La Provincia incontra l’Europa - Le opportunità della programmazione comunitaria 2007 – 2013”: il risultato del convegno? L’imperativo è fare sistema. Ieri sera a palazzo Doria Pamphili San Martino al Cimino l’iniziativa organizzata da palazzo Gentili, che ha posto al centro della dell’attenzione l’accesso ai fondi comunitari e il ruolo degli enti locali in rapporto all’Europa. Ma non sono mancati ulteriori spunti interessanti.

 

Ad aprire i lavori è stato il presidente della Provincia Alessandro Mazzoli. “Contrariamente a quanto avveniva in passato – ha detto – stavolta ci si muove su quattro assi, ovvero le priorità: ricerca, innovazione e rafforzamento della base produttiva; ambiente e prevenzione dei rischi; accessibilità; assistenza tecnica. Per il Lazio ci sono a disposizione 750 milioni di euro, da qui l’importanza del confronto: occorre puntare su qualità dei progetti, partnership e reti territoriali. Sono questi i valori aggiunti per affrontare la sfida e dimostrare la nostra capacità di stare dentro una partita fondamentale per la Tuscia”.

 

Sulla stessa linea l’assessore alle Politiche comunitarie Angelo Cappelli. “In un periodo di crisi economica come quello che stiamo vivendo, non possiamo permetterci di farci trovare impreparati. Per questo i progetti non dovranno essere fini a se stessi, ma incastonarsi in una visione più ampia, facendo ad esempio scelte consequenziali alla nascita del nuovo aeroporto nel capoluogo. Stesso discorso per il distretto ceramico di Civita Castellana: fare squadra è fondamentale, guardando non ai singoli ma a valutazioni di sistema”.

 

All’assessore Tolmino Piazzai il compito di guardare al tema dell’ambiente. “Le nostre politiche dovranno essere incentrate sulle tre percentuali del 20%: meno Co2, più risparmio energetico e più energie rinnovabili. Serve dunque una scelta che guardi da un lato all’aspetto culturale, inteso come sprovincializzazione della Tuscia e maggiore capacità di incidere su quegli stili di vita dannosi per l’ambiente, dall’altro alle risorse, da non disperdere ma da utilizzare in maniera sinergica”.

 

In questo quadro, Arco Latino può giocare un ruolo fondamentale. “Si tratta di una grande associazione – ha spiegato il direttore generale della Provincia, Luciano Dottarelli – che conta il 10 per cento della popolazione e del territorio europeo, con un’eredità storica e culturale e una qualità della vita invidiabile. E la Provincia di Viterbo si trova a presiedere il gruppo tematico più importante, “Territorio e sviluppo sostenibile”. Arco Latino può dunque essere utile alla Tuscia viterbese”.

 

E ancora la Regione Lazio: la parola al capogruppo del Pd con consiglio regionale, Giuseppe Parroncini. “Dobbiamo essere in grado di incidere sui nodi strutturali che frenano il nostro territorio. Penso alle infrastrutture, ma serve anche una mano dal Governo. Abbiamo ad esempio una buona dotazione di linee ferroviarie, ma obsolete. Altro punto su cui insistere il distretto ceramico di Civita Castellana: è una priorità, ci sono 118 aziende e 4.000 lavoratori. Si soffre però di una mancata innovazione. L’80% delle stesse sono inoltre individuali, segno che si fa poca aggregazione e i rischi sono più alti. Per noi è una realtà importante, per questo abbiamo messo a disposizione 16 milioni di euro. Altre priorità sono il Parco scientifico e tecnologico dell’Alto Lazio e la cultura: a Roma è in corso una straordinaria mostra sugli Etruschi”.

 

In tutto questo, è stata sottolineata all’unanimità l’importanza dell’Università della Tuscia. E il rettore Marco Mancini ha risposto positivamente, sottolineando però anche le difficoltà dell’Ateneo. “L’università ha potenzialità di ricerca e innovazione tecnologica che possono certamente tornare utili. Ma se è vero che va costruito quello spazio europeo della ricerca tanto invocato in cui deve essere al centro, prima l’università deve riuscire a sopravvivere. E a vivere ad armi pari con gli altri. I tagli ci sono già per legge di Stato, approvata ad agosto, non c’entra nulla in questo la riforma Gelmini. E’ per noi uno tsunami finanziario che ci colpirà nel 2010. Detto questo, non ci sottrarremo comunque alla sfida. Vogliamo infatti creare un ufficio progetti internazionali con personale che faccia la spola con Bruxelles”.

 

Rosanna Bellotti, direttore programmazione economia della Regione Lazio, ha invece posto l’attenzione sulla necessità di “creare più servizi sulla base di una potenziale domanda. Un esempio è la via Francigena, per la quale occorre pensare a una ricettività che sia anche alternativa, come quella dei conventi”.

 

Infine, l’onorevole Gianni Pittella, deputato al parlamento europeo. “Contrariamente a quanto verificato in altri territorio, qui ho potuto toccare con mano che un approccio efficace e incisivo. A fine 2009 dobbiamo aver speso 18 miliardi di euro, invece sulla nuova programmazione l’Italia è ferma allo 0,3 per cento. In un periodo di recessione come quello attuale, sono fondi che vanno assolutamente utilizzati. Ma bene, cosa che oggi non sempre avviene. Spesso infatti li usiamo male, perdendo prestigio nei confronti dell’Europa. E invece, se vogliamo rimanere dentro questa partita, dobbiamo essere credibili”.

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