La Sardegna domenica è andata alle urne per esprimersi su tre referendum che hanno a che fare con la gestione delle risorse idriche.
In particolar modo è quello sulla legge "Salvacoste", varata lo scorso novembre, ad aver concentrato la maggior attenzione di tutti.
La legge Salvacoste, voluta dal Governetore Soru, vieta su tutta la costa sarda di costruire a una distanza inferiore ai duemila metri dal mare, in modo da impedire quello che da molti era definito un autentico far-west urbanistico durato oltre trent’anni.
Secondo lo Stato questa legge eccedeva le competenze specifiche della Regione e andava confermata o abolita mediante referendum.
La parola al popolo dunque.
E il popolo appunto, che ne pensa al riguardo?
I pareri erano contrastanti, chi gridava "è una vergogna, quella è l' unica legge in grado di salvaguardare il nostro territorio, l' ambiente naturale e storico culturale, cioè la nostra massima risorsa economica, il turismo", e chi riteneva invece che "le coste sono già tutelate da altre leggi e non c'era bisogno di maggiori limitazioni come quelle imposte con la Salvacoste".
Risultato?
Vince l'astensione e la legge salvacoste è salva. I votanti sono stati solo trecentomila (20,4 per cento), ne sarebbero occorsi almeno duecentomila in più.
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