VITERBO, ARSENICO: INTERVENIRE PER RIDURRE RISCHIO SANITARIO.
Ultime notizie Tuscia - Dall’Associazione italiana medici per l’ambiente di Viterbo gli interventi immediati e necessari per ridurre l’esposizione delle persone all’Arsenico e per il rispetto di quanto stabilito dalla Commissione europea


La Commissione Europea il 28 ottobre 2010 con il documento n. C(2010)7605  ha respinto la richiesta dell’Italia per una ulteriore deroga del parametro Arsenico, elemento tossico e cancerogeno, nelle acque destinate a consumo umano.

L’Associazione italiana medici per l’ambiente (International Society of Doctors for the Environment - Italia)-Isde di Viterbo, nel  giudicare grave il persistere dei ritardi nella predisposizione ed attuazione di atti a tutela della salute pubblica, corrispondenti  a quanto stabilito dal documento in questione, propone, nel rispetto del Principio di precauzione, una serie di azioni ed interventi di realizzazione immediata e tesi alla riduzione del rischio sanitario per le popolazioni dei Comuni interessati da questa problematica ambientale:

1)      fornire immediatamente acqua dearsenificata da fonti alternative, anche con autobotti: alle scuole, agli asili-nido, agli ospedali, alle industrie alimentari, a tutti gli esercizi pubblici, alle donne in gravidanza, ai malati, ai bambini e ai neonati;

2)      informare in forma  ampia e diffusa la popolazione circa i rischi derivanti dall’assunzione di alimenti e acqua con presenza di Arsenico;  utilizzare a questo fine: radio, televisioni, giornali, manifesti e circolari da inviare nei presidi sanitari di tutta la regione Lazio;

3)      allestire in  ogni Comune  interessato da questa problematica ambientale più punti di approvvigionamento di acqua dearsenificata;

4)      utilizzare l’acqua degli acquedotti comunali solo per uso igienico-sanitario;

5)      verificare che in ogni Comune, che precedentemente era sottoposto a regime di deroga per l’Arsenico, siano emanate e fatte rispettare le ordinanze di non potabilità dell’acqua;

6)      iniziare in ogni Comune un monitoraggio settimanale del valore dell’Arsenico su tutti i punti di emungimento delle acque, al fine di poter determinare, in un periodo di 6-12 mesi,  una realistica media dei valori di Arsenico e  quindi, e solo dopo questo monitoraggio, se i valori risulteranno tutti entro e al di sotto dei 20 microgrammi/ litro sarà possibile ritirare le ordinanze di non potabilità delle acque ma sempre nel rispetto di quanto sarà stabilito successivamente dalla Commissione europea;

7)      acquisire i risultati degli accertamenti delle Asl  relativamente al rispetto del divieto di uso di acqua contenente Arsenico sia come bevanda che per le preparazioni alimentari;

8)      acquisire  le cartografie degli acquedotti comunali e verificare il  funzionamento di eventuali dearsenificatori già operativi;

9)      approntare immediatamente impianti mobili di dearsenificazione, che possano successivamente diventare definitivi e che utilizzino le migliori tecniche di dearsenificazione (per esempio quelle che  assorbono l’arsenico su granulati  naturali rigenerabili) senza compromettere le qualità organolettiche delle acque trattate e senza rilasciare in esse dannosi  residui dei  processi di dearsenificazione;

10)  chiedere garanzie almeno decennali sull’impiantistica di dearsenificazione proposta e contratti di fidejussione a tutela dei  pubblici investimenti.

 

 L’Associazione italiana medici per l’ambiente di Viterbo propone gli interventi di cui sopra, per l’estrema  urgenza di  ridurre subito l’esposizione delle popolazioni all’Arsenico.

L’Arsenico  infatti è un elemento tossico, classificato dall’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (I.A.R.C.) come elemento cancerogeno certo di classe 1 e posto in diretta correlazione con  molte patologie oncologiche e in particolare con il tumore del polmone, della vescica, del rene e della cute. L’esposizione  a questo elemento è stata associata anche a cancro del fegato e del colon e una sempre più consistente documentazione scientifica ne evidenzia un ruolo eziopatogenetico anche nelle malattie cardiovascolari, neurologiche e neuro comportamentali; nel diabete di tipo 2; in alcune patologie dermatologiche e dell’apparato respiratorio; nei disturbi della sfera riproduttiva e nelle malattie ematologiche.

 Proprio per queste evidenze scientifiche  il Decreto legislativo n. 31 del 2 febbraio 2001, modificato e integrato con successivo D.Lgs. 27/02, in recepimento della Direttiva  europea 98/83/CE, sin dal dicembre 2003, aveva indicato il limite  massimo per l’Arsenico nelle acque  destinate a consumo umano  in 10 μg/l (microgrammi/litro) e concesso periodi di deroga a questo limite, fino a 50 microgrammi/litro, solo perché si  realizzassero interventi  efficaci e definitivi.

L’Associazione italiana medici per l’ambiente di Viterbo nel chiedere che si ponga fine ad ogni ulteriore colpevole ritardo nella soluzione di questo problema, auspica da parte di  tutte le istituzioni  preposte un impegno ancora più forte e coerente per  far rispettare il diritto alla salute, come sancito dall’art.32  della Carta Costituzionale, e di quanto disposto nel già richiamato documento della Commissione europea.

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