Acqua potabile e arsenico, ultime notizie Viterbo - Il livello di superficialità e noncuranza con cui questo episodio è stato “non” affrontato e “non” risolto dalla politica e dalle istituzioni della Tuscia è enorme. Ancora oggi, chi ha l’onere di dare risposte certe alla cittadinanza non è in grado di produrre dati e riscontri sul livello di arsenico nelle acque di tutti i comuni della Provincia. Non si sa quanto arsenico ci sia nelle acque che escono dai rubinetti delle case a Viterbo come nelle altre decine di comuni. Il nulla. Solo discorsi (pochi) generici e fumosi. Anzi. Addirittura si “rassicura” che il veleno ingerito per almeno un decennio in barba ai limiti (se ci sono un motivo ci sarà?) comunitari non fa poi così male. No! Basta “non berne 2 litri al giorno”, dicono. Perfetto! E se ne beviamo “solo” 1? Ci fa bene o male? E se ci laviamo con 20 litri di acqua, fa bene alla pelle? E se ci cuociamo la pasta per anni? Se ci prepariamo la pappa dei nostri bambini?

La cosa incredibile di questa era della politica nazionale è il relativismo. Tutto diventa sminuibile, se non di trascurabile importanza purché non si induca le persone a prendere coscienza e, giustamente, ad arrabbiarsi per essere presi così sfacciatamente per il...naso. Anzi, come si dice, “ci fanno la pipì addosso e dicono che piove”.

Diciamo e ribadiamo che l’arsenico è un elemento cancerogeno certo di classe 1 secondo la classificazione dell’Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro (IARC) e ha una correlazione diretta (!) con molte patologie oncologiche e in particolare con il tumore del polmone, della vescica, del rene e della cute ed inoltre l’esposizione cronica all’arsenico attraverso l’acqua assunta come bevanda è stata associata anche a cancro del fegato e del colon. Bastano 10 anni per poter parlare di “esposizione cronica”, cari amministratori? Ancora, una ampia documentazione scientifica associa l’arsenico, sempre attraverso l’assunzione cronica di acque contaminate, anche a patologie cardiovascolari, neurologiche neuro-comportamentali, diabete di tipo 2, lesioni cutanee, disturbi respiratori, disturbi della sfera riproduttiva e malattie ematologiche.

Stiamo scherzando? Forse per questo (forse!) l’Unione Europea ben 13 anni fa (tredici anni!) ha ritenuto opportuno correggere la soglia di tolleranza per un tale veleno. Un veleno che, essendo tale, non andrebbe proprio ingerito o passato sulla pelle. Diciamo che esistono delle cifre che fungono da convenzione, che servono a dire: “ok, dato per assodato che questa sostanza fa male e non dovrebbe proprio sfiorare alcun utilizzo umano, visto che in natura esiste e può essere presente, va limitata per non fare danni seri”.  

Ebbene, il Decreto legislativo n. 31 del 2 febbraio 2001, modificato e integrato con successivo D.Lgs. 27/02, che disciplina la qualità delle acque potabili destinate al consumo umano garantendone la “salubrità” e la “pulizia”, in recepimento della Direttiva europea 98/83/CE, in vigore dal dicembre 2003, ha ridotto il limite previsto per l’arsenico nelle acque potabili da 50 a 10 μg/l (microgrammi/litro), in considerazione della sua cancerogenicità, tossicità e quindi dell’evidente rischio per la salute umana. Insomma, i signori che dall’alto delle istituzioni comunitarie lavorano per garantire un benessere diffuso (per quanto possibile) da anni ci suggeriscono caldamente di sistemare la questione. Sì, questi signori che non conosciamo si preoccupano che ci si possa avvelenare. Guarda un po’! Ed invece, nella Tuscia, gli amministratori che ben conosciamo se ne sono fregati. E già, la cosa non ha minimamente sfiorato lor signori. Nessuno dei sindaci, degli assessori preposti, dei tecnici, delle figure pubbliche di riferimento che governano o hanno governato dal 2001 ad oggi (cioè dall’inizio del periodo di deroga rispetto ai limiti fissati dall’Unione Europea) in Provincia e nei comuni che hanno beneficiato del “permesso a tempo” per rientrare nel “range” legale (i famosi 10 mg/litro), ha sentito la benché minima necessità di giustificare in qualche modo l’assenza totale di proposte, di pianificazioni, di correzioni, di tutele. Nessuno ha ritenuto di dover chiedere scusa. Fosse mai! Nessuno ha sentito l’obbligo (anche solo morale!) di fare alcun gesto di chiarezza.

Ci chiediamo quanto i cittadini possano ancora sopportare rispetto a tanta incapacità, a tanta ignavia.

L’acqua è un bene comune, la base della vita. La bevono i bambini. Gli adulti devono (o meglio, dovrebbero) assicurare loro ogni attenzione. Per alcuni tutto questo non importa. Per noi sì, eccome!

Fonte: Coordinamento Provinciale Italia dei Valori Viterbo

www.italiadeivaloriviterbo.it

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