Il lago di Vico sta letteralmente morendo, questa triste notizia è stata data ieri alla sala conferenze della Provincia di Viterbo. Una riunione indetta dall’Assessorato Ambiente della Provincia per presentare i dati definitivi di un’indagine andata avanti per due anni sulle  acque del lago di Vico. Relatore il biologo della provincia Paolo Andreani, presenti dirigenti dell’ARPA, della ASL, dell’Istituto Superiore di Sanità dell’Università della Tuscia, più le principali associazioni ambientaliste del viterbese.

Dal quadro tracciato da Andreani è emerso che il lago di Vico sta “soffocando”, l’ossigeno disciolto nelle sue acque sta scomparendo. Già sotto i 20 metri il lago e privo di ossigeno. La mancanza di ossigeno nei fondali consente purtroppo il deposito di sedimenti  che possono dar luogo a sostanze velenose quali ammoniaca e idrogeno solforato, che sottraggono il loro spazio vitale agli organismi del fondo dei laghi. Le uova di pesce sul fondo delle acque (ad es. quelle di coregone) non sopravvivono. Che il coregone non si riproduce più nel lago di Vico è ormai una realtà. I motivi di questa inesorabile eutrofizzazione del lago, secondo Andreani, non va ricercata negli scarichi di ristoranti e di altre attività lungo il lago e questo perché da un recente controllo gli scarichi avvengono in fosse di contenimento e raccordati fuori del lago stesso, ma da altre fonti. Andreani molto diplomaticamente non ha aggiunto altro. A quel punto invece ha preso la parola lo scienziato ecologo  Giuseppe Nascetti, prorettore dell’Università della Tuscia, che ha puntato il dito verso la vera causa delle morte del lago e ciò l’uso dissennato e irresponsabile di prodotti chimici irrorati dai coltivatori di nocciole nella valle di Vico.

-“Se questi agricoltori non cessano di infierire sull’ecosistema della riserva naturale del lago con l’uso eccessivo di prodotti chimici  e di pesticidi, tra qualche anno dovranno rendere conto alla collettività della morte del lago di Vico”-. Affermazione questa che ha accolto il plauso della sala. L’Assessore all’ambiente del Comune di Caprarola, Arcangeli, si è dichiarato pronto ad indire una riunione con scienziati e agricoltori di Caprarola per  cercare di affrontare e risolvere  questo problema. Si è parlato anche dell’alga rossa (Plankthotrix rubescens) che rilascia una tossina pericolosa per la salute umana. Alga microscopica alimentata dai fertilizzanti agricoli che dilavano verso il lago. Di conseguenza si  è passati a  parlare dell’acqua potabile dentro le case che, a detta dei tecnici presenti, gli attuali filtri dei depuratori non sono in grado di bloccare del tutto la micidiale alga rossa e in particolare le sue microcistine. -“Servono metodiche nuove e non le obsolete sabbie da filtrazione o i carboni attivi.

Il Comune di Todi, che in passato aveva gli stessi problemi, è riuscito a risolverli con i nuovi impianti di depurazione. Ci si metta in contatto con questo comune”-. Ha sottolineato il responsabile dell’Istituto Superiore di Sanità. Il Comune di Caprarola si è subito dichiarato pronto a prendere in esame questi nuovi metodi di depurazione. Il comune di Ronciglione, rappresentato dall’Assessore all’Ambiente Pietro Lazzaroni, ha invece polemizzato con i comitati di cittadini e con le associazioni ambientaliste che, secondo lui , stanno facendo del puro terrorismo nell’informare la gente sulla presenza di arsenico ed altri veleni nelle acque per uso potabile nelle case; acqua invece più che potabile per il comune. Sempre l’assessore ha concluso informando i comitati e le associazioni ambientaliste presenti in sala della volontà del comune di procedere nei loro confronti per vie legali.
Tali affermazioni hanno lasciato interdetta la sala da dove sono partite anche male parole, mentre la coordinatrice della provincia ha ribadito che bisogna pensare a dare acqua sana ai cittadini e non a fare minacce di denunce verso chi invece si preoccupa della salute delle persone.

-“Sono sbigottito", ha commentato alla fine della riunione, Ennio La Malfa, presidente di Accademia Kronos ”mentre i sindaci di Capranica, Civita Castellana dove a spese nostre abbiamo fatto i prelievi alcuni mesi fa e informato le autorità sui valori di Arsenico e di Uranio 238 nelle acque, ci hanno ringraziato per l’impegno profuso a tutela del cittadino, il comune di Ronciglione ci vuole addirittura denunciare. Non pensavo che cercare di difendere la salute delle persone e l’ambiente naturale fossero azioni criminali da perseguire. E pensare che abbiamo sempre informato e scritto al comune di Ronciglione invitandolo alle nostre riunioni, ma puntualmente sempre disattese”-.
Intanto il 4 di marzo, alla sede di Accademia Kronos di Ronciglione, verranno resi noti al pubblico gli ultimi dati della presenza di inquinanti radioattivi nelle acque di Ronciglione, analisi effettuata presso il laboratorio dell’Università di Piacenza a spese dell’associazione.

Filippo Mariani

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