PUGLIA, FALDE ACQUIFERE AVVELENATE. Regione Puglia ammette: acqua di Taranto, cocktail di veleni. VIDEO YOUTUBE. Ultime notizie - Quando mi viene da ridere davanti a certe notizie ho paura che le nanoparticelle del sindaco mi abbiano in qualche modo sconvolto il centro cerebrale del senso dell’umorismo, sempre che un centro simile esista.


Stamattina un amico mi ha mandato il link che porta ad una registrazione effettuata ieri dal notiziario di una TV locale pugliese in cui si mostra una specie di  Charlie Brown che, presentandosi con un sorriso mesto, illustra timidamente uno stato locale dell’ambiente che in altri tempi e in altri luoghi (per esempio nella Venezia rinascimentale) avrebbe comportato una truce condanna a morte per i responsabili.

Dedicate un minuto e mezzo della vostra vita al filmato a fine articolo e traete le vostre conclusioni.

Noi italioti del XXI secolo abbiamo finalmente cancellato certe barbarie di un tempo e, forse perché gli ultimi esemplari di responsabili ancora sopravvissuti sono una compagnia di giro che, con grande sense of humour, si è così autobattezzata, quando siamo di fronte a situazioni come quelle illustrate nel filmato abbiamo sempre modo di consolarci vantaggiosamente. Oggi, ad esempio, siamo in festa perché, per l’elemosina di un centinaio di milioni, Fernando Alonso ha giurato fedeltà alla Rossa di Maranello per la bellezza di cinque anni.

Di che parla Charlie Brown (al secolo Lorenzo Nicastro, assessore pugliese all’ambiente)? Nulla che giustifichi l’aria vagamente contrita: semplicemente l’acqua di Taranto è un cocktail che avrebbe surclassato i beveroni della strega di Biancaneve e, trattandosi dell’acqua che sta nelle falde, la mistura continuerà ad esistere per molti decenni, si potrebbe addirittura immaginare qualche secolo, e a regalare quel sapore ben strutturato, quel bouquet di ARPA e quel retrogusto di genio italico che fanno dell’idrologia tarantina un orgoglio dell’intera nazione. Niente di unico, sia bene inteso, ma a Taranto si beve qualcosa di davvero interessante per chi si diletta di tossicologia. E se ci saranno dei morti? Li seppelliremo, come ebbe a dire saggiamente in un’assemblea pubblica un luminare dell’Università di Modena quando qualcuno (io) gli sbatté maleducatamente sul naso qualche dato scientifico sugl’inceneritori che nemmeno un faro della scienza come il professor Zero Veronesi potrebbe confutare.

Nella mia ingenuità, quando ho visto il breve servizio, mi è venuto da chiedermi come mai questa situazione emergesse così, tutta all’improvviso. Sarà forse - mi son detto – una gheddafizzazione della chimica: come Mu’ammar fu un nostro grande amico tanto che un noto statista si lasciò andare ad un petting pubblico con l’anello del Sullodato e di botto si scoprì che ne aveva fatte più di Carlo in Francia, così l’acqua tarantina, da sana certificata che era si è trasformata nel giro di una notte in pozione infernale. Impossibile – mi son detto: - l’ARPA non ha mai denunciato il problema, e se l’ARPA non denuncia il problema, il problema non c’è. E le mille e una altre istituzioni dei cui servigi lo Stivale gode per la protezione del suo ambiente e della sua salute? Nessuna voce. Dunque, nessuna preoccupazione.

A questo punto mi permetto di proporre un esperimento che non è vivisezione perché non riguarda animali. Si prendono il sindaco (massima autorità sanitaria del comune), l’assessore all’ambiente, il direttore dell’ARPA, il capo dell’ASL locale e, insomma, tutta la corte dei miracoli di chi, costandoci un patrimonio, si cura della purezza dell’acqua e delle eventuali ricadute della salute se quella purezza non fosse proprio senza macchia. Una volta reclutati, li si confina in un laboratorio e li si sottopone ad un mese di somministrazioni forzate per os (a mezzo imbuto) e per via trans rettale (a mezzo enteroclisma) dell’acqua di falda del sottosuolo locale. A fine esperimento, si vede. E se ci saranno dei morti? Li seppelliremo, ça va sans dire.

Magari si poterebbe unire al gruppo delle cavie qualche sindacalista. Perché? Beh, la situazione tarantina era e resta lampante e l’inquinamento, non solo limitato all’acqua, origina principalmente da industrie che danno tradizionalmente pane alla classe operaia. Che cosa pretendono in cambio le industrie? Sudore, ovviamente, e – ma senza fare troppa pubblicità - la salute. Solo quella degli operai? Ma no! Alla festa devono partecipare tutti, anche i bambini, anche chi non è ancora nato, anche chi non ce la farà a nascere. Nella loro pragmatica saggezza e lungimiranza, i sindacati hanno lottato eroicamente e lottano ancora perché il lavoro fosse e sia pagato il giusto, in modo che Antonio Basile (nome e cognome inventati ma certo tarantini) giuri fedeltà alla ditta come ha fatto Alonso. Le differenze di emolumenti non sono argomenti rilevanti: Alonso rischia almeno la salute per il nostro divertimento. Basile non rischia: ha delle certezze. In cambio del salario strappato in crescita, la ditta ha risparmiato miliardi conservando le strutture nelle condizioni che i decenni hanno generato e chi ha voglia di farci un giretto vicino vedrà che cosa voglio dire. Comunque sia, così i sindacati hanno fatto il loro dovere.

Da ultimo, una cosa di nessuna importanza. Qualche anno fa io tenni una conferenza a Taranto. Erano i tempi in cui correvo su e giù per l’Italia a raccattare quattrini per il microscopio che poi, con il suo inimitabile senso dell’umorismo, Beppe Grillo mandò in pensione ad Urbino. Bene, nel corso della serata, rispondendo ad una domanda, io prospettai chiaramente ciò che la TV segnala ora. Naturalmente a quel tempo io fui etichettato “catastrofista”. Cin cin.

Stefano Montanari



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