È sconfortante e penoso aver ascoltato il canto dell’inganno intonato con professionale maestria ancora una volta da Gianfranco Fini, dal Palcoscenico di Mirabello: senza orrore per il luogo ed i temi prescelti nei giorni di settembre poco propizi per ricordanze serene.
Nella sua concupiscenza dissolutrice nel tempo intercorso dal Congresso di Fiuggi del 1995 in poi, si era disfatto come se fosse zavorra ingombrante della memoria comune della Destra sottoponendola alla sua arbitraria revisione, lasciandosi dietro le spalle storia, ideali, tesi e programmi politici di cui doveva essere il naturale curatore, custode, garante e realizzatore succedendo ad Almirante.
Ha invece bestemmiato sul Fascismo e su Mussolini omettendo da sempre di evidenziare i principi ispiratori della Destra Italiana basati in gran parte sulla dottrina sociale dell’Umanesimo del Lavoro e scaturigine comune del pensiero sociale della Chiesa sulle cui tesi si concretizzò lo stato sociale del Regime Fascista che poi sono trapassati in vari punti negli Ordinamenti della nostra Repubblica, sempre in attesa del ripristino degli Istituti partecipativi tra le parti sociali garantiti dallo Stato come è inutilmente richiamato nell’Art. 46 della nostra Costituzione e praticati in altri stati e nella stessa Commissione Europea.
Principi ai quali Fini avrebbe dovuto informare la sua azione propositiva come Leader della Destra all’interno dei governi di cui ha fatto parte. Ne avrebbe avuto di lavoro pertinente da fare.
All’atto finale dello scioglimento di Alleanza Nazionale e di Forza Italia nell’aprile del 2009, Egli aveva ormai completato dopo la abiura, lo smantellamento della Nostra identità: più personaggio di Bruto che grande Leader politico senza ormai più le ragioni per esserlo.
Si presentava così a mani vuote a quell’appuntamento finale aderendo totalmente ai programmi liberamente concordati e sottoscritti con Berlusconi.
Ne percepiva i previsti dividendi percentuali del “potere” per la propria numerosa casta di colonnelli e affini, dedicando a se stesso l’ambita terza carica istituzionale della Repubblica: che si tinse di nuovo antifascismo considerando i rigurgiti post resistenziali proclamanti dal Presidente Fini, riportando indietro a suo uso e consumo le lancette dell’orologio della storia al 25 aprile 1945: “applausi a sinistra”.
Ora in possesso del nulla, si è recato a Mirabello a raddoppiare se stesso nel rinnovato ruolo di infedele per reclamare “la fine della creatura” concepita con Berlusconi ma nata e battezzata a PDL.
È il mese di settembre tempo di migrare… di Dannunziana memoria per le transumanze nobili dei pastori di Abruzzo alle maremme.
Per altri un viaggio a ritroso in un tramonto di Badogliana reminiscenza.
Tutti a casa!
Onorevole Ferdinando Signorelli
Già Senatore della Repubblica per 4 Legislature per il Movimento Sociale Italiano ed Alleanza Nazionale, attualmente Dirigente Nazionale La Destra