Teflon e rischi salute, ultime notizie Roma - Il PFOA (acido perfluorottanoico) da Spinetta Marengo è stato scaricato in falda e in Bormida, nonché si è depositato nel sangue dei lavoratori. Ciò è avvenuto per decenni. Ma la sua presenza non veniva cercata nelle analisi delle acque. Quando è stata finalmente cercata: è stata trovata dall’Arpa nelle falde dell’acquedotto di Alessandria. Ma anche, dal CNR, alla foce del Po, in concentrazioni enormi. D’altronde il PFOA è indegradabile, e nel contempo bioaccumulabile nei tessuti viventi. E’ tossico, mutageno, cancerogeno, teratogeno, se respirato o bevuto o mangiato nella catena alimentare. In particolare attacca il sistema riproduttivo e immunitario (tiroide). L’avevano accertato copiose risultanze del mondo scientifico internazionale. Ora si apprende che è pericoloso anche quando indossato. Greenpeace parla perfino di contaminazione della neve in alta montagna e addirittura di pericoli per la massaia che fa il bucato. E chiede perentoriamente all’industria dell’abbigliamento outdoor di fissare precise scadenze per l’eliminazione dei PFC.
Medicina democratica ha chiesto per molti anni la sostituzione del PFOA a Spinetta, anche tramite documentati esposti alla Procura della Repubblica di Alessandria. Ma la Solvay ha tenuto duro fino al 2013, sfruttando l’assenza di un chiaro limite di legge in Italia, come fu sciaguratamente per l’amianto. Non le sono costati, per ora, i milioni di dollari di risarcimento che ha dovuto pagare la Du Pont in USA, quando l’EPA (Environmental Protection Agency) ha trovato il PFOA nel sangue umano e nei cordoni ombelicali, dopo aver accertato nelle cavie tumori, soprattutto al fegato, interferenze al sistema endocrino, con l’asse ipotalamo-ipofisi, alterazioni degli ormoni tiroidei, cancro alla tiroide, danni allo sviluppo e alla riproduzione, riduzione del peso alla nascita, inversione sessuale. Chissà per quanti decenni, dopo che Solvay è stata costretta alla sua sostituzione, resterà in Italia questo ecocidio del PFOA.