CESANO MADERNO - MONZA (UnoNotizie.it)

 

E' possibile eliminare le armi nucleari?

Questo il tema dell'incontro, organizzato dall'ICEI (Istituto Cooperazione Economica Internazionale), che si terrà domani (7 maggio), con inizio alle ore 21.00, a Cesano Maderno.

La sede è in via Dante 55, presso l'Associazione Magister Ludi.

 

 

Se non si cade nelle paure emergenziali si supera anche la "deterrenza minima": questa e' forse la chiave per il disarmo nucleare totale


Alfonso Navarra
Responsabile del Coordinamento “Fermiamo chi scherza col fuoco atomico”
alfonsonavarra@virgilio.it

 

 

Il titolo dell’incontro contiene un elemento apparentemente ovvio: il disarmo nucleare, infatti, è auspicato da tutti. Trattati internazionali stabiliscono 4 "Zone libere da armi nucleari" (Zlan): America latina, Pacifico meridionale, Asia sudorientale, Africa. L’Antartide è una Zlan dal 1959. Dal 1967, anche l’orbita della Terra, la luna e gli altri corpi celesti sono dichiarate Zlan.


L'Onu, auspicando il disarmo nucleare totale, sottolinea che se si smettesse di costruire e tenere in efficienza le bombe esistenti si risparmierebbe denaro in grado di eliminare la fame, la sete e le malattie in molti paesi poveri del mondo. Un altro aspetto riguarda le ricadute benefiche del disarmo nucleare sull'ambiente. Le operazioni militari con i reattori specializzati che arricchiscono l'uranio o ricavano il plutonio dalle scorie o producono il trizio che carica le testate, provocano un gravissimo inquinamento radioattivo e chimico. Tali operazioni sono molto meno visibili di quelle da impianti civili perché sono coperte e nascoste dal segreto.


Il Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp), approvato nel 1968 ed entrato in vigore nel 1970, afferma che è un obbligo dei sottoscrittori “compiere sforzi sistematici e progressivi per ridurre globalmente le armi nucleari, con il fine ultimo di eliminare tali armi”. Tutti auspicano il disarmo nucleare totale ma non altrettanti lo ritengono possibile. Perché? La sua possibilità, infatti, è per lo più condizionata al venir meno della necessità della deterrenza: il bastone nucleare servirebbe a scoraggiare i malintenzionati dal compiere atti ostili.


L'ultimo periodo, aperto nel 2006 dal rapporto Le armi del terrore, di Hans Blix, ex presidente dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, è stato caratterizzato da numerosi appelli di ex personalità e di premi Nobel: Kissinger, Gorbaciov, ecc. Menzioniamo anche l'appello “per un mondo senza armi nucleari” firmato da D'Alema, Fini e altri, pubblicato dal Corriere della sera il 24 luglio 2008. Il presidente degli Usa Obama ha manifestato una reattività positiva a queste sollecitazioni, ribadendo la volontà di sostituire il Trattato per la riduzione delle armi strategiche (Start-1) del 1991 con la Russia, che scade a fine anno, con lo Start-2, per ridurre i missili intercontinentali strategici a 1.000-1.500 per parte. Nel 2002 il Trattato per la riduzione delle offese strategiche (Sort) aveva già impegnato Usa e Russia a limitare le testate nucleari (1.700-2.200 entro il 2012).


Per procedere verso un mondo libero dalle armi nucleari Obama vorrebbe realizzare la deterrenza minima in accordo e in equilibrio con le altri grandi potenze nucleari (Russia in primo luogo). L'idea della deterrenza in sé però ha due tratti che ne pregiudicano le buone intenzioni: 1- Si parte più dalla sfiducia verso l'altro attore che dalla volontà di coinvolgerlo in un progetto di sicurezza comune. 2- Si ignora il concetto difensivo basato sulla forza dell'unità popolare e sulla capacità organizzata di non collaborare con gli apparati della violenza, proposti come presidi di sicurezza. È il concetto della difesa sociale nonviolenta, che poggia massimamente sulla strategia gandhiana vittoriosa in India.


Avere la potenza distruttiva per fare saltare solo una volta il Pianeta Terra è certo meglio di un megatonaggio capace di distruggerlo 20-30 volte. Il punto è: l'atteggiamento deterrente è in grado di disinnescare la proliferazione orizzontale (più stati con armi atomiche), ormai sempre meno controllabile? È saggio scommettere ancora che il fuoco atomico non ci esploda tra le mani e incendi tutto a causa degli errori tecnologici sempre in agguato? Abbiamo il tempo di continuare l’azzardo con l'orologio del Bulletin of the atomic scientists che segna i “cinque minuti a mezzanotte”?


I falsi allarmi di un attacco atomico nemico si susseguono e McNamara, ex ministro della Difesa degli Usa, ci ammonisce sul fatto che il presidente – nel caso di allarme atomico - deve decidere entro circa 20 minuti. “Per dichiarare una guerra” osserva McNamara “occorre un atto del congresso; per dare il via a un olocausto nucleare è invece sufficiente una deliberazione raggiunta in una ventina di minuti dal presidente e dai suoi consiglieri. È così che abbiamo vissuto per tutti questi anni”. Nel mio libro La guerra nucleare spiegata a Greta (Emi, 2007) ho tentato di illustrare l’attualità del rischio atomico, collegato anche alle “strategie del primo colpo”.


Credo di avere individuato il meccanismo che impedisce di passare dalle proclamazioni alle azioni in senso disarmista: il richiamo abusivo a “stati di eccezione” che giustificherebbero deroghe o dilazioni nell'applicazione di regole percepite universalmente come giuste. L'umanità è indotta ad accettare gli equilibri del terrore: i buoni principi e le buone regole possono e devono essere messi da parte da interventi urgenti necessitati a salvare le vite, quando queste sono messe a rischio da un pericolo attuale. Tali comportamenti contrari al diritto, quindi violenti sono funzionali al mantenimento di poteri che si arrogano la prerogativa di vita e di morte. La storia ci dimostra che i pericoli vengono sempre esagerati e che anche chi intende offendere si presenta come vittima...


Nei negoziati di revisione del Tnp, che si tengono ogni 5 anni, non ritengo conducente la strada che individua la priorità di un accordo per vietare la produzione di materiali fissili. Forse su questo punto Obama ha capito l'antifona. L'altro grande passo che potrebbe fare è rifiutare il ricatto emergenziale di chi sta agitando e amplificando lo spauracchio iraniano per restaurare la guerra permanente al terrore di bushiana memoria.


Sulla via verso il disarmo nucleare ammetterei solo una fase intermedia: il controllo delle testate da parte di un Corpo unico internazionale sotto l'autorità del Consiglio di sicurezza dell'Onu. L'idea fu accarezzata da Gorbaciov, che riteneva seria la minaccia costituita dai meteoriti che potrebbero cadere sulla Terra, come quello che avrebbe provocato l'estinzione dei dinosauri. È il concetto per cui abbiamo affidato il monopolio della violenza legittima allo stato: ci siamo riusciti nell'ambito nazionale, dovremmo ora consentire a quelle limitazioni di sovranità che assicurino la pace e la giustizia fra le nazioni. Nel frattempo, politica del disarmo unilaterale, non collaborazione e obiezione di coscienza dal basso, perché avanzare i primi passi nella direzione giusta stimola gli altri a fare altrettanto.


In questo senso ci stiamo impegnando con campagne e iniziative per sollecitare la denuclearizzazione civile e militare: l'obiezione di coscienza alle spese militari; due leggi di iniziativa popolare: "Un futuro senza atomiche" e "Revisione dei trattati internazionali"; "60 anni di NATO bastano"; le "Ambasciate di pace"; la Marcia mondiale per la pace; "Il nucleare non lo paghiamo". L'appello da cui, nel 2006, siamo nati, che ha come primo firmatario Padre Alex Zanotelli, ha dato l'impulso a una ricerca innovativa, non da pacifismo settorializzato, sul modo di affrontare la questione del disarmo atomico. A esso ancora si ispira la nostra azione.

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