Gli ufficiali della Polizia Giudiziaria hanno notificato al presidente della Provincia, Sergio Iritale, per conto della Procura della Repubblica, un provvedimento di sequestro di 18 siti per la cui realizzazione, stando al contenuto del provvedimento medesimo, sono stati utilizzati materiali definiti tossico-nocivi, residui di processi di lavorazione in uso presso l’ex Pertusola Sud. Fra i 18 siti figurano anche aree ricadenti sotto la competenza della Provincia.
La notizia conferma, se pure ce n’era bisogno, la gravità eccezionale della situazione ambientale su larga parte del territorio provinciale e, in particolare, la responsabilità che, nel determinarsi di questa situazione, hanno avuto le politiche di aggressione al territorio e di rapina delle risorse per lunghi anni attuate dall’Eni attraverso le società controllate e le attività condotte nella provincia di Crotone. Questo è il risultato della logica del profitto a tutti i costi, che ha trovato sul posto classi dirigenti cieche ed insensibili. Persino settori dell’informazione, sull’altare di meschini interessi economici, hanno chiuso gli occhi davanti a realtà inquietanti, che oggi si manifestano in tutta la loro esplosiva negatività.
Incalcolabili danni sono stati causati alla salute dei cittadini, all’ambiente, al sistema produttivo. Con l’arrivo di Eni in città è stato chiuso un lungo ciclo industriale che aveva garantito occupazione e crescita economica ed è stata compromessa la possibilità di rilanciare una nuova idea di sviluppo che, evidentemente, non può darsi se non in presenza di una grande opera di bonifica di tutte le aree interessate.
L’Amministrazione provinciale, che ha sempre sostenuto la necessità di una vertenza con Eni quale responsabile principale dei disastri in atto nella provincia di Crotone, ritiene, alla luce di quanto sta emergendo con l’indagine della magistratura e dei gravi reati che si ipotizzano, ancora più insostenibile e improponibile la tesi di chi vorrebbe affidare a Syndial, società dell’Eni, la bonifica del sito industriale.
È giunto il momento di dire basta, di fare giustizia. È giunto il momento di chiedere il conto, di chiamare i responsabili e i loro eventuali sodali a rispondere sul piano penale e civile del male fatto.
I rapporti con Eni devono avvenire alla luce del sole e non tramite incontri riservati. Nessun calcolo politico può prevalere sulle esigenze di tutelare gli interessi del territorio e di tutti i cittadini, che sono le vittime principali del cinismo degli affari e della spregiudicatezza imprenditoriale.
L’Amministrazione provinciale ritiene, invece, che sia indispensabile chiedere che Governo, Regione ed Enti locali si muovano concordemente verso una posizione di netta chiusura a ogni ipotesi che preveda l’affidamento a Syndial dei lavori di bonifica. L’unica via percorribile è che Syndial restituisca i terreni, risarcisca i danni e vada via da Crotone perché la sua presenza è socialmente e moralmente inaccettabile.
È con questo spirito e per queste finalità che l’Amministrazione provinciale ha deciso l’avvio di tutte le procedure legali, compresa la costituzione di parte civile, per difendere in ogni sede i diritti del territorio e delle popolazioni.

 


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