CAPO MILAZZO -MESSINA (UnoNotizie.it)
L’ISDE Italia – Sez. Provinciale di Messina aveva già lanciato l’ipotesi di imminente pericolo di cementificazione nella zona di Via Manica di Capo Milazzo dopo i primi disastrosi episodi meteorologici di Dicembre. Il Comunicato Stampa di Legambiente testimonia quanto già denunciato e mette in rilievo come l’unica soluzione percorsa dall’amministrazione milazzese sia sempre la solita e cioè quella di voler ricorrere a cemento ed asfalto. I disastrosi effetti degli abusi edilizi, più volte denunciati e mai repressi, nella zona di Capo Milazzo sono venuti a galla in conseguenza dell’ondata di maltempo che ha colpito la nostra provincia.
La mancata manutenzione dei muretti a secco, patrimonio dell’architettura tipica locale, con un loro utilizzo “privato”, la mancata sorveglianza (o nel peggior dei casi) il silenzioso assenso su eventuali abusi edilizi (dove e per quale motivo tutti i giorni transitavano in Via Manica betoniere e camion pesanti?) hanno con tutta probabilità favorito il cedimento del terreno.
I Residenti della zona sono stati messi in ginocchio dal provvedimento restrittivo che da un lato ha impedito l’accesso ad altri mezzi pesanti ma ha, soprattutto, dall’altro lato, messo in seria difficoltà se non in pericolo coloro che non hanno lasciato completamente le abitazioni.
Ancora una volta sembra passare in silenzio la proposta di “accertamento” giudiziario ed amministrativo dei processi autorizzativi che hanno consentito il boom edilizio in una delle zone più pregiate dal punto di vista paesaggistico dell’intero promontorio e più sensibili dal punto di vista idrogeologico.
E’ assolutamente insensato voler risolvere il problema di un intero costone roccioso, in pericolo per una strada franata, anche solo pensando di volerne costruire un’altra addirittura recidendo piante secolari di ulivi. Qualsiasi altro intervento di cementificazione della zona non farebbe altro che creare dilavamento ed impermeabilizzazione con ulteriore rischio di frane e crolli.
Le uniche tecniche compatibili con la natura dei luoghi della Manica di Capo Milazzo sono le tecniche di “Ingegneria naturalistica” e, quindi, semmai con il consolidamento del terreno attraverso semina a secco o ad umido, l'utilizzo di piante vive autoctone o parti di esse (semi, radici, talee), da sole o in combinazione con materiali naturali inerti (legno, pietrame o terreno), materiali artificiali biodegradabili (biostuoie, geojuta) o materiali artificiali non biodegradabili (reti zincate, geogriglie, georeti, geotessili). L'impiego delle tecniche di Ingegneria Naturalistica presenta numerosi vantaggi: a) Le piante svolgono un'elevata funzione antierosiva, riducono la forza battente delle piogge, con le radici trattengono le particelle di terreno impedendo un loro dilavamento e aumentano la resistenza al taglio dei terreni; b) Gli interventi di I.N. presentano una elevata compatibilità ambientale ed una discreta biodiversità, creano habitat paranaturali per la fauna (luoghi di alimentazione, riproduzione, rifugio) e consentono un ridotto impatto ambientale nella fase di cantiere (ad es. con l'utilizzo dei 'ragni', particolari mezzi per lo scavo, molto agili e di ridotte dimensioni, è possibile limitare al minimo le piste di accesso al cantiere); c) I costi di realizzazione sono concorrenziali rispetto alle analoghe opere di ingegneria classica ed i costi per il ripristino ambientale del cantiere sono ridotti.
Poiché è fatto esplicito riferimento alle tecniche di Ingegneria Naturalistica nella Legge n.415 del 18 Novembre 1998 (Legge Merloni) e in leggi e circolari regionali, esiste ancora la possibilità di mettere alla prova gli amministratori locali nel campo della ecosostenibilità del territorio milazzese e, soprattutto, del polmone verde della nostra città.
Non tutti i Residenti di Capo Milazzo devono diventare vittime di coloro che hanno compiuto lo scempio del territorio con abusi speculativi ed inutili colate di cemento e/o subire ulteriori scelte sbagliate di pianificazione del territorio.
Referente Provinciale ISDE Italia
Dr. Giuseppe Falliti
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