Processo Silvio Berlusconi Mediaset, ultime notizie Milano -
Ogni maledetto lunedì. I tifosi sono lì ad aspettarlo, e così giudici ed avvocati e giornalisti: perché il lunedì è il giorno del processo, in agenda è appuntamento fisso. Silvio Berlusconi c'è, come annunciato. E il copione è quello già scritto, pronto da mesi e in replica per i prossimi: prima e dopo una veloce comparsata a Palazzo di Giustizia di Milano, c'è il comizio. Anche gli argomenti sono in scaletta blindata: il fango, i magistrati, la sinistra. L'udienza di oggi è quella del processo sui diritti televisivi Mediaset, in cui il premier è imputato per frode fiscale. I cronisti sono lì e Berlusconi li affronta col sorriso: "Siccome c'è da fare poco al governo, sono qui a trovare un'occupazione. C'è una magistratura che lavora contro il Paese, è stato gettato un fango incredibile, su di me che in fondo sono un signore ricco, ma anche su tutto il Paese. Una situazione insostenibile, va riformata la giustizia con una riforma concreta che preveda cambiamenti concreti. Ho dovuto partecipare a 2.566 udienze, nessuno al mondo ha avuto da difendersi così tanto. Contro di me ci sono accuse completamente inventate. Ho trascorso una mattinata surreale ai limiti dell'inverosimile. Per me e' stata una colossale perdita di tempo e sul nulla, perche' non c'e' una prova non c'e' un documento e una testimonianza di un passaggio di denaro a sostegno delle tesi del pubblico ministero che sono solo frutto della sua fantasia". E se poi lo condannano? "Ma nemmeno per sogno...".


"Ruby? L'aiutavo per non farla prostituire" - "Alla ragazza ho dato dei soldi per evitare che si prostituisse. L'avevo aiutata e le avevo persino dato la possibilità di entrare in un centro estetico con un'amica, che lei avrebbe potuto realizzare con un laser per la depilazione per un importo che a me sembrava di 45mila euro. Invece lei ha dichiarato di 60mila e io ho dato l'incarico di darle questi soldi per sottrarla a qualunque necessità, per non costringerla a fare la prostituta, per portarla anzi nella direzione contraria".

"Accuse assurde, vi spiego perché" - Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ricostruisce "in sintesi" per i suoi sostenitori, le accuse che gli vengono rivolte dai magistrati milanesi nel processo sui diritti tv. Lasciando il tribunale, infatti, si sofferma con i suoi supporter e descrive cosi' il "processo incredibile" a cui viene sottoposto.
Secondo l'accusa, "io sarei stato socio nascosto, occulto, di un'azienda che vendeva diritti a Mediaset. Questa azienda, si e' appurato, ha pagato al capo ufficio acquisti di Mediaset 21 milioni di cresta per farseli comprare. I diritti venduti in un anno sono stati 30 milioni di dollari. L'accusa e' che io sarei stato al 50% di questa azienda".
Allora, sottolinea Berlusconi, "io sarei stato cosi' stupido da pagare la meta' di 21 milioni al capo uffici acquisti della mia azienda a cui avrei potuto fare una telefonata dicendogli: 'entro stasera alle 18 devi firmare questo contratto di acquisto'".

Ma, prosegue il premier, "questa e' solo la prima delle cose paradossali. La seconda e' che questo capo ufficio acquisti che era li' in una struttura che comprava per 1000 milioni di dollari all'anno di diritti. Quindi, quei 21 milioni li prendeva per 30 milioni di acquisti all'anno per diversi anni. Quale imprenditore cosi' folle, cosi' matto, puo' tenere per piu' anni a capo dell'ufficio acquisti della sua azienda un corrotto che acquista diritti per la sua azienda e si fa pagare una provvigione, una cresta a danno dell'azienda? Non c'e' imprenditore al mondo che possa fare una cosa del genere".
E fa un esempio: "Un signore che aveva saputo che suo parente faceva la cresta sull'acquisto delle carote lo ha licenziato seduta stante". Ora, ribadisce, "nessun imprenditore al mondo puo' concepire di tenere a capo della struttura acquisti della sua azienda una persona che quando fa gli acquisti per l'azienda ci mette sopra una convenienza per lui a danno dell'azienda".

Finocchiaro: "Come Totò e Peppino" -"Nello show di oggi davanti al Tribunale di Milano il premier si e' prodotto in un'impresa impossibile, quella di conciliare l'inconciliabile, sostenendo di avere dato dei soldi a Ruby per evitare che s'avviasse alla prostituzione e, al tempo stesso, che lui, quando ha telefonato in Questura per farla rilasciare, era convinto che la ragazza fosse la nipote di Mubarak. Siamo di fronte a un corto circuito del buonsenso. Viene in mente quella memorabile scena di Peppino e Toto' a processo, i famosi cugini Posalaquaglia, testimoni in contemporanea, fra l'ilarita' generale, sia dell'accusa che della difesa". Lo dichiara Anna Finocchiaro, presidente dei senatori del Pd.
"In mezzo a tutto questo - prosegue Finocchiaro - senza vergogna, circondato dalle truppe cammellate convocate fuori dal Palazzo di Giustizia, trova ancora il tempo per attaccare nuovamente la magistratura. Anche oggi Berlusconi e' riuscito a trasformare una cosa grave e seria in una ridicola commedia che fa solo venire tristezza".

Fonte: Agenzia Dire
www.dire.it

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