Dopo terremoto Emilia Romagna, ultime notizie Bologna - “Se è vero che il crollo di San Giuliano di Puglia diede lo spunto a quell'Ordinanza di Protezione Civile (Opcm n. 3274/2003), che si trasformò poi nel primo embrione delle Norme tecniche sulle costruzioni, se è vero che il terremoto dell'Abruzzo portò alla definitiva applicazione della nuova normativa sismica, è altrettanto vero che dopo il terremoto dell’Emilia Romagna, l'alluvione di Giampilieri, quella di Genova, quella alle Cinque Terre, dopo la frana di Saponara, ecc. ed il contestuale e triste conteggio di lutti, feriti, danni e senza casa, nulla più è stato fatto in termini di innovazione normativa. Tutto è rimasto come prima, neanche un nuovo articolo di legge è stato introdotto”. Lo ha affermato Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi, ad un anno dal terremoto, intervenendo poco fa a Bologna ad una conferenza organizzata dal Servizio Geologico Regionale.


“In Italia si preferisce rimandare, si preferisce mantenere una legge urbanistica che ormai ha fatto il suo tempo – ha concluso Graziano - e non si riesce nemmeno ad apportare alcune necessarie correzioni alle Norme tecniche. Quando a pochi giorni dal terremoto dell'Emilia Romagna, in audizione all'VIII Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati per l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n.74/2012, recante "Interventi urgenti a favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici che hanno interessato il territorio delle province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova, Reggio Emilia e Rovigo il 20 e 29 maggio", proponemmo di integrare il certificato di agibilità sismica con una verifica delle interazioni con i terreni di fondazione in considerazione dei fenomeni di liquefazione che si erano verificati in quelle aree, i componenti della Commissione ascoltarono con molto interesse, a tal punto che il suo presidente fece propria la nostra indicazione, portandola poi autorevolmente in parlamento come proposta a sua firma.


Una proposta che avrebbe garantito una maggiore sicurezza degli edifici e di quei capannoni industriali che erano stati oggetto di crolli. Una proposta che conteneva il concetto di "effetti di sito", precludeva ad una prima attività provvisoria di verifica macrosismica, per poi, quando necessario, passare alla più dettagliata microzonazione. La proposta non venne accettata dal parlamento”.

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