Il progetto dell'Enel di riconvertire a carbone la centrale di Torre Valdaliga Nord a Civitavecchia oltre che dannoso per la salute e l'ambiente presenta evidenti aspetti di violazione di quanto sancito dalla Costituzione della Repubblica Italiana.

La centrale di Tor Valdaliga Nord, insieme a quella di Tor Valdaliga Sud e a quella di Fiumaretta (spenta nel 1990) sempre a Civitavecchia, e a quella di Montalto di Castro nel viterbese, costituisce da decenni il polo energetico piu' grande d'Europa. In un comprensorio territoriale molto piccolo (le centrali sono distanti meno di 25 km l'una dall'altra) vengono prodotti dalla combustione di olio, gas e gasolio circa 7.240 megawatt. Una servitu'che nel corso di quasi mezzo secolo di storia energetica italiana, ha gia' avuto gravissime ripercussioni per l'ambiente e per la salute delle persone.

La centrale di Tor Valdaliga Nord una volta riconvertita brucera' ogni anno circa 3 milioni e 900 mila tonnellate di carbone, il piu' dannoso ed inquinante tra i combustibili fossili.

La propaganda dell'Enel sostiene che l'inquinamento prodotto sara' minimo e costantemente sotto controllo, e che una volta realizzata la centrale sara' fonte di occupazione e sviluppo economico, e portera' anche notevoli "compensazioni" (una monetizzazione del danno e del rischio ambientale) alle casse delle amministrazioni locali.

Questa riconversione della centrale ha incontrato subito la forte, decisa e motivata opposizione dei cittadini residenti nei comuni interessati e limitrofi, e all'inizio anche quella delle istituzioni locali, in particolare dei Comuni della zona, del Comune di Roma, delle Province di Roma e Viterbo, e della Regione Lazio, alcune delle quali poi hanno invece scelto una linea semre piu' ambigua e cedevole alle pressioni dell'ente elettrico, decidendo infine di accettare le compensazioni promesse in cambio della sottoscrizione di un documento di collaborazione con l'Enel: in sostanza esprimendo un'accettazione della messa in funzione dell'impianto sul territorio.

La vicenda della centrale di Tor Valdaliga Nord e' una delle tante vicende italiane che s'inscrivono purtroppo in quella strategia politica ed economica che pur di fare affari e generare profitti non esita ad aggredire e distruggere salute, ambiente, tradizioni, cultura e finanche floride economie locali preesistenti.

Ma questa politica di rapacita' e di devastazione, di danno ambientale e sanitario, di aggressione ai beni comuni e ai diritti delle persone e delle comunta' locali, e' compatibile con la legislazione italiana, o e' invece illegale e criminale?

Analizziamo cio' che sta accadendo mettendolo a confronto con la Costituzione della Repubblica Italiana, fondamento del nostro ordinamento giuridico.

*

La Costituzione della nostra Repubblica e' la carta fondante i diritti e i doveri dell'intera comunita' nazionale; definisce l'ordinamento istituzionale, il quadro normativo, le funzioni della pubblica amministrazione; e' la legge a cui tutte le altre leggi sono subordinate.

Ed ogni intervento politico, economico e sociale dovrebbe svilupparsi nel pieno rispetto del suo dettato, ma evidentemente troppo spesso non e' cosi'.

Sicuramente non e' cosi' nel caso della centrale di Tor Valdaliga Nord, la cui riconversione a carbone e' in palese violazione di alcuni importanti articoli costituzionali.

Art. 1 della Costituzione: "L'Italia e' una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranita' appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione".

Art. 3 della Costituzione: "... E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la liberta'

e la uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".

Art. 4 della Costituzione: "La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto".

Art. 35 della Costituzione: "La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni".

E' evidente come  nel caso della centrale di Tor Valdaliga Nord la sovranita' e la partecipazione del popolo, in questo caso delle popolazioni locali, in merito alla decisione riguardante lo sviluppo sociale ed economico del proprio territorio, sia rimasta inascoltata e sia stata negata, come il diritto al lavoro e alla sua tutela.

I gas nocivi e velenosi e le sostanze inquinanti che usciranno dai camini della centrale si riverseranno nell'ambiente, e questo provochera' una danno enorme all'economia locale con perdita di posti di lavoro e forte compromissione delle reali vocazioni economiche locali, incentrate sull'agricoltura di prodotti di eccellenza, la pesca, il turismo. Ne consegue la negazione del diritto ad un lavoro dignitoso e sicuro. E' a questo proposito c'e' purtroppo anche da registrare la morte di due giovani operai, Michele Cozzolino e Ivan Ciffary, morti avvenute proprio nel cantiere Enel. Due morti che si aggiungono al lungo elenco di lavoratori che muoiono o che subiscono gravi infortuni proprio a causa della non attuazione del diritto a un lavoro dignitoso e sicuro.

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Art. 9 della Costituzione: "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione".

Il territorio che subirebbe il danno dall'accensione di questa centrale a carbone e' un territorio di grande ricchezza dal punto di vista paesaggistico, naturalistico, turistico, artistico, archeologico.

Le necropoli etrusche di Tarquinia e Cerveteri sono state dichiarate patrimonio dell'umanita' dall'Unesco. Tutta la fascia costiera che va da Civitavecchia sino a Montalto di Castro e' di grande importanza per lo studio di insediamenti etruschi ancora oggi oggetto di ricerca come dimostrato dalla ricca documentazione presente negli archivi della Soprintendenza ai Beni Archeologici dell'Etruria Meridionale.

In questo particolare ed unico territorio e' presente anche la Riserva del Borgo e delle Saline di Tarquinia, istituita nel 1980. Questa area, designata come Sic (Sito d'importanza comunitaria) e Zps (Zona a protezione speciale), si estende per circa 170 ettari lungo il litorale di Tarquinia.

L'istituzione della Riserva ha consentito la protezione di un ambiente  di particolare e suggestiva bellezza, con  una speciale attenzione alla conservazione degli uccelli tipici delle lagune costiere. Di recente in questa area e' stato recuperato il borgo ottocentesco dove abitavano gli operai addetti alle saline ed e' stato realizzato il primo centro ittiogenico d'Italia. Un grande laboratorio e centro di ricerca universitario a cielo aperto. Qui infatti vengono studiati, allevati e riprodotti pesci e crostacei per il ripopolamento della fauna marina. Questo centro unico per tipo di studi e ricerche e' gestito dal Dipartimento di ecologia e sviluppo economico sostenibile (Decos) dell'Universita' della Tuscia. Per questo progetto di recupero e riqualificazione, di grande rilievo naturalistico e scientifico, sono stati spesi 5.700.000 euro, finanziati dall'Unione Europea e da altre istituzioni.

La centrale a caarbone di Tor Valdaliga Nord impatterebbe su tutto cio' in modo devastante.

Risulta lampante alla luce delle peculiari caratteristiche di questo territorio la negazione del diritto costituzionale che impone la salvaguardia e la tutela del patrimonio storico-artistico nazionale.

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Art. 32 della Costituzione: "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettivita', e garantisce cure gratuite agli indigenti".

La centrale di Tor Valdaliga Nord, come si legge dai dati estratti dalla relazione Ctu del Collegio peritale di Civitavecchia, brucera' quasi 4 milioni di tonnellate di carbone l'anno, emettera' ogni anno oltre 10 milioni di tonnellate di CO2 (anidride carbonica), migliaia di tonnellate di gas pericolosi, in particolare ossidi di zolfo e ossidi di azoto, e oltre 700 tonnellate tra polveri fini, ultrafini e metalli pesanti, in particolare mercurio, arsenico, cadmio, nichel e radionuclidi generati dalla presenza di radon nel carbone. Questi gas, metalli pesanti e polveri fini e ultrafini del diametro del micron (PM10, PM5, PM 2.5) sono oltremodo dannosi per l'ambiente e la salute. Essi infatti si accumulano nel terreno, nell'aria, nelle acque, nel mare, nella flora, nella fauna, entrando cosi' nella catena alimentare. Sono trasportati dai venti anche a centinaia di chilometri di distanza dalla centrale. Essi penetrano attraverso tutte le barriere e membrane organiche - compresi i nervi cranici, la barriera ematocerebrale, la placenta, gli endoteli, le membrane plasmatiche, raggiungendo i nuclei cellulari col proprio carico di metalli pesanti ed altri fattori cancerogeni, interferendo cosi' con i sistemi di riparazione del Dna e con i meccanismi dell'espressione genica.

Studi scientifici condotti mostrano l'evidente correlazione tra l'esposizione alle polveri sottili ed ultrasottili e l'aumento dei ricoveri ospedalieri, della mortalita', delle malattie respiratorie, delle malattie cronico-degenerative (Alzheimer, Sclerosi laterale amiotrofica, Sclerosi multipla), delle malattie endocrine, delle malattie neoplastiche e del sistema cardiovascolare.

Recentissimi studi  mostrano anche come gli idrocarburi policiclici aromatici (Ipa), derivanti sempre dalla combustione del carbone, oltre ad avere un'azione mutagena e oncogenica, interferiscono negativamente nella riproduzione e nello sviluppo fetale durante la gravidanze di donne esposte.

La centrale di Tor Valdaliga Nord, inoltre, non brucera' "carbone pulito"

come si affanna a propagandare l'Enel, in quanto non e' possibile evitare la produzione e l'immissione in aria e mare di inquinanti tossici. In una sola parola la tecnica denominata "ciclo combinato di gasificazione integrata del carbone" (Igcc) e' ancora in fase di studio e pertanto non verra' ne' potra'

essere utilizzata nella centrale di Tor Valdaliga Nord. Inoltre queste nuove tecnologie portano soltanto ad un incremento dell'efficienza degli impianti e solo a parziali riduzioni di alcune emissioni e non risolvono il problema legato alle polveri fini ed ultrafini (PM2.5 e PM 5), ai metalli pesanti e agli isotopi radioattivi che vengono formati e sprigionati dalla combustione del carbone. Neanche la dotazioni di sistemi di filtraggio sempre piu'

selettivi risolve questo problema, infatti proprio a causa della presenza di questi filtri piu' selettivi vengono aumentate le emissioni delle polveri ultrafini. Questo fenomeno si realizza in quanto le polveri di dimensioni piu' grandi (PM 10) vengono rilasciate in quantita' enormi quando non sono filtrate legando alla loro superficie le polveri ultrafini. Quando invece il PM 10 viene bloccato da questi filtri piu' innovativi si riduce l'adesione delle polveri di piu' piccolo calibro che cosi' vengono liberate nell'aria in quantita' maggiori.

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Se mai la centrale dovesse entrare in funzione (ed e' necessario e doveroso l'impegno di tutte le persone di volonta' buona e di tutte le istituzioni fedeli alla legalita' costituzionale, allo stato di diritto, all'ordinamento giuridico democratico) essa andrebbe ad aumentare il danno alla salute e all'ambiente in un territorio gia' ferito e sofferente.

L'area di Civitavecchia infatti presenta numerose criticita' dal punto di vista ambientale: oltre alle centrali elettriche e' sede di uno dei porti crocieristici piu' importanti del Mediterraneo, il che significa un presenza continua di grandi navi alimentate a gasolio; vi sono inoltre una serie di attivita' industriali, la presenza di elettrodotti che sviluppano intensi campi elettromagnetici, un intenso traffico veicolare su gomma.

In  questa piccola area ristretta gravano da decenni molteplici fattori d'inquinamento, e per questo motivo  sono stati avviati, gia' dagli anni '80, numerosi studi sullo stato della salute dei residenti.

Le centrali di Civitavecchia Tor Valdaliga Nord e Tor Valdaliga Sud hanno ultimato solo nel 1999 gli interventi di "ambientalizzazione" per adeguarsi alle normative di restrizione circa le emissioni inquinanti in atmosfera.

Nel 1996 un'analisi dell'Osservatorio Epidemiologico Regionale metteva in evidenza come nel  triennio 1990/1992 l'area di Civitavecchia (comprensiva dei comuni di Tolfa, Allumiere e Santa Marinella) detenesse il triste primato della piu' alta mortalita' per tumore polmonare ed occupasse il secondo posto per mortalita' neoplastica in generale nella regione Lazio.

Ulteriori studi hanno confermato queste osservazioni.

Uno studio pubblicato sulla rivista "Epidemiologia e prevenzione"

nell'ottobre del 2006  evidenzia l'eccesso di casi di tumore polmonare e pleurico, asma bronchiale, insieme ad un incremento dei casi di insufficienza cronica renale.

E' quindi evidente, e gli studi e i dati scientifici lo confermano, che la popolazione del luogo, che da piu' di 40 anni gia' subisce la servitu'

energetica dovuta all'essere il polo energetico piu' grande d'Europa, ha gia' pagato e paga un enorme tributo in termini di malattie e morte.

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Mettere in attivita' la centrale a carbone di Tor Valdaliga Nord significa non tener conto di questa situazione ed aggiungere ulteriori fattori di rischio e danno alla salute delle persone e in particolare a quella dei bambini. La scelta piu' opportuna sarebbe invece un esame attento e dettagliato dello stato di salute dell'ambiente e dei residenti insieme all'avvio di pratiche di risanamento ed  eventuale decontaminazione.

Le istituzioni Regione, Provincia di Roma e Viterbo e i Comuni dell'Alto Lazio dovrebbero avviare immediatamente queste indagini e decidere insieme ai cittadini del futuro e della salute delle persone e del proprio territorio.

E' il rispetto dell'art. 32 della Costituzione della Repubblica Italiana che afferma, che impone questo e solo questo comportamento a chi per delega dei cittadini li rappresenta nelle istituzioni.

Il rispetto di questo fondamentale articolo della nostra Costituzione non puo' essere barattato con alcuna, anche se milionaria, cosiddetta "compensazione" economica da parte dell'Enel. Nessuna decisione politica o amministrativa puo' violare il rispetto della persona umana nei suoi fondamentali diritti, a cominciare da quello alla salute e a vivere in un ambiente sano.

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Art. 41 della Costituzione: "L'iniziativa economica privata e' libera. Non puo' svolgersi in contrasto con l'utilita' sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla liberta', alla dignita' umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perche' l'attivita' economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali".

La scelta di riconvertire a carbone la centrale di Tor Valdaliga Nord e' in contrasto con questo articolo costituzionale, e trova motivazione solo nell'ottica di un maggior guadagno per l'Enel, in quanto il carbone e' tra i combustibili fossili quello che sicuramente costa meno ma e' anche quello che inquina e danneggia di piu' salute e ambiente, inoltre e' il combustibile fossile con il piu' elevato coefficiente di produzione di CO2 (anidride carbonica).

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La scelta dell'Enel a favore del carbone oltre che dannosa per la salute e l'ambiente e' in netto contrasto con le direttive del protocollo di Kyoto che impongono scelte energetiche tali da ridurre del 20% le emissioni di CO2 entro il 2020 in quanto l'incremento dei gas serra e in particolare della CO2 e' il principale responsabile del surriscaldamento climatico; un fenomeno che gia' sta danneggiando il nostro pianeta, e che minaccia la vita stessa delle specie vegetali, animali e di quella umana. L'enorme quantitativo di anidride carbonica emessa dalla centrale andra' in particolare a peggiorare la gia' difficile e insalubre qualita' dell'aria del Lazio e in particolare della Tuscia.

La riconversione della centrale di Tor Valdaliga Nord non e' quindi assolutamente conciliabile con gli impegni di riduzione delle emissioni inquinanti, e sottoporra' l'Italia in ambito comunitario a procedimenti di infrazione e al pagamento di costosissime multe dell'ordine di milioni di euro che saranno presi come al solito dalle tasche dei contribuenti italiani.

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E' quindi una iniziativa economica che rappresenta un attentato all'ambiente, alla salute, alla sicurezza, alla dignita' umana. e che provochera' nocumento all'intera comunita' nazionale.

Una scelta economico-energetica dannosa, vecchia e superata: insensata.

L'Italia continua ad investire nel carbone mentre avrebbe a disposizione scienziati, tecnologie ed imprenditoria capace di produrre energia pulita dalle fonti rinnovabili e non inquinanti come il sole e il vento.

L'energia da fonti rinnovabili insieme ad una sana politica di risparmio energetico sarebbero la soluzione piu' giusta e sana, e cosi' si metterebbe fine nel concreto alle tante inutili discussioni e irragionevoli proclami sulla presunta (e in verita' fasulla) "necessita'" delle centrali nucleari, che tra l'altro si stanno dismettendo in tutto il mondo.

La riconversione a carbone della centrale di Tor Valdaliga Nord e' quindi una iniziativa economica dell'Enel che mai avrebbe dovuto e potuto essere avviata se fosse stato rispettato il dettato costituzionale.

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Art. 97 della Costituzione: "I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e la imparzialita' dell'amministrazione".

Nel caso del progetto in questione se i pubblici uffici competenti avessero predisposto in maniera opportuna, adeguata, efficace, complessiva, esaustiva, la Valutazione di Impatto Ambientale (Via), la Valutazione Ambientale Strategica (Vas), la Valutazione dell'Impatto sulla Salute (Vis), anche alla luce del principio di precauzione e con il corretto monitoraggio per la rilevazione di fattori d'inquinamento gia' presenti nell'aria e nelle acque, la riconversione della centrale non sarebbe stata certo autorizzata.

e forse neanche ipotizzata.

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Art. 28 della Costituzione: "I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti. In tali casi la responsabilita' civile si estende allo Stato e agli enti pubblici".

Secondo la sentenza della Corte di Cassazione 18 febbraio 2000, n. 1890, "l'

art. 28 Cost. si applica anche ai soggetti come i sindaci dei Comuni, svolgenti funzioni pubbliche senza essere legati all'ente da un rapporto di servizio".

Alla luce di questa sentenza e in considerazione dell'art. 50 del D. Lgs.

267/2000 che afferma che "in caso di emergenze sanitarie o di igiene pubblica a carattere esclusivamente locale le ordinanze contingibili e urgenti sono adottate dal sindaco, quale rappresentante della comunita' locale" si delinea il ruolo che i sindaci possono e devono ancora svolgere in questa vicenda per la tutela dell'ambiente e della salute delle comunita' che rappresentano: tutelare i diritti della popolazione, far rispettare la legislazione in vigore, impedire la realizzazioen di opere nocive e distruttive.

*

Alla luce di quanto sopra esposto, risulta chiaro che il voler procedere all'attivazione della centrale a carbone si configura oltre che come un attentato alla salute e all'ambiente anche come un'opera che viola i diritti riconosciuti e sanciti dalla Costituzione, quindi un'opera non compatibile con quanto affermato dalle leggi, e che va a gravare su un'area già ad elevato rischio ambientale.

I sindaci, di concerto con le altre istituzioni, insieme alle proprie comunita', richiamandosi al rispetto della Costituzione, delle vigenti leggi nazionali e delle direttive della Unione Europea, hanno ancora il potere e il dovere di contrastare la messa in funzione della centrale a carbone.

Dovere che viene loro dall'aver giurato fedelta' alla Costituzione della Repubblica Italiana (e nel caso specifico corroborato anche dal mandato che hanno ricevuto dagli elettori sulla base di programmi, dichiariazioni ed atti deliberativi che esprimevano netta opposizione al progetto dell'Enel).

I cittadini e i comitati hanno dalla loro parte la forza della verita' e del diritto, la legittimita' delle proprie ragioni, il riferimento alla Costituzione: ed e' per questo che e' possibile - oltre che necessario - fermare questa ennesima barbara e violenta aggressione al diritto alla vita delle persone. Con la forza della legalita', con la forza della verita', con la forza della dignita' umana.

 

Antonella Litta

referente per Viterbo dell'Associazione italiana medici per l'ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia)

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