Consumatori UE diffidenti sugli acquisti online che comunque sono in aumento, ultime news Unione Europea - È stato pubblicato il quadro di valutazione del 2013 “Consumer Conditions Scoreboard”, una sorta di “pagella” delle condizioni dei consumatori della Commissione Europea, che come una specie di “finestra sul mercato” viene utilizzata per il monitoraggio di ciò che accade nel mondo dei consumi dell’Area UE ma che serve anche per determinare, secondo le intenzioni dell’esecutivo UE, le future iniziative europee in campo legislativo.

Dal quadro in questione emerge fra l’altro che i cittadini europei utilizzano sempre più il commercio elettronico, ma rimane elevato il livello di diffidenza nei confronti degli acquisti online e delle pratiche commerciali illegali. Come associazione impegnata anche nella difesa dei consumatori ci uniamo all’evidente preoccupazione che può essere evidenziata circa la scarsa conoscenza dei diritti dei consumatori. A fare da pendant a quest’aspetto negativo vi è un altro positivo: aumentano, infatti, gli acquisti “verdi”.


Cresce il commercio elettronico, ma soprattutto sul mercato interno. La quota infatti di consumatori che acquista online è passata dal 38% al 41% a livello nazionale e dal 9,6% all’11% per gli acquisti transfrontalieri. Un gap testimoniato anche dal grado di fiducia che raggiunge il 59% per gli acquisti nazionali ed è invece pari al 35% per quelli esteri. Ma le cifre variano molto a seconda dei diversi paesi, con quote oscillanti dal 18% al 76% di chi si sente tutelato adeguatamente dalle norme vigenti.


Resta comunque forte il timore di consumatori e venditori di imbattersi in pratiche commerciali illegali: oltre il 50% ritiene che tale rischio su internet è divenuto più probabile.

Ma dalla pagella esce anche un’Europa più eco-responsabile: quattro persone su dieci, pari ad una media UE del 41% (contro il 29% del 2011), affermano infatti di aver scelto beni e servizi, nel 2012, sulla base del loro impatto sull’ambiente. A guidare la classifica sono Grecia (56%) e la Svezia (53%) mentre fanalini di coda sono Lituania (28%) ed Estonia (25%). L’Italia si attesta al di sopra della media, al 43%.



Giovanni D’Agata

www.sportellodeidiritti.org



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