Con l’approvazione della legge “Disposizioni in materia di etichettatura e di qualità dei prodotti alimentari” da parte della Commissione Agricoltura della Camera si conclude un iter che ha visto oltre dieci anni di impegno della Coldiretti assieme alle associazioni dei consumatori per assicurare la trasparenza di quanto si porta in tavola. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini in occasione della seduta della Commissione agricoltura della Camera per l’approvazione definitiva della legge salva Made in Italy sull’obbligo di indicare la provenienza degli alimenti in etichetta che la maggiore organizzazione agricola italiana ed europea festeggia con la preparazione di una salsiccia di 100 metri in Piazza Montecitorio da offrire a rappresentanti istituzionali e parlamentari di maggioranza ed opposizione.

L’articolo centrale della legge è il numero 4 sull’etichettatura dei prodotti alimentari. Vi si prevede che al fine di assicurare ai consumatori una completa e corretta informazione sulle caratteristiche dei prodotti alimentari commercializzati, trasformati, parzialmente trasformati o non trasformati, nonché al fine di rafforzare la prevenzione e la repressione delle frodi alimentari, è obbligatorio, nei limiti e secondo le procedure stabilite, riportare nell’etichettatura di tali prodotti, oltre alle indicazioni di cui all’articolo 3 del decreto legislativo 27 gennaio 1992, n. 109, e successive modificazioni, l’indicazione del luogo di origine o di provenienza e, in conformità alla normativa dell’Unione europea, dell’eventuale utilizzazione di ingredienti in cui vi sia presenza di organismi geneticamente modificati (OGM) in qualunque fase della catena alimentare, dal luogo di produzione iniziale fino al consumo finale.

Per i prodotti non trasformati il luogo d’origine riguarda il paese di produzione. Per quelli trasformati dovranno essere indicati il luogo dove è avvenuta l’ultima trasformazione sostanziale e il luogo di coltivazione o allevamento della materia prima agricola prevalente utilizzata. Entro sessanta giorni dall’approvazione della legge dovranno essere emanati decreti interministeriali da parte del Ministero dello Sviluppo economico e di quello delle Politiche Agricole, sentite le organizzazioni maggiormente rappresentative a livello nazionale nei settori della produzione e della trasformazione agroalimentare e acquisiti i pareri delle competenti Commissioni parlamentari, con cui verranno definite le modalità per l’indicazione obbligatoria, nonché le disposizioni relative alla tracciabilità dei prodotti agricoli di origine o di provenienza del territorio nazionale. Con gli stessi decreti saranno definiti, relativamente a ciascuna filiera, i prodotti alimentari soggetti all’obbligo dell’indicazione nonché il requisito della prevalenza della materia prima agricola utilizzata nella preparazione o produzione dei prodotti. Chi immette in commercio prodotti privi dell’indicazione d’origine rischia una sanzione fino a 9.500 euro.

La legge sottolinea anche all’articolo 5 che le informazioni relative al luogo di origine o di provenienza delle stesse materie prime sono necessarie al fine di non indurre in errore il consumatore medio e l’omissione delle stesse costituisce pratica commerciale ingannevole. In questo modo si assicura lo stop alle pratiche commerciali sleali nella presentazione degli alimenti per quanto riguarda la reale origine geografica degli ingredienti utilizzati.  Il testo prevede che l'origine degli alimenti dovrà essere prevista obbligatoriamente in etichetta e non potrà essere omessa anche nella comunicazione commerciale, per non indurre in errore il consumatore. Niente più pubblicità al succo di arancia con le immagini della Sicilia se viene utilizzato quello proveniente dal Brasile, come purtroppo spesso avviene. O ancora, niente pubblicità alla mozzarelle con le immagini del Golfo di Napoli se provengono dalla Germania come è successo per quella diventata blu.

All’articolo 2 della stessa legge si introduce anche il divieto di inserire il nome di formaggi Dop nell’etichetta delle miscele di formaggi. Il nome potrà comparire solo tra gli ingredienti e a patto che la presenza di formaggio Dop non sia inferiore al 20 per cento della miscela. La legge contiene anche altri provvedimenti che vanno dalla promozione di contratti di filiera e di distretto a livello nazionale all’istituzione di un Sistema di qualità nazionale di produzione integrata, fino all’introduzione dell’obbligo per gli allevatori di bufala di rilevare il latte prodotto giornalmente per assicurare la piena trasparenza ai consumatori.

Commenti

Finalmente mangeremo sano, basta con questi prodotti NON MADE IN ITALY.... Vogliamo solo prodotti puramente italiani...
commento inviato il 19/01/2011 alle 0:01 da Agricoltore Anonimo  
NO AI PRODOTTI NON ITALIANI. Sono un coltivatore do pomodoro e posso dire che di cineseria ce nè fin troppa in italia, iniziando dagli oggetti e finendo all alimentare. Qui in Italia non vogliamo prodotti che non rispettano il marchio CE, non vogliamo alimenti che non rispettano le nostra abitudini alimentari, vogliamo solo prodotti sani e puramente italiani con tanto di etichetta che ci dovrebbe dire anche il posto preciso da dove sono nati. Basta con la cineseria, loro vendono prodotti a poco prezzo per un solo motivo perche non rispettano il nostro benessere. Vedo bambini di età inferiore a anni con giochi made in china in mano, senza marchio CE, prodotti che potrbbero ferire i nostri piccoli. C****. ma se l italia dive che gli oggetti per i piccoli devono essere piccoli, di buon materiale e con l assenza di punte o lame perchè dovremmo importare prodotti non conformi.. Bhoooo, io nn lo capisco.. Me va bè di questi problemi ne potremmo elencare un infinità. Saluti Angelo
commento inviato il 19/01/2011 alle 0:09 da Angelo  
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