Ultime news truffa carne chianina - UnoNotizie.it - “Alla crisi dei consumi, alla campagna denigratoria contro le carni e gli allevamenti, oggi si aggiunge il danno di una truffa che, operata da pochi, rischia di far pagare il conto ai molti allevatori onesti che stanno lottando duramente in questo momento per salvaguardare le loro aziende e le nostre straordinarie razze autoctone”. Questo il commento di Roberta Guarcini, direttore di Anabic, l’associazione nazionale allevatori bovini italiani, in merito all’indagine della procura della Repubblica di Perugia sulla presunta frode nel commercio dei bovini.

“Tornano sulla scena le carni bovine – ha commentato Guarcini –, oggi sulle prime pagine dei giornali e sui tg nazionali per l’ennesima truffa che, a una prima lettura, sembra colpire non solo il portafoglio del consumatore ma anche la sua salute. I lanci successivi chiariscono che i sequestri operati dai Nas di Perugia non riguardano carni infette ma certificazioni non idonee, con il solito obiettivo di spacciare animali meticci di minor valore commerciale come pregiatissima Chianina, una delle eccellenze del Made in Italy che alle qualità organolettiche e nutrizionali coniuga una storia affascinante e millenaria”. “Razza tenuta al pascolo, le fattrici con i loro vitelli al fianco allattati naturalmente – ha detto ancora il direttore di Anabic –, sulle colline e montagne dei nostri appennini; bestiame curato e rispettato che vivifica il territorio e tramanda un universo di storia, cultura e tradizioni. Attentare a questo mondo, oggi così fragile, è un crimine ancor più grande di quello riportato dai giornali e per questo Anabic si associa alle organizzazione dei consumatori che stanno da più parti chiedendo un inasprimento delle sanzioni per questo genere di reati”.

Anabic fin dal 2007, anno del primo grande scandalo della “Chianina taroccata”, ha adottato strumenti idonei a difendere le produzioni degli allevatori associati. In quell’anno, è iniziata la costituzione della Banca del Dna dei bovini iscritti al Libro genealogico. Il deposito di un campione biologico proveniente da ciascun capo iscritto è divenuto obbligatoria nel 2009 con l’approvazione da parte del ministero per le Politiche agricole del disciplinare del Libro genealogico. “Le funzioni istituzionali di questo strumento – ha concluso Guarcini –, che conta oggi campioni di oltre 250mila capi, sono quelle di consentire la verifica della parentela dei riproduttori iscritti al Libro e costituire un prezioso serbatoio di materiale genetico al servizio della selezione e, in particolare, della genomica. Oltre a queste importanti finalità, la Banca del Dna è stata già utilizzata più volte dalle autorità giudiziarie per effettuare verifiche nel corso di indagini che hanno coinvolto le nostre razze ed è uno strumento a disposizione di tutti gli enti che certificano le produzioni e svolgono attività volte alla tutela delle razze e degli allevatori”.



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