All'alba di stamani è partita da Roma Fiumicino alla volta di una impervia zona delle Ande orientali, una spedizione archeologica-documentaristica di Accademia Kronos per far luce sul mistero degli uomini alti, dalla carnagione bianca e biondi che mille anni fa si erano insediati sulle Ande.
L'importante spedizione, sotto la guida di studiosi della civiltà incaica di Lecco e di Gabriele La Malfa dell’Accademia Kronos di Viterbo, si propone di far luce o almeno cercare di capire qualcosa di più su questo misterioso popolo. Secondo gli studiosi delle due università di Lima e di Arequipa, impegnati in una vasta campagna di scavi nel nord del Perù, questa popolazione, i Chachapoyas, erano probabilmente originari del nord Europa. La loro era una delle civiltà più progredite di quell'area. Si è pensato subito ai Vichinghi, essi, infatti, attorno all' anno 1000, cioè 492 anni prima di Cristoforo Colombo, sbarcarono sulle coste del nord America. Dell'arrivo dei Vichinghi in America vi sono documentazioni scritte confermate da testimonianze archeologiche provenienti da scavi effettuati dal 1961 a Anse-aux-Meadows, sulla costa nordoccidentale di Terranova. Oltre a ciò due manoscritti scandinavi del XIII secolo, noti come la «Saga dei Groenlandesi» e la «Saga di Erik il Rosso», raccontano di cinque diverse spedizioni dalla Groenlandia a Vinland («Terra delle viti»). Alcuni ricercatori inglesi e canadesi ipotizzano che i vichinghi non si fermarono solo a Terranova, ma che proseguirono verso sud fino ad arrivare probabilmente sulle Ande.
Fino a qui potremmo dire con tranquillità che i chachapoyas “probabilmente” rappresentano il risultato di queste migrazioni vichinghe verso il sud del continente americano. Le cose, però, non stanno così. Recentemente molti reperti ossei di questa misteriosa civiltà sono stati sottoposti alla datazione al radiocarbonio ( carbonio 14). I risultati hanno lasciato di stucco gli scienziati. Alcuni di questi scheletri aveva circa 2000 anni. A questo punto ogni congettura e ipotesi è caduta nel mistero più fitto. Già di per sé la storia che i vichinghi fossero giunti sino alle Ande è un fatto clamoroso, ma ancora di più lo è se ancora prima dei popoli del nord Europa fossero arrivati in quel posto altre genti europee. Viene quindi spontaneo chiedersi che ci facevano uomini di origine europea 2000 anni fa sulle Ande? A questo punto dobbiamo rivedere la storia dell’uomo soprattutto sul continente americano. Dobbiamo rivedere le storie e i miti degli Aztechi, dei Maia e degli stessi Incas, rileggere alcuni papiri egizi che accennano a viaggi in navi verso il grande mare e cercare di dare una spiegazione più plausibile al mistero delle tracce di coca sui capelli di alcune mummie egizie. In particolare va attentamente analizzata la mitiga figura di Quetzacoatl, il dio serpente piumato. Secondo le tradizioni azteche, Quetzacoal sarebbe venuto dal mare, ma non era un serpente, era un uomo dalla pelle chiara e dalla lunga barba, un semidio, sempre secondo gli aztechi, che avrebbe insegnato agli uomini l’agricoltura, la medicina, la magia e tante altre cose.
La spedizione di Accademia Kronos ovviamente non chiarirà in poche settimane questo mistero, ma senz’altro cercherà di approfondirlo. In Perù il gruppo italiano è atteso da studiosi e archeologi locali che insieme andranno a filmare e ad analizzare gli ultimi ritrovamenti verso il nord del Perù in una regione quasi inaccessibile, comunque fuori da ogni circuito turistico. Entreranno nel territorio dei Chachapoyas del Rio Utcumbamba ed esattamente nelle vicinanze delle falde orientali della Cordigliera delle Ande, dove tra l'altro dovrebbe trovarsi la famosa ciudad perdida (la città perduta).
La spedizione è stata finanziata da Accademia Kronos e in parte da “Earth – cultura e avventura”una importante organizzazione lombarda specializzata nelle spedizioni scientifiche. Il materiale girato sarà motivo di una serie di documentari, alcuni dei quali saranno presentati prima di Natale al pubblico viterbese.
SCHEDA DI APPROFONDIMENTO
I Chachapoyas fino al 1500 furono alla guida di un regno che si estendeva su tutte le Ande. Perfino il loro nome originale è ignoto. Quello che è arrivato a noi è il soprannome dato loro dagli Incas, che li conquistarono: "gente delle nuvole", per le regioni elevate che i Chachapoyas abitavano nella foresta.
La valle dei Chachapoyas Nel 1963 fu scoperto un insediamento a 2800 metri di altezza composto di torrioni, case e centri religiosi; il verde però aveva invaso tutto da quando gli abitanti della città se ne erano andati con l'arrivo dei conquistadores spagnoli nel XVI secolo. Purtroppo le tracce lasciate da queste culture senza voce e volto, che lasciarono imponenti costruzioni sui declivi orientali delle Ande, sono molto vaghe in quanto tutto ciò che rimase dopo il passaggio degli spagnoli nel 1500 furono sangue e devastazioni. Inoltre ci hanno pensato poi i huaqueros, ovvero i tombaroli del passato, a depredare nella stessa epoca mummie e corredi funerari.
Grazie soprattutto a Cieza de Leon, un cronista dell'epoca, sappiamo che essi erano <<.. gli indios più bianchi di tutte le indie e le loro donne di grande bellezza...>>, e che la loro civiltà fiorì fino al XVI secolo con "l'entrada dei conquistadores", punto fermo dell'annientamento di tutte le città panamericane. Le cronache contemporanee riferiscono che i Chachapoyas offrirono ospitalità a Marco Capac II, ultimo re inca, ribelle agli spagnoli, nella loro fortezza di Cuélap, la costruzione più spettacolare del perù. Questo baluardo di difesa e santuario, situato a 3000 metri di altitudine e costituito da mura ciclopiche alte fino a 15 metri e lunghe 700, risale al 700 d.C. e fu il centro cerimoniale e politico del grande misterioso impero dei Chachapoyas, almeno sei secoli prima che sorgesse la confederazione incaica.
Ma ciò che particolarmente affascina e interessa è la loro devozione per i defunti, per i loro purumachu, gli antenati, che collocavano nei ripari a strapiombo sui precipizi. Queste statue, in genere alte più di due metri, sono impossibili da trasportare in quanto costruite in loco con terracotta e paglia di agave. All'interno sta la mummia completa, in posizione rannicchiata, avvolta da pelli di animali e con un corredo di pochi semplici vasi. Da tutto questo si comprende quanto fascino racchiuda la valle dei Chachapoyas e il perché dell'enorme interesse che ha sempre suscitato negli esploratori e nei cercatori d'oro.
L’AMERICA LATINA SCOPERTA ANCORA PRIMA DEI “ VICHINGHI”
Viviano Domenici 200 d.C. E' questa la datazione attribuita a una testina di terracotta scoperta nel 1933 in una tomba precolombiana del Messico. Si ipotizza che le correnti abbiano trascinato una nave romana dalle isole Canarie alla Costa del Golfo. Un caso del genere si verificò nel Settecento.
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