Termovalorizzatori E Dissociatori molecolari:

scelte dannose per la salute, l’ambiente e le risorse pubbliche.

 

La sezione di Viterbo dell’Associazione medici per l’ambiente (Isde - Italia) esprime preoccupazione  per l’indicazione, tra gli interventi previsti nel nuovo piano provinciale dei rifiuti della Provincia di Viterbo, della realizzazione di un dissociatore molecolare.

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La nostra associazione esprime preoccupazione sulla  proposta e sulle decisioni di  realizzare ed ampliare impianti di incenerimento (chiamati impropriamente termovalorizzatori) e di dissociazione molecolare per lo smaltimento, mediante combustione, dei rifiuti solidi urbani (Rsu),  sia nella Regione Lazio che nella provincia di Viterbo.

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L’Associazione  italiana  medici per l'ambiente (Isde - Italia) in difesa della salute dei cittadini

Per la nostra associazione, è prioritario considerare gli effetti nocivi che possono essere indotti da alcune pratiche di smaltimento dei rifiuti (incenerimento, dissociazione molecolare o  più propriamente gassificazione, conferimenti in discarica) sulla salute dell’intera collettività e sull’ambiente.

In particolare è nostro dovere sensibilizzare l’attenzione delle istituzioni sugli effetti cui  possono essere esposti  i bambini, i giovani, gli esseri umani più fragili perché già malati, le donne in gravidanza, gli anziani. Il rischio non è solo riferibile ad una maggiore incidenza di tumori, già riscontrata ma anche all’incremento della morbosità e mortalità da cause respiratorie, cardiocircolatorie, neurologiche, endocrine e immunitarie.

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Incenerimento e gassificazione nuocciono gravemente alla salute

La combustione degli Rsu  è una tra le pratiche  più dannose per l’ambiente e la salute: non a caso la Federazione  nazionale degli Ordini dei medici  francese e in Italia l’Ordine dei medici dell’Emilia Romagna hanno chiesto una moratoria  per quanto riguarda la costruzione  di nuovi inceneritori e l’ampliamento degli attuali e  sempre non a caso l’Unione Europea  individua nell’incenerimento (definito ipocritamente termovalorizzazione solo in Italia) e nel conferimento in  idonee discariche le ultime opzioni per lo smaltimento dei Rsu.  La combustione dei rifiuti tramite inceneritori e dissociatori molecolari genera la produzione di ceneri e l'immissione sistematica e continua nell’atmosfera di fumi, polveri grossolane (PM10) e fini (PM2.5 , ovvero con diametri inferiori a 2.5 micron) costituite da nanoparticelle di sostanze chimiche (metalli pesanti, idrocarburi policiclici, policlorobifenili, benzene, diossine e furani, ecc.) estremamente pericolose, perché persistenti ed accumulabili negli organismi viventi.

I processi che si sviluppano negli inceneritori e nei dissociatori molecolari, che meglio sarebbe chiamare gassificatori,  sono in grado di  trasformare anche rifiuti relativamente innocui, quali imballaggi e scarti di cibo, in composti tossici e pericolosi sotto forma di emissioni gassose, polveri fini, ceneri volatili e ceneri residue che richiedono costosi sistemi per la loro neutralizzazione e stoccaggio.

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Una legittima preoccupazione a Viterbo

La recente approvazione del nuovo piano provinciale dei rifiuti della Provincia di Viterbo che indica, a  fronte di una pur corretta  linea di gestione del ciclo incentrata sulla raccolta differenziata porta a porta, sul recupero, sul riciclo e riuso degli Rsu, l’utilizzo di un dissociatore molecolare a chiusura del ciclo, genera perplessità e preoccupazione.

A riguardo della dissociazione molecolare, il prof. Stefano Montanari, direttore del  Centro studi e ricerca “Nanodiagnostics” di Modena, afferma testualmente:

”I lati oscuri sono più di uno. A quanto pare, il trattamento proposto altro non è se non una gassificazione parziale in regime discontinuo che consta del caricamento dall´alto con 16 tonnellate di rifiuti estremamente eterogenei ogni 24 ore. Il contenitore è in condizione di carenza d´aria e perché il processo s´inneschi fa uso di metano (da far arrivare sul posto) che scalda la parte più alta dei rifiuti con una quantità d´aria da regolare opportunamente per mantenere vivo il processo. La temperatura d´esercizio di quei rifiuti lavorati in carenza d´aria è intorno ai 400-450°C e, nel corso

 

 

della giornata di trattamento, il processo produce syngas (CO e CO2, oltre ad un po´ di metano) insieme con i prodotti inquinanti che è abituale riscontrare nelle combustioni.

”Resta senza risposta dove finiscano i metalli pesanti inevitabilmente rilasciati da un processo simile, così come resta misteriosa la sorte degl’inquinanti che sono con ogni probabilità generati e che variano a seconda di quali rifiuti si stiano di volta in volta trattando. Va da sè, poi, che il syngas dovrà essere depurato. Come, non viene detto e che fine facciano i prodotti tossici che vengono tolti dal syngas, viene pure taciuto. Quanto questa depurazione costi neppure è reso noto.

“E poi c´è il problema delle ceneri che, stante l´inevitabile eterogeneità di ciò che viene bruciato, è parecchio ostico da risolvere. Discariche di prodotti nocivi? E l´anidride carbonica e il protocollo di Kyoto?  E poi, ancora, c´è il problema delle nanopolveri. Poiché il syngas arriva a bruciare fino a 1.800°C, è ovvio che si formi particolato primario e secondario finissimo, ben più piccolo di 2,5 micron e, per questo, quanto mai aggressivo”.

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Vi sono alternative

A fronte di questo autorevole parere, di un’ampia documentazione scientifica, e del Rapporto Conclusivo della Commissione Ambiente per le Migliori Tecnologie di Gestione e Smaltimento dei Rifiuti  del 20 aprile 2007 che alla pagina 6  classifica i dissociatori molecolari  tra gli impianti di incenerimento e gassificazione ossidativa, affermando ” per quanto riguarda gli impianti smoldering/ dissociazione molecolare non è disponibile per il momento una completa  base di dati comprovante statisticamente e sperimentalmente le loro prestazioni ambientali ed energetiche”, riteniamo  che sarebbe stato e  sarebbe più adeguato, anche a livello nazionale,  predisporre uno studio di confronto circa l’impatto ambientale e sanitario dei vari tipi d’impiantistica oggi disponibili,  circa i costi  per la loro realizzazione e gestione,  per le  prospettive  occupazionali, dando solo successivamente  la preferenza a quelle soluzioni  risultate le meno costose per la  nostra comunità e  le più vantaggiose  in termini di  ambiente e salute.

Esistono infatti e da tempo operanti  anche in Italia, impianti che utilizzano metodiche di trattamento cosiddette a freddo ovvero senza combustione. Questi impianti trattano il residuo non riciclabile con metodi  definiti meccanico–biologici e trattamenti meccanici con estrusione dopo biostabilizzazione, che hanno un impatto ambientale e sanitario pressoché nullo. Questi impianti trattano  il materiale   che residua dopo  una corretta  raccolta differenziata  e quindi  incentivano costantemente questa pratica e con essa la cultura del riciclo e del riuso dei materiali post consumo.

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Un problema politico, culturale, economico

Il continuo aumento dei rifiuti e il problema della loro gestione non sono altro che uno degli aspetti del nostro modello di vita e sviluppo economico che privilegia la crescita della produzione di merci e dei consumi, spesso indotti e superflui.

E’ quindi chiaro che una corretta e razionale gestione dei rifiuti non può prescindere da una attenta riconsiderazione dell’attuale modello di sviluppo che deve anche  prevedere ed obbligare alla riduzione dei rifiuti a “monte” con il coinvolgimento dell’imprenditoria oltre che ovviamente di tutti i cittadini.

E’ quindi un problema politico ancor prima che tecnico. Infatti non bastano  le  migliori e più salutari  tecniche di smaltimento dei rifiuti se  non si fanno scelte politiche e di governo del territorio che devono influire anche sulla qualità e sulla quantità dei rifiuti prodotti cercando di  evitare la produzione di merci che generano rifiuti tossici.

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Una necessaria riflessione e riconsiderazione

Ci sentiamo  quindi di aggiungere alle “R”  di Riduzione della produzione, Raccolta differenziata, Riciclaggio, Riuso, Riparazione e  Recupero dei rifiuti anche quella di Riflessione e Riconsiderazione  delle soluzioni di tipo impiantistico indicate per la nostra provincia o in fase di realizzazione ed ampliamento nella Regione Lazio come in Italia,  perché  sempre in  problematiche importanti e complesse come  la  gestione dei rifiuti devono essere privilegiate le scelte che si ispirano al principio di precauzione, alla tutela e salvaguardia dell'ambiente, certi che la nostra salute e quella delle future generazioni sono ad esso indissolubilmente legate.

 

Dottoressa Antonella Litta

referente per Viterbo e Provincia

dell’Associazione italiana medici per l'ambiente Isde (International Society of Doctors for the Environment- Italia )

 

 

Bibliografia e sitografia essenziale

 

·         Comba P. et al - Risk of soft tissue sarcomas and residence in the neighbourghood of an incinerator of industrial wastes; Occup.Environ.Med 2003; 60: 680-683

 

·         Comba P. et al (2006) -Cancer mortality in an area of Campania (Italy) Characterized by Multiple Toxic Dumping Sites; Annals New York Academy of  Sciences 1076: 449-461

 

·         Denison R.A  -Environmental life-cycle comparasion of recycling, landfilling, and incineration: a review of recent studies; Ann. Rev. Energy Environ.1996 21:191-237

 

·         Dolk H. et al- Risk of congenital anomalies near hazardous waste lanfill sites in Europe EUROHAZCON study; Lancet (1998); 352:423-27

 

·         Floret N -A municipal solid waste incinerator as the single dominant point source of PCDD/Fs in an ara of increased non -Hodgkin’s lymphoma incidence; Chemosphere  2007  Jul; 68(8):  1419-26.

 

·         Floret N et al-Dioxin emissions from a solid waste incinerator and risk of non Hodgkin lymphoma; Epidemiology 2003;14( 4):392-98

 

·         Minichilli F et al -A study on mortality around six municipal solid wastelandfills in Tuscany Region; Epidemiol Prev  2005  Sep-Dec;29(5-6 Suppl):53-6. 

 

·         Oberdostrer G et all, Nanotoxicology: an emerging discipline from studies of ultrafineparicles; Environmental Health Perspectives 2005 131(7)

 

 

·         Rapporto Conclusivo della Commissione Ambiente per le Migliori Tecnologie  di Gestione e Smaltimento dei Rifiuti 20 aprile 2007 disponibile su -www.greenreport.it/file/docs/rapporto%20migliori%20tecnologie.pdf

 

·         The Royal Society and The Royal Academy of engineer, UK(2004). Nanoscience and nanotechnologies. Recommendation 10 p. 95. Available at www.royalsoc.ac.uk

 

·         Yoshida J. -Effects of dioxin on metabolism of estrogens in waste incinerator workers;

Arch Environ Occup Health. 2005 Jul-Aug;60(4):215-22.

·         Viale G. Azzerare i  rifiuti. Bollati-Boringhieri, Torino, 2008

 

·         www.ipcc.ch

·         www.isde.it

·         www.nanodiagnotics.it

·         www.royalsoc.ac.uk

 

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