento alla vivibilità del territori occorre opporsi alle servitù e alle speculazioni, ai poteri criminali e all'inquinamento dell'unica casa comune che abbiamo; e invece difendere e valorizzare i beni ambientali e culturali e le autentiche vocazioni produttive del territorio;
d) in riferimento all'utilizzo delle risorse pubbliche: occorre opporsi agli sperperi e alle ruberie; e invece tutelare i beni comuni, ed utilizzare le pubbliche risorse per promuovere la salute, la sicurezza e i diritti delle persone oggi presenti nel territorio e delle generazioni future;
e) in riferimento ai criteri amministrativi: occorre avere un punto di vista globale anche nella più minuta delle scelte locali; ed occorre seguire quell'aureo "principio responsabilità" una cui adeguata formulazione suona "In dubio, contra projectum": ovvero meglio non fare quelle cose di cui potremmo doverci amaramente pentire quando ormai sarebbe troppo tardi per porvi rimedio.
Peppe Sini
responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo