Dopo la recente iniziativa di Greenpeace a Scanzano Jonico che ha, giustamente, murato l’accesso ai pozzi di salgemma, dalla lettura della recente sentenza del Tar Basilicata del 19 Marzo 2009, secondo la OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) - Coordinamento apartitico territoriale di Associazioni, Comitati, Movimenti e Cittadini - emergono gravi problematiche e gravi ambiguità istituzionali che lasciano ancora irrisolta la destinazione d’uso dell’area di Terzo Cavone.
Infatti, la sopraccitata sentenza del Tar Basilicata che condanna la Regione al pagamento, in favore della Sorim SpA, della somma di oltre 5,5 milioni di Euro, oltre gli interessi legali e la rivalutazione monetaria (eravamo all’epoca della lira) la OLA fa rilevare come:
1) La Città della Pace e dei Bambini non potrà mai essere realizzata a Terzo Cavone. Ma allora perché organizzare a Terzo Cavone quello che può essere definita la “messinscena” della cerimonia della posa della prima pietra della Città della Pace e dei Bambini con tanto di premi Nobel ed enfasi mediatica?
2) Non è dato sapere se la Regione abbia prodotto ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar Basilicata. Se così non fosse, al danno si aggiungerebbe anche la beffa.
3) L’area interessata all’estrazione del salgemma - che nel 2003 fu oggetto da parte del Governo Berlusconi di apposito Decreto ove smaltire le scorie nucleari - resta in parte ancora di proprietà della Sorim (il resto è di proprietà demaniale). Infatti, nella sentenza citata del Tar si legge “che le particelle numero 33, 153 e 154 con atto di transazione del 30 Giugno 1999 sono state cedute da un privato alla Società Sorim” (nella sentenza del Tar si fa pure il nome del venditore).
4) L’area interessata all’estrazione del salgemma farebbe parte ancora di un’area comunale PIP del Comune di Scanzano. La sentenza sembra non adombrare dubbi in merito sul fatto che l’area conservi la destinazione d’uso a PIP - Piano Insediamenti Produttivi.
5) Dalla Sentenza del Tar si apprende che la Regione, con propria Deliberazione n.2606 del 16 Novembre 2004, ha dato diniego al rinnovo della concessione mineraria alla Sorim constatando che l’area è interessata da rischio sismico medio-alto, da intensa fogliazione del giacimento, da una potenziale circolazione di fluidi sotterranei che può compromettere le falde idriche superficiali ed, inoltre, secondo l’Autorità di Bacino della Basilicata, è interessata da un significativo arretramento costiero e da esondazione. Contro tale delibera regionale la Sorim SpA ha inoltrato un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, tuttora pendente.
Alla luce di quanto sopra esposto, la OLA chiede al Sindaco del Comune di Scanzano Jonico di adottare, con urgenza, il cambio di destinazione d’uso dell’area da Pip comunale, ubicata a Terzo Cavone, riportandola all’originaria destinazione agricola o meglio ad “area di interesse naturalistico”, dal momento che parte di essa ricade nel Sic (Sito di Importanza Comunitaria) denominato “Costa Ionica – Foce Cavone”.
A tal fine, la OLA chiede alla Regione Basilicata l’istituzione di un’area protetta regionale che chiuda, definitivamente, questa incredibile vicenda che palesa, purtroppo, ambiguità istituzionali e loschi affari che stanno provocando alla comunità lucana non solo danni morali ma anche materiali ed economici, mentre i cittadini della fascia metapontina vengono penalizzati da scelte di sviluppo incompatibili con le vocazioni del territorio.
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