SCONTRO POLIZIA PASTORI AL PORTO DI CIVITAVECCHIA: parte un'inchiesta sulla polizia - Sarà la magistratura a fare chiarezza sugli scontri scoppiati nel porto di Civitavecchia all’alba di martedì mattina tra il Movimento Pastori Sardi e le forze dell’ordine. Sono due le inchieste aperte da Gianfranco Amendola, procuratore della Repubblica di Civitavecchia, che ha affidato i procedimenti al pm Consolato Labate. Il primo riguarda i tre pastori denunciati per manifestazione non autorizzata e resistenza a pubblico ufficiale, il secondo, dove si indaga contro ignoti, intende verificare il comportamento delle forze dell’ordine.

Questo fascicolo, per il momento, contiene solo articoli di stampa che riportano le dichiarazioni di Felice Floris, leader del Movimento Pastori secondo cui i pastori sarebbero stati trattati «come criminali» e sottoposti «a sequestro preventivo». Il numero degli indagati è destinato a salire: molti del Movimento sono stati denunciati per avere rifiutato di esibire i documenti, mentre la procura è in attesa di un’informativa per chiarire l’esatta dinamica dei fatti. Era evidente che, comunque, già allo sbarco all’alba di martedì mattina la tensione era alle stelle. Troppe le forze schierate in campo, cento tra polizia e carabinieri in tenuta anti sommossa, per controllare un gruppo composto da poco più di duecento pastori.

L’INFORMATIVA DEL GIORNO PRIMA Sulla scrivania della Questura di Roma, secondo il comunicato diramato nella serata di avantieri, lunedì era arrivato unfax che parlava di un possibile blocco stradale sul Gran Raccordo Anulare, nel tratto della Bufalotta. Accuse che il Movimento continua a respingere, specificando di aver voluto semplicemente annunciare con una conferenza stampa la nascita del Coordinamento Mediterraneo dei pastori di Italia, Francia, Grecia e Corsica. Un passo essenziale per allargare i confini della lotta oltre l’isola e allungare il passo fino a Bruxelles. D’altronde, le manifestazioni organizzate dai pastori, come sottolinea lo stesso Felice Floris, «hanno fatto scendere in piazza migliaia di persone, duecento sono solo una delegazione».

Ma c’è di più. Racconta sempre Floris di agenti in borghese che già al porto di Olbia, lunedì notte «continuavano a filmarci con la telecamera, cosìcomeci hanno ripreso stamattina (ieri, ndr), mentre sbarcavamo ». E poi, del vice questore di Roma, «che aveva una mia foto in tasca, come se fossi un ricercato». Insomma, per farla breve, «siamo alle prove generali di repressione - continua Floris - al dissenso, loro rispondono con le manganellate, ma noi non ci fermiamo e andremmo avanti per vie legali. Siamo nell’occhio del ciclone, lo sappiamo bene.

Facciamo paura perché siamo una forza autonoma, unita, e soprattutto, siamo tanti. Dietro di noi c’è il vecchio che non vuole cambiare, ci sono i miliardi che girano intorno alle iscrizioni delle organizzazioni di categoria. Se pensano di intimorirci, sbagliano di grosso. Siamo pronti ad organizzare una grande mobilitazione per difendere il nostro lavoro. E alla società civile chiediamo il sostegno per la nostra battaglia». Una lotta in nomedel lavoro che va avanti, per arrivare fino alla comunità Europea, con l’obiettivo di «creare un grande coordinamento tutto incentrato sulla pastorizia che abbraccia anche gli altri paesi del Mediterraneo, così come succede, per fare un esempio, nel settore vinicolo», è questo il sogno di Felice Floris e dei suoi uomini.

Intanto il Pd, con un’interrogazione parlamentare firmata dal deputato di Civitavecchia Pietro Tidei chiede al ministro Maroni di riferire in aula sul «sequestro preventivo di cittadini italiani» denunciando «la palese violazione dell’articolo 16 della Costituzione », che tutela il diritto di circolare in qualsiasi parte del territorio Sardegna Ugo Cappellacci, per il suo silenzio «sulla vicenda vergognosa e sul comportamento incostituzionale del Governo Berlusconi e del ministro Maroni»


Fonte: www.unita.it

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