Le ragioni del no al mega-aeroporto di Viterbo aumentano.

Così come aumenta il numero dei cittadini che si rende conto della inutilità e pericolosità dell'opera.

Negli ultimi mesi sono stati pubblicati articoli su quotidiani e settimanali che contribuiscono a una riflessione critica sull'aeroporto e sul traffico aereo.

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1. Impatto dell'aeroporto

Tralascio il problema dell'inquinamento acustico, che tutti hanno ben presente, e metto in evidenza l'inquinamento atmosferico.

Il 17 ottobre scorso il "Corriere della sera" pubblica un articolo a firma Luigi Ferrarella in cui si parla dell'inquinamento di un bosco da parte di Malpensa. Riporto alcuni stralci:

Malpensa, inquinato il bosco Unesco: I livelli 5 volte più alti del casello sull'autostrada A1.

Malpensa, inquinato il bosco Unesco: pagano Sea e ministero - Condannati a 5 milioni di indennizzo.

Ci sono più idrocarburi nel bosco secolare, patrimonio dell'Unesco, che nei terreni a fianco del casello più trafficato dell'autostrada A1. Cinque volte di più. Per effetto dei gas inquinanti rilasciati dagli aerei in decollo dall'aeroporto di "Malpensa 2000" sul vicino bosco, dove ora un albero su tre è malato e dovrebbe essere abbattuto, e dove 15 anni non basteranno a ripristinare l'area dichiarata "riserva della biosfera" dall'Unesco (529 al mondo).

Per questo il Tribunale civile di Milano ha condannato il ministero dei Trasporti e la Sea (la spa controllata dal Comune che gestisce Linate e Malpensa) a indennizzare con 5 milioni di euro (tra capitale e interessi) la proprietà dei 210 ettari della tenuta "Cascina Tre Pini" tra Somma Lombardo e Vizzola Ticino. Tutta interna al Parco del Ticino, e confinante con le piste operative dal 1998 pur in assenza della Valutazione di impatto ambientale e con superamento dei parametri previsti dall'approvato piano regolatore generale dell'aeroporto, la tenuta comprende, oltre al bosco di 174 ettari, anche aree a uso agricolo e alcune residenze anni '30.

La proprietà puntava a valorizzare l'oasi naturalistica, ma sia l'oasi sia il valore commerciale della zona (stimato già nel 1992 in più di 14 miliardi di lire) sono stati pressoché azzerati - hanno lamentato gli avvocati della società Gianluca Gariboldi e Bruno Gattai - "dall'intollerabilità delle immissioni prodotte da Malpensa 2000".

Dopo aver descritto la situazione disastrosa del bosco ("gli alberi e le piante praticamente sani (classe 1) sono scarsamente rappresentati, mentre nella 'popolazione' verde sono maggiormente rappresentati gli alberi che mostrano danno compreso tra il 50% e il 75% (classe 3), e quelli con danno fra il 75% e il 99% (classe 4)") conclude: "Rimediare, a detta del perito del giudice, non sarà semplice: rilevantissimi sarebbero i costi per l'abbattimento delle piante danneggiate, pari al 30% del patrimonio boschivo; e nemmeno 15 anni sarebbero sufficienti a garantirne il ripristino se l'apporto di gas inquinanti non dovesse cessare".

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Chi ha condotto studi sull'impatto degli aeroporti sull'ambiente e sulla salute dei cittadini, come ad esempio l'associazione Usa Citizens Aviation Watch Association (Caw, sito: www.us-caw.org) denuncia una grave situazione. Riporto un brano, tradotto in italiano sul sito www.aerohabitat.eu: "Se vivete entro 6 miglia (11 km) da un aeroporto siete ad elevate rischio di contrarre mortalità prematura per fattori ambientali indotti dal cancro. La responsabilità maggiore è riconducibile alle emissioni gassose generate dallo scarico dei reattori degli aerei, quello dei veicoli terrestri e delle attività al suolo di manutenzione degli aeromobili.

"Jack Saporito, presidente dell'associazione Usa Citizens Aviation Watch Association (Caw), un raggruppamento di municipi, ambientalisti, gruppi radicali, coordinati con 27 altri organismi mondiali, sottolinea le evidenze emerse in un'indagine condotta nell'intorno aeroportuale.

"I risultati riportano i collegamenti tra le emissioni in atmosfera, la pollution in genere, ed il cancro, l'asma, danni al fegato, malanni polmonari, linfomi, depressione, leucemia mieloide e tumori. Secondo i dati forniti dalla Caw l'impatto complessivo dell'inquinamento aeroportuale può riprodursi sulla popolazione residente ed in attività ad una distanza di 30 miglia dall'infrastruttura dello scalo".

Dallo stesso sito e nello stesso articolo appare questo passo: "La qualità dell'aria nell'intorno aeroportuale non è migliorata nel recente periodo. A fronte delle ridotte emissioni unitarie dei moderni propulsori (nuove tecnologie e rinnovate progettualità hanno contenuto lo scarico in atmosfera) le concentrazioni della maggior parte degli inquinanti (primari e secondari) sono sensibilmente aumentate. E le stime associate all'incremento dei voli, le previsioni inquadrano il raddoppio dei voli in pochi anni, preludono a valori e sostanze nocive per l'ambiente e la salute nell'intorno aeroportuale. I carichi inquinanti del sistema dell'Aviazione Commerciale secondo gli esperti sono responsabili solo del 2% della pollution del globo, ma la sua concentrazione in zone limitate, circoscritte all'intorno aeroportuale rende tale esposizione altamente rischiosa per l'ambiente e la popolazione residente".

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Quindi il mega-aeroporto al servizio del turismo "mordi e fuggi" per Roma non solo distruggerebbe la zona termale e il Bulicame, ma rappresenterebbe una seria minaccia per tutto il territorio circostante, per i boschi, i terreni agricoli con le pregiate coltivazioni locali.

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2. Surriscaldamento del clima

Cresce tra i cittadini e tra i governanti europei, a parte gli italiani, la consapevolezza dell'urgenza di intervenire per diminuire le emissioni dei gas ad effetto serra. In una recente intervista su "Sky tg24", il Commissario europeo Barroso metteva in guardia sui rischi di rinviare nel tempo le misure per ridurre le emissioni dei gas che alterano il clima.

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Anche su riviste e giornali cominciano le denunce sull'impatto degli aerei sul clima.

Ad esempio su "Panorama" del 4 luglio 2008 il giornalista Luca Sciortino pubblicava un articolo dal titolo "Troppi convegni, sale l'effetto serra": "Sul ‘Britisch medical journal’ un singolare mea culpa: le tante conferenze internazionali su temi clinici moltiplicano i viaggi aerei, inquinanti".

Nell'articolo viene riportata l'opinione di due medici inglesi: "Malcom Green (professore di medicina respiratoria all'Imperial college di Londra) e James Owen Drife (ostetrico all'università di Leeds), si interrogano sulla questione sul 'British medical journal', che al tema dedica la copertina. Due gli aspetti che emergono. Primo, i medici potrebbero contribuire a ridurre le emissioni di CO2 rinunciando ai numerosi viaggi aerei per convegni internazionali e scegliendo di dibattere sulle loro ricerche in videoconferenza".

In un altro passo il giornalista riporta questi dati: "Partiamo da un calcolo approssimativo. All'incontro annuale dell'American cardiac society hanno partecipato 45.000 medici da tutto il mondo. Se ognuno ha percorso in andata e ritorno 10.000 km, siccome le emissioni di un aereo sono grosso modo 250 chili ogni 1.000 km per passeggero, il totale fa 2 tonnellate e mezzo; moltiplicando per 45.000 si superano le 100.000 tonnellate di CO2. Se un analogo numero di medici partecipa a dieci conferenze mondiali in un anno, le emissioni diventano di un milione di tonnellate di CO2, quelle assorbite da 250.000 ettari di foreste. Ecco perché Green caldeggia i congressi virtuali in teleconferenza".

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Una denuncia molto pesante della pericolosità del traffico aereo viene dall'Onu. Denuncia riportata da Marco Stefanini su "Repubblica": "Appello dell'organismo Onu per il clima e degli ambientalisti: Ridurre drasticamente i viaggi di lavoro approfittando dei progressi tecnologici. L'aereo avvelena il pianeta, meglio la videoconferenza".

"Le videoconferenze possono contribuire a salvare il pianeta. Parola dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), il foro intergovernativo sul mutamento climatico, formato nel 1988 da due organismi delle Nazioni Unite. La tesi è stata sostenuta dal presidente dell'Ipcc, l'indiano Rajendra Pachauri, durante un incontro dal titolo 'Il tuo viaggio è davvero necessario?', che si è tenuto a Westminster alla presenza di vari esponenti del parlamento britannico. Parlando in videoconferenza, l'economista e scienziato ambientale ha lanciato un appello alle aziende di tutto il mondo: ridurre i viaggi di lavoro dei propri dipendenti, e sostituirli con riunioni in videoconferenza, grazie anche ai progressi tecnologici compiuti dalle comunicazioni. In questo modo sarà possibile ridurre le emissioni di gas serra prodotte dall'aviazione commerciale, una delle principali responsabili del riscaldamento globale del pianeta".

In un altro passo dell'articolo viene riportato virgolettato il pensiero del presidente dell'Ipcc, Pachauri: "Il settore dei trasporti - ha rimarcato il presidente dell'Ipcc - contribuisce in maniera sostanziale alle emissioni di gas serra, e in alcune parti del pianeta rappresenta il 40% delle emissioni totali. Sicuramente uno dei fattori determinanti è rappresentato dalla crescita dell'aviazione civile. Se si potessero sostituire i viaggi di lavoro con videoconferenze, sarebbe possibile tenere a freno le emissioni degli aerei".

L'articolo si conclude con questa affermazione: "Effetto serra da aviazione. Una stima per difetto paragona l'inquinamento di ogni aeromobile a quello di 500 auto non catalizzate. L'aeroporto di Malpensa, tanto per fare un esempio, equivale a 250-300.000 auto al giorno, quello di Linate a 150.000. Ogni anno, gli aerei generano 700 milioni di tonnellate di CO2. Una singola persona che viaggia dall'Europa a New York consuma tra 1,5 e 2 tonnellate di CO2 (il calcolo è della Aviation Environment Federation). Proseguendo su questa strada, l'effetto serra da aviazione civile potrebbe triplicarsi entro il 2050 rispetto ai dati del 1990: la maggiore efficienza energetica degli aerei moderni e i passi avanti della tecnologia verranno annullati dalla crescita dei voli".

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Il giornalista e ambientalista inglese George Monbiot da tempo sostiene che se entro il 2030 i Paesi ricchi non taglieranno le emissioni di anidride carbonica del 90%, la temperatura salirà di due gradi con gravi danni agli ecosistemi. In una sua recente intervista, pubblicata dal sito web di "Repubblica ", a proposito del traffico aereo, sostiene che bisogna smettete di volare: "I voli sono la fonte di inquinamento che cresce più velocemente sul pianeta. Per fare un esempio, su un volo Londra-New York ogni passeggero produce 1,2 tonnellate di CO2, esattamente la quantita' che avremmo diritto a consumare in un anno se tagliassimo le emissioni del 90%. Purtroppo oggi non esistono alternative alla benzina". Avete capito bene? Dite addio al week-end a Parigi, la vacanza ai Caraibi, la casa di vacanza a Marrakech... "Il 99% dei viaggi aerei sono inutili. Per gli incontri di lavoro c'è la webcam, perché spostare 80 chili di persona da un posto all'altro? Salvo i voli per ragioni umanitarie. E le 'miglia d'amore', quelle percorse per i nostri affetti". La giornalista Mara Accettura gli chiede: "Mr Monbiot, è sicuro di quel che dice?". E lui risponde: "So che non volare è un grosso sacrificio, ma vorrei farle notare che coinvolge una piccolissima parte della popolazione mondiale. Se le pare estremo, è perché in quella minima parte c'è proprio lei". Continua l'intervistatrice: "Ma come facciamo a impedire di viaggiare a centinaia di milioni di indiani e di cinesi, che hanno iniziato adesso ad assaporare il benessere?", Monbiot conclude: "E infatti non siamo nella posizione di dire nulla. Noi, i maggiori inquinatori pro capite, dobbiamo prima tagliare le emissioni. Fino a che non daremo l'esempio, ci sentiremo rispondere: Sorry, no deal".

Allora diventa urgente e necessario impedire la costruzione del distruttivo mega-aeroporto di Viterbo e impegnarci per una riduzione del traffico aereo a partire da quei voli inutili e dannosi come quelli al servizio del turismo "mordi e fuggi", per arrivare ai viaggi per conferenze che possono essere sostituite dalle videoconferenze. D'altra parte non aumentare le distanze percorse permette di avere più tempo da dedicare agli altri e a noi stessi.

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Per concludere voglio riportare un brano di una lettera di Fernand Leger indirizzata a Le Corbusier (presa dal libro La decrescita per tutti di Nicolas Ridoux, Jaca Book, Milano 2008): "La vita seria si muove a 3 chilometri all'ora, vale a dire al passo di una mucca su un sentiero. Il pericolo di una vita come la nostra è di credere ai 1.200 chilometri orari dell'aereo e convincersi che questo trucco sia in grado di cambiare qualsiasi elemento della creazione sia artistica che scientifica. Quest'ultima è costretta entro leggi delle grandi forze naturali; un albero impiega dieci anni a diventare un albero. E un grande dipinto? E un bel romanzo? E una bella invenzione? Tre chilometri all'ora, signore, e oltre".

 

Alessandro Pizzi

 

 

 

 

Notizia sul professor Alessandro Pizzi. autore di questo intervento

 

Alessandro Pizzi, già apprezzatissimo sindaco di Soriano nel Cimino (Vt), città in cui il suo rigore morale e la sua competenza amministrativa sono diventati proverbiali, è fortemente impegnato in campo educativo e nel volontariato, ha preso parte a molte iniziative di pace, di solidarietà, ambientaliste, per i diritti umani e la nonviolenza, tra cui l'azione diretta nonviolenta in Congo con i "Beati i costruttori di pace"; ha promosso il corso di educazione alla pace presso il liceo scientifico di Orte (istituto scolastico in cui ha lungamente insegnato); è uno dei principali animatori del comitato che si oppone all'aeroporto di Viterbo e s'impegna per la riduzione del trasporto aereo. Sul tema del trasporto aereo, del suo impatto sugli ecosistemi locali e sull'ecosistema globale, e sui modelli di mobilità in relazione ai modelli di sviluppo e ai diritti umani, ha tenuto rilevanti relazioni a vari convegni di studio.

 

 

 

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Per informazioni e contatti:

e-mail: info@coipiediperterra.org

sito: www.coipiediperterra.org

 

Per contattare la portavoce del comitato, la dottoressa Antonella Litta: tel. 3383810091, e-mail: antonella.litta@libero.it

 

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