VITERBO INVISIBILE 3


Chiacchiere, storie, canzonette



di e con Antonello Ricci e Silvio Ciapica


e


Ciapica's Confidential Big Band + Banda del Racconto




Parole sante, Dante...


(Una città di notte & di note)



Appuntamento


giovedì 14 luglio, ore 21.00


sui gradini di Palazzo Papale


al termine, mini-concerto all'Arena Gonfalone


con le canzoni di Ciapica-Ricci-Ciapica



Percorso: Da piazza San Lorenzo, oltre il ponte del Duomo, a piazza della Morte


e da lì fino a Santa Maria Nuova





Viterbo Invisibile


Ogni passeggiata/concerto canta canzoni e racconta racconti ogni volta diversi


Ogni passeggiata/concerto parte alle ore 21.00 da un luogo ogni volta diverso



Banda del Racconto


Michela Benedetti, Pietro Benedetti, Olindo Cicchetti, Sara Grimaldi



Ciapica's Confidential Big Band


Silvio Ciapica: voce, chitarra acustica e piano


Enrico Ciapica: piano, organo e voce


Francesco Ciapica: chitarra e voce


Enrico Carotenuto: voce, tamburello


Martin Grice: flauto e sax


Paolo Paternesi: sax


Gionata Giardina (Gomez): percussioni e voce


Roberto Pecci: percussioni & variazioni


Antonello Ricci: armonica e voce





Da Saper Guardare Viterbo:




A piazza della Morte ti trovi davanti palazzo Tignosi, uno dei numerosi immobili della più importante famiglia ghibellina locale. Che tipi erano? A Viterbo, se dici tigna hai detto tutto. Di questo arcigno palazzo, Brandi celebra il non so che di arabesco suggerito dalle preziose bifore e la eccezionale profondità del portico. Attualmente l'edificio ospita la redazione di una TV locale. Lo studio a vista fa uno strano effetto, ma in fondo non dispiace. Varca ora il ponte del Duomo. Immaginalo come un antico ponte levatoio. Sulla sinistra, la casa-torre di messer Braimando, ultima sopravvissuta delle decine e decine che affollavano il castello di San Lorenzo, nucleo fortificato intorno a cui si definì il perimetro originario di Viterbo. Esso fu demolito per volontà delle autorità guelfe, dopo che Federico II ebbe mollato la presa dell'assedio (1243). Poiché, mentre dal Bulicame le truppe di Federico davano assalto alle milizie cittadine assiepate sugli spalti, queste ultime dovevano a loro volta attaccare guarnigione imperiale e fazione ghibellina asserragliate sul colle fortificato. Un vero e proprio assedio nell'assedio. Alla fine tutto s'era sistemato. Ma meglio distruggere, così non ci si pensa più.


Arriva in fondo e sei sulla piazza di San Lorenzo. Sulla destra, il palazzo dei Papi. Te ne ho già parlato. Non aggiungo altro, se non per ricordarti che proprio lì tradizione vuole si sia svolto il primo Conclave della storia: quando le autorità cittadine, esasperate dallo stallo dei porporati (si andava avanti ormai da quasi tre anni) e incazzate che la città dovesse rimetterci di tasca propria, agguantarono i cardinali, li misero sottochiave, razionarono loro i viveri e scoperchiarono il tetto. Li lasciarono insomma alla fame e alle intemperie, per costringerli a una decisione. Puoi immaginare gli effetti collaterali di un così ruvido decisionismo: Madre Chiesa rifece gli occhi dolci a Roma... Comunque sia, la massa del palazzo è possente, gli archetti della loggia trapuntano il cielo: tu goditi lo spettacolo dai gradini del Duomo o da quelli del delizioso duecentesco palazzetto di Valentino della Pagnotta. A proposito di Duomo: a dispetto del brutto campanile e della mediocre facciata manierista, l'interno è in splendido romanico. Merita una sosta, nella navata sinistra, la tavola del Redentore benedicente di Liberale da Verona (1472). La veste del Cristo pare “vetro soffiato”(parola di Brandi), mentre quella figura di profilo che “sfonda” il quadro verso il basso è uno dei primi esempi di messa in abisso del committente: quando cioè, in pieno umanesimo, chi pagava l'opera cominciò ambiziosamente a pensarsi scala uno-a-uno con le figure della scena sacra. Anche il museo del Duomo merita una capatina, non fosse che per la piccola Crocifissione attribuita alla cerchia di Michelangelo. Non so dirti se il fatto sia confortato da prove, ma l'operina è notevole, non perdertela.


Torna ora sui tuoi passi. A piazza della Morte fai sosta presso la fontana: ha vasca circolare e la tipica forma a fuso. Viterbo ne è piena, ma questa è forse l'unica rimasta veramente d'epoca (XIII secolo).


Prendi ora per via Pietra del pesce. A destra, sei subito su piazza San Carluccio.

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