Mi tuffo all’interno di un ampio bicchiere lasciandomi sprofondare fino ad immergermi totalmente. Mi faccio avvolgere dal suo contenuto, mi sento leggero, stordito, non capisco!!!
Che dici, lo faccio, ci provo!?
Si…è sempre l’immagine di una donna che viene forte alla mente.
Il primo incontro casuale, lo sguardo perso nei suoi colori, l’intensità e la persistenza del suo profumo mi avvolgono fino a farmi perdere la testa, senza alcun pensiero mi lascio andare totalmente, senza freni ne costrizioni, il calore del suo corpo…un bacio appassionato mi finisce, sono suo!!! Sono travolto da una forte emozione.

Emozione, che fa nascere in me un desiderio tale che mi spinge a cercarne altre ed altre ancora. Non mi stancherò mai di scoprire.
Mi piace osare e pensare che il mio incontro con il vino deve avere lo stesso coinvolgimento, non conosco ciò che c’è dentro il bicchiere ma la passione, la curiosità di scoprire, mi porterà ad avere sempre un rapporto nuovo.

Uno, dieci, cento!!! Ogni volta diverso da quello precedente!!! Apprezzare la lucentezza e brillantezza delle sfumature dei colori, scoprire l’intensità e persistenza degli incantevoli  profumi inebriandomi, assaporare la morbidezza, la freschezza e l’equilibrio del contenuto.
Mi fermo e rifletto!!! Sono queste le doti di un grande Vino?

Ricordo, quando da ragazzo, arrivava il tempo della vendemmia, era una festa per tutti. In particolare la fase della pigiatura, rigorosamente a piedi nudi all’interno di vasche di cemento, era un gioco, non capivo come quel gesto potesse trasformare gli acini di uva in mosto e poi in vino.
Mio nonno, contadino da sempre, aspettava con trepidazione il momento di assaggiare il primo bicchiere di vino, proponeva anche a me di farlo.

Buono, alcolico, aspro, bel colore…
Erano tutti termini che non mi facevano capire alcunchè, solo ora dopo tanti anni posso azzardare un confronto e dire che, quel bicchiere di vino tanto osannato da mio nonno non mi dava alcuna emozione, anzi ero quasi obbligato a smettere di bere.
Era come vedere un quadro che aveva perso la vivacità di tutti i suoi colori, era spento!!!
Era come trovarsi in un campo di fiori senza profumi.

VendemmiaNon capivo  come mai coloro che lo assaggiavano riuscivano ad esserne colti da piacere e poter esprimere un gradevole giudizio, ma intuivo che mio nonno aveva commesso a sua insaputa innumerevoli errori durante tutta la fase della vinificazione.
Oggi posso fare un pensiero e dire che la fatica e l’amore che il contadino ha  per il proprio lavoro doveva per forza essere ripagata dal suo vino, e di conseguenza egli stesso non poteva che amarlo cosi com’era, anche se con tanti difetti.

Fioretta, filante, spunto ed acescenza, casse ossidasica…queste sono alcune malattie e difetti che per  errata vinificazione o conservazione possono attaccare il vino alterandone i colori, i profumi ed anche il gusto.
Ritorno al passato, a mio nonno, il ricordo di quel bicchiere di vino si fa sempre più marcato nella mia mente.

Aspetto velato, sapore aspro e odore pungente, oggi lo posso ricondurre all’acescenza, malattia che colpisce vini deboli di alcol e struttura e che sono rimasti a lungo contatto con l’aria.
Oh…!!! Se potessi dire a mio nonno che bastava tenere colme le botti e ben pulite…

Un giorno di qualche tempo fa, un simpatico vecchietto mi disse “saper riconoscere i profumi di un vino è solo un gioco che la pratica e l’esperienza ti porterà un giorno a fare, ma  la cosa più importante che più di ogni altra cosa devi essere capace di fare, è riconoscere eventuali difetti”. Quel simpatico vecchietto faceva il contadino, ma era anche un noto enologo.

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