Gentile direttore,

Apprendiamo dalla stampa locale (vedi Il Messaggero del 6 giugno u.s.) che  sussisterebbero “tanti dubbi sul progetto, predisposto da Aeroporti di Roma (AdR), la spa di gestione di Fiumicino e Ciampino che dovrà realizzare e quindi prendere in carico anche l'aviostazione viterbese”.

Continuiamo a non comprendere se il contenuto di questi articoli sia frutto di legittime fantasie giornalistiche o di esternazioni di qualche amministratore locale.
Considerato che troppe volte S.T.A.S.A. ha puntualizzato tempi e modi attraverso i quali (consultazioni comunitarie, verifiche ambientali, comunicazioni ad autorità ed ai cittadini dei risultati delle verifiche etc.etc.etc.) si possa giungere a parlare di progetto di una grande opera come di quella su cui si questiona, viene da pensare che si sia ritornati al 24 ottobre 2008, allorquando in conferenza stampa il Presidente Riggio ed il Commissario Europeo Tajani puntualizzarono, su specifica domanda di rappresentanti del nostro Centro Studi, che si era ancora nella fase di un esame prefattibilità e che era ancora tutto da vedere, in quanto condizionato dalla realizzazione di una ferrovia veloce aeroporto VT-Roma e fondi da reperire per finanziare questo importante ed indispensabile collegamento con la capitale.

Ci chiediamo allora, alla luce di quanto pubblicato dal Messaggero, se tutte le norme nazionali e comunitarie che dettano specifiche procedure da seguire per realizzare “grandi opere pubbliche” ed i soggetti istituzionali competenti a svolgerle nonché le modalità di partecipazione dei cittadini ai processi decisionali (in particolare per le valutazioni di impatto ambientale VIA e VAS) siano state cassate dal legislatore e noi non ce ne siamo accorti.

Non ci risulta infatti – a parte gli echi di sussulti e grida di imbarazzo nelle segrete stanze – che sia mai pervenuta alcuna informazione ufficiale al pubblico di cosa effettivamente si intenderebbe realizzare, a verifiche ambientali effettuate.
Eppure si parla di incongruenze di un progetto “che non c’è” (almeno per quanto fino ad oggi reso noto ai cittadini) relative all’ingresso di  un “aeroporto che non c’è” .
E su di un accesso ad “un aeroporto che non c’è” che in un superficiale documento programmatico ministeriale ed in una delibera d’intenti comunale, con la sua estensione, andrebbe ad occupare almeno un terzo delle 40 pozze termali viterbesi, ci si incontra oggi a Roma per risolvere la sua interferenza con il Bagnaccio, magari spostando l’ingresso dal Bagnaccio alle Zitelle.

E sulla base di tutto questo quadro confuso qualcuno continua a sostenere che al CIPE (comitato per la programmazione economica)  entro giugno, si dovranno formalizzare gli impegni finanziari per un “aeroporto che non c’è”,  sulla base di un “ progetto che non c’è”, che per essere realizzato necessita di “una linea ferroviaria che non c’è”.
Meno male – per lo meno stando alle informazioni rese gentilmente dal Messaggero al popolo – che il Presidente di ADR (Società Aeroporti di Roma) ha messo le mani avanti e, per prendere tempo su affermazioni semplicistiche di coloro che danno tutto per fatto, come l’omologo Presidente di ENAC, avrebbe proferito laconicamente: ”senza treno non si vola”.

Il massimo responsabile di ADR avrebbe poi anche aggiunto in proposito: ”… lo Stato ha il compito di darci questa concessione (ndr di progettare, costruire e gestire l’aeroporto di Viterbo) e di assicurare il collegamento (ndr ferroviario). Preciso questo a onore di chiarezza, perché è bene che ognuno sappia qual è il suo compito”.
S.T.A.S.A. conclude con un auspicio: speriamo che le ultime parole  del Presidente di ADR vengano interpretate nel modo più appropriato dagli amministratori locali il cui compito non è certamente quello di devastare la città di Viterbo i cui cittadini, stando a sondaggi svolti da un quotidiano locale nell’ormai lontano gennaio 2008, per il 70% non condividevano questa prospettiva.

Oggi il numero degli abitanti di Viterbo che respinge fermamente l’ipotesi del mega aeroporto calato sul nostro patrimonio termale, storico/culturale, archeologico e agricolo è sensibilmente aumentato rispetto ad un anno e mezzo fa.
Certo se le consultazioni popolari vengono poi fatte da politici con le ali con riunioni ad Acquapendente, a Bagnoregio, a S.Lorenzo, a Gradoli o  a Castiglione in Teverina  e via discorrendo, lontano da ogni forma d’impatto ambientale, siamo tranquillamente  ritenuti a credere che non si possa considerare valida questa alta percentuale di non condivisione.
E’ come se chiedessimo agli abitanti di Ostia se siano favorevoli o contrari alla chiusura dell’Aeroporto di Ciampino. Ma “che c’azzecca”  direbbe qualche forbito politico?

Per S.T.A.S.A.
Il  coordinatore dott. Bruno Barra

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