Un'avventura affascinante, e pur sempre difficile e rischiosa, che si può affrontare con motivazioni diverse: lo spirito di avventura che alberga in molti uomini, la voglia di partire senza limiti di tempo e spazio, di scoprire nuovi mondi, di visitare gli angoli più remoti del pianeta, come solo con una barca a vela è possibile fare.

Ciò che spinge un marinaio a mollare gli ormeggi per il giro del mondo è l'emozione stessa della navigazione; il mare infatti non è mai lo stesso e può sorprendere chi lo solca, obbligandolo a misurarsi costantemente con le proprie capacità. Non ci sono, in questo caso, solo baie incantate da esplorare ne avversari con cui confrontarsi, ma quello che appaga è la soddisfazione di resistere agli elementi, alla fatica, al sonno e di raggiungere infine la meta prestabilita.

È con questo stato d'animo che il navigatore Piero Fresi, alla soglia dei 64 anni, e' partito nel settembre del 2008, per un giro del mondo insieme a suo figlio Vittorio.

Quello che Piero Fresi ha intrapreso e' un progetto ambizioso, è un viaggio di circa 30.000 miglia intorno al globo senza scalo con un’imbarcazione a vela di caratteristiche classiche.
Mollati gli ormeggi in settembre, l'imbarcazione ha passato lo stretto di Gibilterra e ha messo la prua verso Sud fino ad arrivare al Capo di Buona Speranza. Da qui i due velisti hanno fatto rotta verso l'Australia, dove stanno per arrivare proprio in questi giorni.

Dopo l'Australia, la rotta lungo l'Oceano Pacifico dovrà portarsi a latitudini ancora più basse, fino a doppiare il leggendario Capo Horn, in piena estate australe, tra gennaio e febbraio, per poi finalmente risalire l'Atlantico, raggiungendo Gibilterra e rientrando quindi in Sardegna, dove contano di poter tornare dopo circa 250-300 giorni di navigazione.

Alessandro M. Marcoaldi

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