Ilva di Taranto verso la chiusura definitva, ultime notizie - Gli arresti sono sette arresti, due gli avvisi di garanzia e sequestri. Non si placa la bufera sull'Ilva di Taranto. Tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi anche Emilio Riva e suo figlio Fabio mentre al presidente Bruno Ferrante, e al nuovo direttore dello stabilimento di Taranto, è stato notificata una informazione di garanzia.

Nel frattempo, un vero fulmine si è abbattuto su una delle ciminiere dell’Ilva i cui pezzi si sono riversati su due tralicci dell’alta tensione, bloccando la linea ferroviaria Bari-Taranto. Una ventina le persone rimaste ferite dalla tromba d’aria. Molte lamiere sollevate da impianti Ilva bloccano le strade adiacenti.

Il 27 settembre gli operai dell’Ilva avevano organizzato una protesta in seguito alla decisione della direzione di chiudere l’impianto. Diverse centinaia di operai sono entrate nello stabilimento, occupando anche gli uffici della direzione dell’azienda. Chiedono che la fabbrica torni pienamente in attività, evitando che migliaia di operai restino senza lavoro a Taranto e nelle altre città dove Ilva ha stabilimenti. Il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha definito la questione "troppo complicata per mandare messaggi".

"Certo, e' un clima molto delicato", ha commentato il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri. "Speriamo che la situazione evolva in senso positivo. C'e' motivo di ampia preoccupazione".

Perplessità anche da parte del ministro dell'Ambiente Corrado Clini che si dice "sconcertato" per il sequestro dell'Ilva e avverte: "ci sono rischi di tensione sociale, il conflitto puo' sfuggire di mano". Intervistato su Rai news24 Clini spiega che "da mesi il governo sta lavorando intensamente per fare in modo che la situazione dell'Ilva possa essere gestita coniungando la protezione della salute, dell'ambiente e del lavoro ed avendo molto chiaro che nel momento in cui si chiude questa azienda il conflitto sociale che si apre e' difficilissimo. Ora- osserva Clini- e' evidente che ci sono dei rischi, perche la situazione e' strata trascinata a un punto di grande tensione".
Clini aggiunge: "Io sono sconcertato per quello che e' avvenuto, perche' a fronte dell'adozione dell'Aia ci troviamo oggi, invece che nella piena fase di investimenti per il risanamento, a dover combattere una situazione di conflitto che puo' sfuggire di mano".
Il ministro dell'Ambiente invita "tutti a riflettere perche' e' assurdo che queste situazioni siano affrontate con la logica del pezzettino, e non si consideri il contesto".

Apprendiamo dall'agenzia di stampa di Dire, che l'operazione della guardia di finanza a Taranto, che ha portato a Taranto, Milano, Roma, Pisa, Bari e Varese all'esecuzione di sette ordinanze di arresto nei confronti di vertici ed amministratori dell'Ilva di Taranto e di persone dipendenti da pubbliche amministrazioni, "e' riconducibile all'operazione 'Envinronment sold out', protrattasi dal gennaio del 2010 al corrente mese di novembre". Cosi' una nota delle Fiamme gialle. Nel corso dell'operazione e' stata ipotizzata, a carico dei vertici dello stabilimento siderurgico e di un professore universitario ed ex consulente della procura della repubblica jonica, "la costituzione di un'associazione a delinquere finalizzata alla perpetrazione dei reati di disastro ambientale aggravato; omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro; avvelenamento di acque e sostanze alimentari; concussione e corruzione in atti giudiziari".

Le condotte illecite poste "avrebbero causato l'emissione nell'aria e negli ambienti vicini allo stabilimento di sostanze nocive quali benzo(a)pirene, diossine, metalli ed altri polveri nocive, cagionando gravissimo pericolo per la salute pubblica e dei lavoratori dello stabilimento medesimo, contaminazione di terreni ed acque ove insistono numerose aziende agricole locali, con la conseguente necessita' di procedere all'abbattimento di numerosi capi di bestiame destinati al consumo umano". Per tutto cio' "l'amministratore delegato, l'ex direttore e l'ex responsabile delle relazioni esterne dell'Ilva sono stati tratti in arresto e condotti presso la casa circondariale di taranto, mentre il presidente della holding che controlla la predetta societa' ed il citato professore universitario sono stati sottoposti agli arresti domiciliari". Nei confronti dell'Ilva e' in corso di esecuzione "il sequestro preventivo di prodotti finiti e/o semilavorati destinati alla vendita ovvero al trasferimento in altri stabilimenti del gruppo industriale", con contestuale notifica di 'informazione di garanzia' nei confronti degli attuali direttore dello stabilimento e presidente del consiglio di amministrazione. Nel corso dell'operazione "le indagini tecniche hanno consentito di scoprire altresi' un'associazione a delinquere, cui faceva parte un ex assessore provinciale- segnala la Guardia di Finanza- il quale, avvalendosi dell'operato di un suo stretto collaboratore nonche' del rappresentante legale di una societa' di progettazione e ingegneria, poneva in essere piu' delitti di concussione per aver di fatto monopolizzato l'attenzione di diversi titolari di imprese interessate ad ottenere autorizzazioni di pertinenza del proprio assessorato, orientandoli ad avvalersi della consulenza tecnica professionale da lui indicata". L'ex assessore provinciale ed il rappresentate legale sono stati sottoposti agli arresti domiciliari.

"Due casi di tumore in piu' all'anno? Una minchiata". Cosi' un dialogo intercettato nel corso delle indagini che hanno portato alle nuove misure di custodia cautelare e dei sequestri nel caso Ilva. Lo riferisce il procuratore Franco Sebastio, coordinatore del pool che indaga nell'inchiesta per disastro ambientale che vede l'Ilva sotto accusa, nel corso della conferenza stampa sulle ordinanze di custodia cautelare emesse dal Tribunale di Taranto nell'ambito dell'indagine 'Envinronment sold out' ('Ambiente svenduto'). "Abbiamo fatto richieste che hanno trovato quasi completo accoglimento da parte del Gip, che ha emesso il provvedimento di ordinanza di custodia cautelare. Quasi 600 pagine di motivazione", spiega il procuratore Franco Sebastio, coordinatore del pool che indaga nell'inchiesta per disastro ambientale che vede l'Ilva sotto accusa. "Dice il Gip e proseguono i Pm nella richiesta di misura cautelare", riferisce Sebastio spiegando "qual e' la nostra considerazione", che "'la salute e la vita umana sono beni primari dell'individuo la cui salvaguardia va tutelata in tutti i modi possibili'". E la nostra Costituzione, aggiunge, tutela il diritto alla salute, al quale la stesso Carta da' rilevanza Costituzionale, diritto alla salute "al quale l'articolo 41 della Costituzione condiziona la libera attivita' economica", spiega Sebastio, mentre "noi sosteniamo da sempre che un diritto che non accetta contemperamenti o compressioni di sorta e' il diritto alla vita e quindi alla salute".

Se cosi' non fosse, "si arriverebbe all'assurdo giuridico di operare delle comparazioni fra il numero dei decessi accettabili in relazione ai posti di lavoro assicurati", aggiunge il procuratore. E allora, "a fronte di questo principio- prosegue- ritengo di potervi leggere il contenuto di una sola intercettazione, senza fare i nomi degli interessati". E quindi in una intercettazione "dice uno degli intercettati all'altro, 'due casi di tumore in piu' all'anno, una michiata'". Cio' detto, al di la' di tutto, dei principi generali della giurisprudenza, "anche la vita di una persona e' sacra e qualunque altro diritto pure tutelato dalla Carta Costituzionale deve fare spazio a fronte del diritto alla vita che e' l'unico incomprimibile", conclude Sebastio.

Il provvedimento di sequestro emesso dal Gip di Taranto "comportera' in modo immediato e ineluttabile l'impossibilita' di commercializzare i prodotti e, per conseguenza, la cessazione di ogni attivita' nonche' la chiusura dello stabilimento di Taranto e di tutti gli stabilimenti del gruppo che dipendono, per la propria attivita', dalle forniture dello stabilimento di Taranto". Cosi' l'azienda in una nota.

Con riferimento al provvedimento di sequestro preventivo notificato dal Gip di Taranto, Ilva osserva che "premesso che Ilva non e' parte processuale nel procedimento penale ed e' quindi estranea a tutte le contestazioni ad oggi formulate dalla Pubblica Accusa; premesso altresi' che lo stabilimento Ilva di Taranto e' autorizzato all'esercizio dell'attivita' produttiva dal decreto del ministero dell'Ambiente in data 26.10.2012 di revisione dell'Aia; premesso infine che il provvedimento di sequestro emesso dal Gip di Taranto in data odierna si pone in radicale e insanabile contrasto rispetto al provvedimento autorizzativo del ministero dell'Ambiente", la societa' "proporra' impugnazione avverso il provvedimento di sequestro e, nell'attesa della definizione del giudizio di impugnazione, ottemperera' all'ordine impartito dal Gip di Taranto", precisa la nota dell'azienda.
Cio' pero', sottolinea la nota Ilva, "comportera' in modo immediato e ineluttabile l'impossibilita' di commercializzare i prodotti e, per conseguenza, la cessazione di ogni attivita' nonche' la chiusura dello stabilimento di Taranto e di tutti gli stabilimenti del gruppo che dipendono, per la propria attivita', dalle forniture dello stabilimento di Taranto".

 "Stiamo lavorando per risolvere questa situazione in tempi rapidi, come peraltro siamo abituati a fare. Credo avremo la soluzione gia' pronta quando ci incontreremo giovedi con un provvedimento che consenta di superare questa situazione". Cosi' il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, in un'intervista a Sky Tg24.
Il ministro è intervenuto stamani in diretta nel corso della trasmissione di Radio1 'Prima di tutto'. E alla domanda se le ordinanze cautelari possono bloccare l'industria dell'acciaio, il ministro Clini ha risposto: "Il blocco non e' provocato dalle misure cautelari, ma e' provocato dal sequestro dell'area a freddo, una misura che credo abbia aperto un problema molto serio anche nei confronti delle procedure che abbiamo seguito con l'applicazione della legge delle misure europee". "Il compito di stabilire le procedure, le norme tecniche e le prescrizione per rispettare l'ambiente e per proteggere la salute- ha sottolineato Clini- e' delle amministrazioni competenti, in questo caso del ministero dell'Ambiente in primis. E non c'e' una funzione di supplenza che deve essere presa in considerazione quando le amministrazioni fanno il loro dovere. Qui invece si sta creando una situazione per cui parallelamente alle indicazioni date dall'amministrazione competente, la magistratura inquirente stabilisce delle norme quasi in concorrenza con quelle delle amministrazioni competenti".

"L'impresa e' pronta ad investire per rispettare le condizioni dell'Aia- ha concluso Clini- e noi dobbiamo fare in modo che questo avvenga. Stiamo valutando qual e' lo strumento piu' idoneo ed efficace per fare si' che nello stabilimento di Taranto venga applicata la legge italiana e la direttiva europea. L'impresa deve realizzare gli interventi gia' prescritti e deve effettuare gli investimenti che aveva gia' deciso di applicare". "Noi vogliamo che si applichi la legge.

Cio' vuol dire dare piena attuazione all'Aia, l'Autorizzazione integrata ambientale, che ha valore di legge e che rappresenta la strada maestra per consentire insieme la salvaguardia dell'ambiente, della salute e della continuita' produttiva.

La misura straordinaria e' quella di applicare la legge in una situazione che e' diventata difficile, contraddittoria". "Noi abbiamo applicato con rigore gli standard ambientali- ha aggiunto- gli obiettivi e i limiti per la protezione della salute piu' severi che non sono ancora entrati in vigore in Europa, e che entreranno in vigore nel 2016. Dunque applichiamo a Taranto in anticipo di quattro anni le norme piu' severe che sono state definite per tutti gli stabilimenti siderurgici europei. E' stata una decisione importante, valutata con grande attenzione che richiede all'Ilva investimenti molto importanti, ma l'abbiamo fatto tenendo presente che l'obiettivo primario era sicuramente salvaguardare la salute e proteggere l'ambiente.

Voglio sottolineare che l'Aia non prevede la chiusura della fabbrica, bensi' il progressivo risanamento degli impianti a caldo a partire da questo mese fino a giugno 2014. La chiusura dello stabilimento non e' una condizione prevista dall'Aia".

Secondo Susanna Camusso "La scelta dell'azienda è gravissima e non condivisibile: abbiamo chiesto un incontro con la presidenza del Consiglio e ci auguriamo che giovedi' ci siano un'idea e una proposta per salvare l'azienda: e' un'importante produzione italiana". Lo dice il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. "La nostra preoccupazione oggi e' che l'Ilva non chiuda: si deve rendere compatibile il lavoro con la salute dei cittadini. Nella storia gli errori li hanno fatti tutti, ma credo sia sbagliato dedicarsi alla ricerca del colpevole in questo momento". Rispetto alla posizione della Fiom che ha chiesto ai lavoratori di restare in fabbrica, Camusso dice: "E' giusto, di fronte allo sconcerto che si e' determinato, chiedere ai lavoratori di restare in fabbrica". La chiusura comunque, conclude, e' "una decisione sbagliata".

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