ROMA (UNONOTIZIE.IT)
I Carabinieri del Reparto Operativo Tutela Patrimonio Culturale e i Carabinieri della Compagnia Roma Cassia hanno recuperato le reliquie trafugate a Roma, all’interno della Cattedrale della Diocesi di Porto Santa Rufina, in via del Cenacolo, lo scorso 18 marzo.
Il furto aveva suscitato grande clamore e provocato sconforto tra i fedeli della comunità che, attraverso il proprio Vescovo, S.E. Mons. Gino Reali, hanno già espresso ai Carabinieri la propria gratitudine.
Oggi pomeriggio, alle ore 17,00, presso la parrocchia della Beata Vergine Maria Immacolata Concezione sita in Via Cassia 1286 alla Giustiniana, nel corso di una solenne celebrazione, il Comandante del Gruppo Carabinieri di Ostia, Ten. Col. Canio Giuseppe La Gala ed il Comandante del Reparto Operativo del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, Ten. Col. Raffaele Mancino, alla presenza di tutti i sacerdoti della diocesi e dei fedeli, riconsegneranno le reliquie al Vescovo.
Il rapido ritrovamento testimonia lo sforzo investigativo posto in essere dai Carabinieri nell’immediatezza per evitare che le reliquie fossero immesse nel mercato clandestino, cosa che avrebbe reso più difficile il ritrovamento.
L’individuazione degli oggetti, di eccezionale foggia e fattura, da parte dei Carabinieri del Reparto Operativo Tutela Patrimonio Culturale e dei Carabinieri della Compagnia Roma Cassia è avvenuta nel contesto di un’articolata indagine svolta nella Capitale, finalizzata a contrastare il traffico di opere d’arte di provenienza illecita.
A denunciare, lo scorso 18 marzo, il furto di tali oggetti sacri, di rilevante valore storico, culturale e devozionale, meta da sempre di pellegrinaggi di fedeli provenienti anche da altre Regioni limitrofe, è stato il parroco della cattedrale.
I Carabinieri, fin da allora, hanno iniziato a monitorare i pregiudicati operanti nell’ambito della criminalità dedita al furto di oggetti sacri, nel tentativo di individuare gli autori del colpo. Il vaglio delle abitudini e degli “alibi” dei probabili autori del furto ha permesso di restringere i sospetti sul alcuni criminali, già in passato saliti agli onori della cronaca per aver compiuto analoghe nefandezze; e su essi è stata focalizzata l’attenzione investigativa. In un primo momento, i numerosi servizi di osservazione e di pedinamento dei sospettati, eseguiti diuturnamente da decine di militari, non hanno però sortito l’esito sperato, e non hanno consentito il recupero degli oggetti, rafforzando purtroppo l’ipotesi che gli stessi potessero essere già stati venduti a qualche collezionista.
Nell’estremo tentativo di intercettare la refurtiva prima che potesse essere definitivamente dispersa, gli investigatori hanno eseguito alcune perquisizioni locali e controllato capillarmente i principali centri di smercio e di vendita di oggetti d’arte, lasciando trasparire l’enorme interesse nutrito verso il rintraccio delle reliquie e, allo stesso tempo, facendo materialmente intravedere gli effetti negativi che, un improvviso “giro di vite”, avrebbe potuto determinare anche sul commercio di piccolo cabotaggio, e non solo clandestino.
All’improvviso la svolta: l’intensa attività di indagine e le continue perquisizioni in più punti della città hanno consentito di rinvenire una parte delle reliquie in un luogo appartato nei giardini adiacenti via Carlo Felice e la restante in un casolare abbandonato nelle campagne tra La Storta e Formello. L’operazione, sviluppatasi in poco meno di un mese, e coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma, ha quindi consentito il recupero di tutta la refurtiva trafugata.
Sono tuttora in corso indagini tese a tramutare in prove gli indizi di colpevolezza raccolti sui sospettati.
Commenti |
||
nessun commento... |