“Ben 8000
le frane censite in Veneto, 200 su 581 comuni classificati a rischio
idrogeologico e ben 2000 le vittime complessive causate dalle varie
alluvioni e frane che si sono susseguite dal 1953”. Numeri e dati
importanti ricordati da Paolo Spagna,
Presidente dell’Ordine dei Geologi del Veneto. A fine 2010 anche il
Veneto fu duramente colpito dal dissesto idrogeologico.
“L’allagamento del vicentino e del padovano, ma anche parte di
parte del veronese e del trevigiano - ha proseguito Spagna
- non è certamente il frutto di una calamità naturale, dovuto ad un
evento eccezionale, piuttosto il fenomeno va inquadrato nell’ambito
di una catastrofe annunciata. I millimetri di pioggia caduti in quei
giorni, sia per intensità che per durata, rientrano perfettamente
nella normalità dei fenomeni autunnali.
Ciò che invece non è
normale è che la pianura e la collina di un territorio così fragile
, perchè geologicamente “giovane”, debbano essere prede di una
tale cementificazione edilizia da fare includere il Veneto tra le
prime 3 regioni più cementificate d’Italia. Se poi si aggiungono
le mancate manutenzioni al sistema fluviale, sulla tenuta delle
arginature, il disboscamento e l’abbandono delle vallate da parte
della gente di montagna, la situazione diventa drammatica, come poi è
parsa tra la fine di Ottobre e l’inizio di Novembre 2010.
Nella
sola provincia di Vicenza, negli ultimi 20 anni, la popolazione è
cresciuta di quasi il 35% e la superficie urbanizzata di quasi il
350%. E’ chiaro quindi che in questo modo aumenta anche il
cosiddetto fenomeno del “ruscellamento” e di conseguenza la
possibilità di allagamento alla prima pioggia un pò più forte” .
La
prevenzione non è “solo un concetto o uno stile di vita da
insegnare alle nuove generazioni ma deve essere soprattutto un’azione
concreta – ha affermato Gian Vito
Graziano, Presidente
dei geologi italiani – perchè solo con interventi di prevenzione e
con il coinvolgimento di quelle professionalità che conoscono il
suolo e il sottosuolo è possibile limitare i danni e le vittime,
oltre che salvaguardare il nostro bel Paese . Bisogna estendere su
tutto il territorio nazionale l’esperienza dei Presidi
Territoriali
e fare prevenzione a tutto campo, magari pensando a forme di sanzioni
amministrative per quelle amministrazioni che non la fanno e
premiando invece quelle più virtuose. In Italia qualcosa sta
iniziando a cambiare , ma il cammino è ancora molto lungo”.
Dunque si
chiede a viva voce di “fare prevenzione – ha affermato Spagna
– anche perchè con la prevenzione si limiterebbero eventuali danni
e soprattutto eventuali perdite di vite umane. Fondamentale è
l’avvio di una seria politica di prevenzione del territorio da
attuare con azioni strutturali e con la programmazione e l’attuazione
di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria dei bacini
idrografici e delle arginature fluviali allo scopo del ripristino
delle condizioni di sicurezza.
Se poi allarghiamo l’orizzonte del
dissesto idrogeologico in Veneto anche ai fenomeni franosi,
all’erosione costiera e alla subsidenza naturale, si intuisce
immediatamente che le istituzioni pubbliche interessate, oltre alla
Regione, diventano anche tutte le altre operanti nel territorio
regionale, attraverso la redazione di strumenti importanti come i
Piani di Assetto Idrogeologico”.
Tre le
necessità: “creare un nuovo sistema
sinergico di gestione del territorio – ha concluso Paolo
Spagna - che tenga conto delle specifiche
capacità di lettura del medesimo; riconquistare la fiducia nelle
istituzioni da parte dei cittadini attraverso un controllo continuo e
qualificato del territorio istituendo i Servizi Geologici
Territoriali e la figura del “Geologo di Zona” e abbandonare
progressivamente l’illogica difesa passiva del territorio che ha
costi sociali non più sopportabili''