Ieri, martedì 30 giugno, si è conclusa la giornata contro l’illegalità nel campo agroalimentare. Il Palazzo Rospigliosi di Roma ha ospitato, nella tarda mattinata, la presentazione dell’iniziativa “Le vacanze nel piatto” che sancisce, con la firma di un protocollo, l’intesa tra Coldiretti (presidente Sergio Marini) e il Comando dei Carabinieri Politiche Agricole e Alimentari (comandante Col. Vincenzo Alonzi), attuata per contrastare frodi, illeciti amministrativi, ecc. nel campo alimentare, che incombono su turisti e cittadini italiani.

Il protocollo promuove controlli più adeguati, atti a rafforzare la lotta alla criminalità nel settore agricolo e agroalimentare, attraverso monitoraggi e analisi congiunte; favorisce, inoltre, la collaborazione con organismi internazionali che operano nel settore del contrasto alle frodi comunitarie. Coldiretti punta il dito sui falsi in campo alimentare che colpiscono l’intero territorio nazionale e si concretizzano in: “menù acchiappa turisti” e i “falsi souvenir di prodotti tipici”, pericoli che dovranno affrontare, specialmente nel periodo estivo, i nostri turisti.

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Durante l’incontro con giornalisti ed esperti del settore, il presidente della Coldiretti mostra sei piatti della tradizione italiana e un dolce (un tiramisù preparato con panna invece che mascarpone), ottenuti con ingredienti contraffatti o con un’alterazione della ricetta originale. Tra i piatti più contraffatti abbiamo spaghetti alla bolognese, un’invenzione completamente sconosciuta alla cucina emiliana; pasta alla carbonara (Lazio) con prosciutto cotto e comune formaggio grattugiato al posto di guanciale e Pecorino Romano; pasta al pesto (Liguria) preparata con comune formaggio, mandorle, noci o pistacchi in sostituzione di Parmigiano Reggiano e pinoli; pasta alla Norma (Sicilia) con formaggio grattugiato in sostituzione di ricotta salata.

Non mancano all’appello neanche i secondi, tra cui la cotoletta alla milanese ottenuta impanando carne di pollo o maiale, piuttosto che di vitello, fritta nell’olio di semi invece che nel burro e infine, la caprese con formaggio industriale ottenuto da cagliate congelate. “Il rischio tarocco - sottolinea Sergio Marini – riguarda anche i souvenir enogastronomici, acquistati nei luoghi di vacanza, che vengono spacciati come tipici del territorio, ma che non hanno nessun legame con la realtà produttiva locale”.

Per non cadere nell’inganno causato dalla contraffazione, la Coldiretti consiglia: “per i piatti falsificati, porre attenzione ai ristoranti delle località più turistiche e scegliere quei locali che espongono gli ingredienti delle loro portate - aggiunge – per gli acquisti di prodotti gastronomici autentici, orientare le spese verso alimenti che si fregiano, mediante l’apposizione di un logo specifico, di un marchio protetto dall’Unione Europea (Dop/Igp – Docg/Doc/Igt), mentre, per i prodotti tipici, non a denominazione - suggerisce - comprarli direttamente del produttore”.

Coldiretti ricorda che la nostra nazione vanta 180 denominazioni di origine riconosciute a livello comunitario e 4396 prodotti tipici - tradizionali censiti dalle regioni. Inoltre, nel panorama vinicolo spiccano ben 477 vini a denominazione di origine controllata, controllata e garantita e a indicazione geografica tipica, nello specifico: 41 Docg, 316 Doc e 120 Igt. Nella giornata all’insegna della lotta alla contraffazione, Coldiretti festeggia anche un evento “storico”, l’entrata in vigore, dal 1 luglio 2009, del Regolamento (CE) N.182 datato 6 marzo 2009, che obbliga ad indicare, in etichetta, la provenienza delle olive impiegate per produrre olio vergine ed extravergine di oliva in commercio. «Finalmente una risposta coerente alla necessità di combattere le truffe» – sottolinea Coldiretti – «che garantisce la trasparenza alle scelte di acquisto dei consumatori».

Il gastronomo racconta

Per troppi anni è stato spacciato come Made in Italy l’extravergine ottenuto da miscele di oli provenienti dalle nostre più grandi nazioni concorrenti: Spagna, Grecia, Portogallo, Tunisia, Marocco, Siria, senza che i consumatori ne fossero informati. Il vero olio italiano sarà, dal consumatore, identificato grazie a una delle seguenti diciture: “prodotto ottenuto da ovile coltivate in Italia o italiane”, “olio prodotto al 100% da olive italiane” oppure, “olio italiano 100% ottenuto da olive coltivate in Italia”, apposta sotto la denominazione di vendita ovvero la classificazione degli oli di oliva (Reg.to 1513/01).

Per le miscele di oli d’oliva originari di uno Stato membro o Paese Terzo avremo una delle seguenti indicazioni: “miscela di oli di oliva comunitari o non comunitari” oppure “miscela di oli di oliva comunitari e non comunitari”. La Coldiretti conclude l’iniziativa con soddisfazione per il suo operato, che ha portato in questi anni l’indicazione di provenienza dei seguenti cibi: carne di pollo e bovina, frutta e verdura fresca, uova, miele, passata di pomodoro, latte fresco, pesce. Si auspica, per gli anni futuri, che l’etichettatura sia estesa a tutti quei i prodotti alimentari che sono ancora anonimi.

Andrea Russo

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